V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

jueves, 29 de octubre de 2009

v como viento


Come il vento mi sento in questi giorni. Mosso di qua e di lá dai viaggi, dalle prospettive che mutano con leggerezza di fronte a me senza che io riesca a fermarle. E come il vento provo a lasciarmi trasportare. A farmi portare.

Questi 3 giorni a barcellona sono stati una vacanza dalla vacanza, un altro viaggio dal viaggio che diventa quasi imbarazzante spiegare ai nostri nuovi commensali dell’occasione. Abbiamo ritrovato i nostri amici di dublino. Quanto tempo che non stavamo insieme così a lungo. Abbiamo fatto discorsi seri e discorsi senza senso. Abbiamo mangiato un casino, a casa e fuori, tra le viuzze del barrio gotico e la rambla, tra la bellissima terrazza di tomà e fabrizia e la verandina quando non c’era il sole. Barcellona è bellissima e caotica. Brulica di gente a qualsiasi orario, quasiasi giorno, di gente che va e trona dal lavoro, di gente che fa su e giù per la rambla solo per fare qualche foto o per capire perché è così tanto famoso questo scorcio di marciapiede. Gli artisti di strada si alternano tra la preparazione del mattino e il disfacimento della notte avanzata nelle più improbabili caricature di personaggi noti o inventati alla ricerca dello sguardo di un passante per raccogliere un’altra moneta.

È grande barcellona, forse troppo e mi fa pensare che valencia per noi va bene, molto meno appariscente ed eccitante ma più umana e a portata di bici e di piedi.

Abbiamo scoperto un servizio treno bellissimo che con 25 euro ti porta da barcellona a valencia in 3 ore e 20 con tanto di lettino, di kit per dormire e di inserviente che ti viene a svegliare quando è ora di scendere. Non cè che dire: in certe cose gli spagnoli ci sanno proprio fare e ci battono mille a zero.

Per il resto è ricominciata la vita valenciana più o meno dal punto dal quale l’abbiamo interrotta.

Ho fatto il mio secondo colloquio di lavoro che come il primo è stato a tratti comico e come il primo si è concluso con un “ci sentiamo” che non ha una durata definita, nemmeno per approssimazione. Così come non lascia trapelare nulla di più dell’ultima volta. L’incognita del lavoro, quella su cui tutti continuano a domandarci e non comprendere quello che facciamo sembra non trovare ancora una soluzione. Del resto questo tempo che abbiamo riscoperto qui in questi mesi ci sembra sempre più prezioso e chissa se mai più avremo un’occasione del genere per godercelo. Oggi ho avuto bisogno di stare un po’ fermo a pensare e poi ho buttato giù tutti i post della settimana di un fiato, 3 ore per rifare il punto, per rimettere la testa a valencia e alla fine di ottobre insieme al corpo che è arrivato ieri sera e il ronzio del computer che si è riacceso accanto al letto.

L’inverno avanza e si sente il suo soffio sempre più vicino. A barcellona è giá arrivato e la sera pungeva. Ma è ancora un inverno per sentito dire. Nulla a che fare con la pianura padana che giá a settembre faceva sentire il suo incalzare.

La settimana scorsa siamo stati al mare con un sole da urlo e non ho resistito alla tentazione di fare il bagno con i crucchi: solo pochi minuti nell’acqua giá freddina, mi sa che sará l’ultimo della stagione.

Ci stiamo confrontando molto con molte persone, un po’ perché ci capita spesso di conoscere gente nuova, un po’ perché ne sentiamo un grande bisogno. E ancora non abbiamo trovato un progetto da prendere come esempio di qualcuno che ci ha preceduto. Ci manca un po’ un modello di riferimento perché cercare di stare fuori dal sistema è bello ma anche faticoso e trovare il modo per fare durare questa esperienza non è assolutamente facile. Ci stiamo rompendo la testa parlandone un giorno sì e l’altro pure.

La sensazione è che le risposte stiano arrivando da sé, piano piano, con piccoli segnali che dobbiamo solo lasciare arrivare e saper decifrare.

Insomma imparare a lasciarsi portare dal vento.

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Ficha qui, ficha lá

Decisamente le cose qui sono complicate. E la cosa più difficile è che sembra non essere possibile dire gatto anche quando ce l’hai nel sacco, come diceva il buon trapattoni. E come in quei sogni che di notte ti fanno tornare a scuola a fare l’esame di maturitá il mio tesseramento è tornato di nuovo in dubbio a causa di un documento che il mio dirigente che si era scordato di chiedermi. La federazione ha bisogno che io autentichi il mio documento di identitá presso un notaio e chissenefrega se ho tutti i documenti ufficiali per stare in spagna, il medico di base, la residenza o se sono comunitario. Un altro assaggio della insensata burocrazia spagnola contro la quale forse solo quella italiana può qualcosa. Quindi dopo l’importante passo in avanti della prima convocatoria sono tornato nel limbo del clandestino e quindi in tribuna a godermi la sesta partita stagionale.
Non vi dico la mia reazione nel sapere questa notizia, comunicatemi di sfuggita a metá allenamento del giovedì senza fornirmi ulteriori spiegazioni né di quello che era successo, né di quello che potevo fare per rimediare al problema. Di certo da queste parti non brillano in comunicazione, almeno con me.
Cmq ho messo in ordine anche questa cosa, con un’ora dal notaio e 7 euri di investimento ulteriore: vediamo se sará sufficiente. Per lo meno ho avuto la conferma dalla federazione che non si tratta di una cazzata. Ma il fatto di averlo potuto verificare io con una semplice telefonata mi ha fatto dubitare non poco delle capacitá organizzative del mio direttore sportivo o della considerazione che in societá si ha di me.
Eppure nel complesso le cose procedono piuttosto bene. Mi sono messo giù duro ad allenarmi come un soldatino e alcuni miei compagni mi hanno anche detto qualcosa di incoraggiante: te entrenas de puta madre! Me alegro que tu estas con nostros!
Per legare con loro sto cercando di inventarmele tutte, dalle parolacce, i commenti sul barcellona e il real madrid, le tapas e le chiacchiere dopo la doccia.
Con la lingua va molto meglio e sto anche provando a buttarmi di più con gli esercizi: diverse volte sono il primo a farli anche se non ho capito bene. Diciamo che non mi manca il coraggio e che se il mister mi tiene fuori lo deve fare non a cuor leggero.
La squadra non va un granchè bene. Ci sono molti aspetti da mettere a punto, non ultimo il fatto di essere in tanti e di avere messo insieme due gruppi senza lavorarci sopra. Ci sono attriti sotterranei che ogni tanto spuntano fuori e anche in modo piuttosto evidente, ma non mi sembra che ci sia la volontá di affrontarli. C’è un grande potenziale ma siamo ancora nella fase del mettere insieme le persone prima che i giocatori e i risultati non vengono. 6 partite, 4 sconfitte e 2 vittorie. Tra l’altro sabato abbiamo perso contro una squadra di valencia, derbissimo a cui tenevano tutti in modo particolare. E gli altri erano davvero poca cosa, ma noi abbiamo fatto davvero cagare. Era inoltre la stessa squadra con cui avevo parlato questa estate e il loro direttore sportivo non ha mancato di farmi notare che non sto trovando spazio qui, come lui aveva previsto.
La cosa buona è che ancora devo fare il mio esordio e con un po’ di fortuna potrei ritagliarmi uno spazio in questo momento un po’ difficile per la squadra.
Il mio allenatore dá qualche piccolo segno di apertura ma è davvero un osso duro. È un ragazzo difficile da decifrare, per certi versi un po’ rigido ma con uno stile che non avevo ancora trovato fino ad oggi. E’ interessante la sua maniera di gestire le partite per certi versi scriteriata per altri molto coraggiosa.
È un’esperienza molto bella e intensa anche se mi sta mettendo molto alla prova e a tratti mi coglie un po’ di sconforto per la difficoltá che costa il ricostruire intorno a sé una fiducia e un rispetto che mi veniva da 10 anni di lavoro e sacrifici. D’altro canto credo mi faccia bene rimettermi un po’ in gioco per vedere quante cose ci sono da migliorare o da fare in un'altra maniera.
Cominicio a parlare come un allenatore. È grave?



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miércoles, 21 de octubre de 2009

V de Vez en cuando

e' ormai notte fuori in terrazza, il mercoledi' di solito vado all'intercambio de idiomas a russafa a fare le chiacchiere al sinpy con gli sciamannati surfers di valencia, e' un


appuntamento molto carino, ci si trova, si chiacchiera con tutti nella lingua preferenziale (normalmente inglese o spagnolo), si conoscono i nuovi arrivi e si salutano le "vecchie" conoscenze. e si impara. modi di dire, modi di pensare, modi di vivere. certo, spesso sono chiacchiere superficiali, domande di rito ripetute piu' e piu' volte e risposte gia' date piu' e piu' volte, ma in realta' sempre un po' diverse dalla volta prima, sia le une che le altre, perche' sempre e' diversa la persona che fa la domanda e, mi sto accorgendo, sempre sono diversa nel dare la risposta.
sono 4 mesi di valencia, di spagna, un pizzico di francia e una spruzzata d'italia e sempre ho pensato che intorno a me le cose scorressero, accadessero, rapide, belle, brutte, interessanti e incredibili, oggi forse penso che ancora di piu' lo siano quelle che mi accadono dentro. e per queste spesso mi trovo a corto di parole.


stamattina ho accompagnato all'aeroporto Albe dopo 48 ore al limite dell'onirico per velocita', densita' e sensazione persistente come al risveglio. e ancora non mi son ben ripresa in realta' ancora vaga il sorriso sulle labbra per le stupidaggini dette, i pensieri rapidi e l'iniziare una frase per sentirlo terminarla e viceversa, i giochi e le chiacchiere serie, gli aggiornamenti e intanto, sotto, la citta' da mostrare, svelare nel bello e nel brutto, il cielo che si apre e si chiude, il mare e la paella assassina.

grazie querido, e' cosi' bello avere un amico come te che in questa bolla  di realta' parallella mi sento ancora tutta scombussolata. e una volta ancora diversa da ieri, e sempre piu' da quella che pensavo.

le mie insalate crescono rigogliose sul terrazzino creando una nuova misura di tempo fatta di piccoli sforzi e bellezze.

il possibile progetto del riciclaggio delle bici dopo una partenza teorica entusiasta si e' arenato nella banale praticita' del -nessuno ha ben capito di cosa si tratti ma tanto comunque non c'e' lo spazio adatto- percio' rimane sospeso nel mondo delle possibilita' fino a nuovo ordine.

un po' come mi sento io, con ancora giorni di spiaggia, se non di mare (le ultime piogge hanno raffeddato l'acqua e solo gli erasmus tedeschi osano ancora), missioni in campagna a caccia di terra per l'orto, letture e pensamenti, la realizzazione di muovermi in citta' senza cartina e di assistere ad un cabaret del cafe'-teatro ridendo nei momenti giusti, sentendomi muovere e vibrare su un ritmo strano, a volte improvvisando ma sempre, stupefattamente, a tempo.

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lunes, 19 de octubre de 2009

a lì canto

Prima convocazione per il transalpino. Dopo 2 mesi di ricerca della squadra e 2 mesi di allenamenti rompicapo arriva un credo meritato premio alla mia ostinazione. È davvero un osso duro questa faccenda del futbol sala. E tutto il lavoro di fino di questa inizio stagione mi ha permesso per un sabato di mettermi dietro 3 compagni di squadra finiti in tribuna. Senza che peraltro questo abbia significato giocare.
La trasferta ad alicante contro la peña madridista (cioè la compagnia dei simpatizzanti il real madrid) infatti non è stata proprio la partita ideale per esordire, con una squadra chiusa dentro la sua area a fare contropiede e menare tutto quello che passava nelle vicinanze.
Noi a far girar palla in orizzontale con 4-0 e loro che in contropiede ci fanno 4 a 0. Quindi al 15’ del primo tempo le mie speranze di giocare si affievolivano al lumicino. Solo la goleada per gli avversari mi avrebbe forse permesso un’apparizione nel momento di massimo sconforto. E invece assisto alla più lunga giocata col portiere volante che abbia mai sperimentato dal campo (o meglio dalla panchina!): 25 minuti effettivi di portiere di movimento, con cambi continui col portiere vero e incredibile rimonta fino al 5 a 4 per gli altri. Ma alla fine niente da fare. Il muro avversario regge e tutti sotto la curca dai tifosi col tamburo che ci insultato bellamente tutta la partita. Senza che per altro io capissi cosa stessero dicendo (ci sono molte frasi fatte usate come offese! Tra l’altro i miei compagni al ritorno in pulman ne ricantavano alcune che avevano trovato carine).
partita divertente, a tratti incredibile. Il mio allenatore ha dato prova di nervi di acciaio, specie quando nell’intervello sotto di 4 gol ha con tutta tranquillitá impostato la giocata col portiere di movimento con la quale poi abbiamo raddrizzato la baracca. “no tenemos prisa, tenemos todo el tiempo para ganar!”

Sono contento di aver fatto la mia prima presenza, per lo meno riscaldamento e panchina: erano 6 mesi che non assaggiavo un po’ di clima pre e partita ed è decisamente differente dalla tribuna dei professori. Poi la cosa carina è che è arrivata la ropa (cioè borsa, tuta e maglie) e quindi almeno non mi sono presentato da straccione ma sembravo anche un giocatore vero. Mentre andavo al ritrovo in metro i passeggeri mi guardavano la tuta con lo stemma del centenario del levante: che volessero un autografo?!
Per la cronaca anche quest’anno indosserò, quando potrò il numero 3 in onore di stefano barozzi. Avevo chiesto il due in ricordo dei miei esorsi calcistici come terzino ma era giá blindato dal vicecapitano. Sabato intanto ho usato il 12. qui non ci sono regole particolari, si gioca con il numero che vuoi. Quindi non mi hanno vestito da portiere con le braghe lunghe e i guanti…
Adesso si riparte, con un’altra settimana di delirio. La vedo parecchio grigia per la convocazione anche perché sabato c’è il derby con il manises, la squadra che ho bidonato per venire qui.
Quelli che giocano godono di ottima salute e ho scoperto che i cartellini non si sommano e quindi non posso contare neanche sulle squalifiche per somma di ammonizioni.
In più nelle prossime settimane ho probabilmente in ballo dei viaggio di pseudolavoro e qualcosa mi dovrò anche perdere mettendo la mia posizione ancora di più a rischio di emarginazione definita.
Ma questo è. per ora sono contento di potermi allenare e di imparare cose nuove. Quando questo non mi basterá più vedremo che fare.
Qualche nota folkloristica. Pulman improponibile da 35 posti con sbocco incorporato e corrispondente guida sportiva. Al ritorno super merenda con cibo preso dal mister e dal capitano al mercadona: coca cola, aquarius, succhi di frutta, ciambelle, pesadillas (specie di tortellini con dentro pomodoro, peperone e tonno), napolitanas (panzerotti prosciutto e formaggio) e un’altra marea di pocci. Giusto per alimentare lo sbocco da pulman. In serata poi a valencia è sbarcato il barca di messi e tutti i miei compagni si sono precipitati dal pulman al mestalla nel delirio della cittá impazzita. Io invece mi sono mangiato la mia zuppa di fagioli guardandomi la partita sulla tivu valenciana, naturalmenre con telecronaca in dialetto.

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v como verdad

Ieri abbiamo compiuto il nostro primo quadrimetre valenciano. Come sempre sono stati un lampo, 4 mesi bellissimi fitti fitti di emozioni, cose nuove, persone, paesaggi, novitá. È stata una bella dose di vita, anche se sempre con l’etichetta della vacanza o quasi.
Dopo il nostro rientro dall’italia abbiamo cominciato a guardarci intorno con un occhio diverso, anche perché prima non era possibile fare molto essendo tutti alla playa. L’estate , cioè da giugno a settembre, sono mesi vuoti da queste parti.
Ho cominciato a fare un po’ di volontariato nell’osservatorio per i migranti di ceimigra. Praticamente 2 mattine a settimana vado in un ufficio con 2 spagnoli (luis e luisa) e scartabello dei documenti per i quali devo fare dei riassunti. È un modo per fare un po’ pratica di idioma e per vedere un po’ da dentro come funziona il mondo del lavoro. Luisa è una psicologa e la sto tenendo marcata per capire che possibilitá ci sono per lavorare in questo campo. Anche se dalle prime chiacchiere mi ha rilanciato uno scenario terrificante per chi comincia con la psi.
Intanto la proposta di lavoro incredibile che mi era arrivata la scorsa settimana si è arenata nel limbo del correo elettronico di ISEP clinic. Come al solito qui a valencia si parte con una grande entusiasmo, spesso esagerato, poi c’è un periodo di silenzio tombale che resiste ad ogni tentativo di mettersi in comunicazione, e infine c’è un risveglio improssivo dell’ultimo minuto in cui in fretta e furia si riprende in mano la questione. Come se tutto il tempo in mezzo non fosse mai passato o non fosse servito a nulla. Quindi siamo nella fase 2 per quanto riguarda questa possibilitá di trabajo, quella del silenzio.
La benni ha sperimentato più o meno la stessa cosa con il suo progetto delle bici, scoprendo una serie di magagne che messe tutte insieme sembrano più i film di lino banfi che non un possibile scenario valenciano. Quindi per ora anche biciclar è in congelatore per un po’.
La casa è saltata: troppo cara (600 al mese), e poi c’è giá un altro acquirente ben più prosperoso di noi, soprattutto perché ha meno di 30 anni e qui ti danno 200 euro al mese per uscire di casa. Noi siamo troppo mayores quindi ci scazziamo. Il nostro padrone di casa poi non era molto contento che ce ne andassimo prima di quanto pattuito e così ce ne stiamo qui almeno fino a natale poi vediamo se cercare qualcosa di diverso. A dirla tutta non si sta male. Negli ultimi 3 giorni siamo praticamente stati in casa da soli. Veramente non sappiamo dove siano i nostri coinquilini. A volte ci chiediamo se dobbiamo preoccuparci e provare a chiamare per sentire se sono ancora vivi. E poi la benni sta addobbando la stanza con tutte le cartine accumulate nei nostri viaggi e doverle spacchettare subito sembrava sgarbato.
Quindi dopo l’ondata di novitá mostruose che tra un po’ ci mandava nei matti, siamo tornati nella nostra quiete fatta di tempi e ritmi ancora molto nostri, da qualche telefonata con l’italia e tanti punti interrogativi sul futuro.
Intanto sul balcone l’insalata della benni cresce imperterrita e indifferente a tutto e a tutti.
Indifferente all’alternarsi della pioggia improvvisa e del sole ancora caldissimo di questo ormai inizio di autunno.
Mi godo ancora i sandali finchè posso.

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martes, 13 de octubre de 2009

ficha ya

Da mercoledì scorso sono ufficialmente tesserato e quindi posso giocare.
Il tema della mia ficha è stato abbastanza complesso e ci sono voluti circa 2 mesi per fare la pratica in spagna, mandarla a roma, farla tornare, girarla alla federazione spagnola, di qui alla mia societá e poi di nuovo all’ufficio tesseramenti.
Nel frattempo è arrivato un nuovo giocatore dalla liga de plata (serie a2) che in qualche modo ha reso la mia squadra più forte, ma dall’altro ha reso più complicato per me ritagliarmi uno spazio. Siamo in 15 quindi tra i 3 tribunari per questo giro ci sono finito anch’io. Non sono molto abituato alla cosa anche se posso ben capire che la mia situazione è molto particolare e che ancora sconto qualche difficoltá con la lingua che non è poca cosa quando cominicare in partita è importante e capire quello che si dice ancora di più.
Insomma una partenza un po’ diesel con le prime 4 giornate passate tra il viaggio in italia, la mancanza del tesseramento e la prima tribuna stagionale.
sito con la cronache delle nostre partite

Durante la settimana di allenamento noto man mano un buon miglioramento. È sempre un po’ una piccola battaglia destreggiarmi in mezzo alle tante piccole difficoltá che si nascondono dietro alle cose più banali, come una battuta, un modo di dire, un sinonimo senza il quale non capisco il senso di un intero esercizio. Per ora intanto mi sono chiari i 3 calci d’angolo, i due falli laterali, l’uscita dal pressing, la difesa a metá campo e in pressione, l’impostazione di partenza a 4 con le diverse evoluazioni delle diverse giocate. E considerando che non c’è stata una cosa che avessi giá fatto o che vagamente assomigliasse a quelle fatte in italia, lo considero un bel passo in avanti.
Sabato abbiamo vinto 6 a 3 con una squadra di murcia (ce ne sono un casino di squadre da quelle parti) con una partita un po’ disordinata con nostra rimonta sotto di due gol e due espulsi dall’altro lato. E’ stata la prima vittoria con me presente e quindi abbiamo rotto il tabù che io porti sfiga. In più ho scoperto che essendo stato presente in tribuna riceverò parte del premio partita a disposizione di tutta la squadra ogni sabato (circa 300 euro da dividero con tutti i giocatori in campo, in panchina e presenti in tribuna: circa 22 euro a testa). Una tapas e una birra per il fin de semana!
Stiamo ancora aspettanto tuta, borse e maglie di allenamento e di gioco. La ditta a cui è stato commissionato il lavoro ha dei tempi molto spagnoli e così continuamo ad arraggiarci come riusciamo. Durante le partite si usa la divisa del levante calcio dell’anno passato con delle misure un po’ strettine e le claze tutte smozzicate. Come preannunciato ognuno di lava la sua roba.
Questa settimana è stato il mio turno per l’acqua e così sono arrivato al campo con il fusto da 12 litri del mercadona. Anche questo è stato un bell’esercizio di umiltá.
Con la casacche ormai è una battaglia persa. Dopo un inizio terribile al riguardo con le prime 2 settimane di completa assenza c’era stato un piccolo miglioramento anche se la condizioni igieniche delle stesse, tenute nella sacca dei palloni tra un allenamento e l’altro, erano molto al limite.
Di fronte alle vibranti proteste dei giocatori che dovevano indossarle si è optato per il meccanismo del ognuno di lava la sua che presto si è traformato in ognuno dimentica la sua. E così siamo tornati al caos senza casacche, con partite con cambi continui in cui non riesco a capire bene con chi sto in squadra. Alla fine mi è stato detto che ci sono squadre in serie a dove si fa apposta ad allenarsi senza casacche per imparare ad alzare la testa e guardare in faccia il compagno. Sará, ma questo surplus di informazione per ora mi risulta alquanto fatale.
Vediamo la prossima settimana.
Si gioca ad alicante, un’oretta da valencia.

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v de vez en cuando

12 ottobre qui a valencia e 33 gradi sul termometro vicino alla cittá della scienza. Anche i valenciani sono increduli di questa estate che tiene botta e intanto tutti in acqua per gli utlimi bagni insperati e noi con loro. Oggi siamo tornati alla spiaggia di el saler, qualche kilometro a sud della cittá con un mega giro in bicicletta prima tra le risaie e poi lungo la pista ciclabile lungo il mare per una ventina di sudatissimi kilometri. Questo fine di settimana è stato speciale. Il 9 è la festa della comunitá valenciana e il 12 quella dell’ispanitá quindi mega ponte e fiochi d’artifico di 1 ora e un quarto (la benni era in uno stato ipnotico misto di euforia e di rimbambimento da ipercastillodefuego), uscite con amici, cene, paella, mare. Ci siamo beccati anche la nostra prima mascletà, ovvero fuochi d’articio di solo rumore di giorno, con un ritmo sempre più incalzante per circa 10 minuti di insordamento generale. Una folla impazzita ha ascoltato con estrema attenzione la serie di esplosioni in sequenza per poi lasciarsi andare ad un grande applauso finale e a commenti entusiasti rispetto alla qualitá di questa mascletá in particolare. Un mio compagno di squdra mi ha detto che la mascletá è una cosa difficile da spiegare. Mi ha detto solo che che l’effetto che fa è quello di renderti felice!
Quest’ultima settimana è stata molto densa di novitá. Ogni giorno sono accadute cose interessanti che ci riguardavano da vicino rispetto al lavoro, alla casa e alle varie attivitá che abbiamo messo giù in questi mesi.
La cosa più buffa è stata sicuramente il lavoro che si è concretizzata in una vicenda alla mister bean con un colloquio di scambio informale trasformatosi in un colloquio di lavoro nel giro di pochi minuti e soprattutto dopo un’ora di ritardo da parte mia che mi ero perso nel raggiungere il posto e il mio stato impresentabile tra il sudore e le mani sporche del grasso della bicicletta. Comunque ho avuto un’offerta insperata di collaborare con una clinica privata di psicologi che si chiama ISEP.
Questa settimana dovrei tornare a parlare e capire se era una candid camera o se è tutto vero. Non è un super lavoro. Da quel che ho capito sarebbe simile a quello che facevo a scuola in italia ma fatto in uno studio privato. Lo stipendio è un po’ più basso di quello italiano ma sui particolari devo ancora andare a fondo. Resta lo stupore per una possibilitá che stavo comiciando ad abbandonare convinto che l’ostacolo linguistico fosse ancora troppo alto per propormi come psicologo. Evidentemente non così tanto. Il lavoro sarebbe comunque da gennaio e quindi c’è ancora un buon margine per praticare l’idioma.
L’altra cosa carina è che due nostri amici italiani traslocano lasciando quella casa che dall’anno scorso è stata nei nostri pensieri come il modello della casetta valenciana perfetta, piccolina, un po’ vecchietta ma molto affascinante, con terrazzino sul giardino botanico della cittá, a due passi dal rio e dal centro, tra la’ltro vicino al posto dove facciamo volontariato e dove mi alleno con il calcetto, vicino alla parada della metro e alla stazione degli autobus. Non è però una scleta semplice anche perché la cifra è parecchio più alta di quella che spendiamo ora compartendo il piso e sarebe un investimento in una certa direzione che ancora non sappiamo se vogliamo fare.
La benni ha cominciato i suoi esperimenti di coltivazione: il nostro terrazzo adesso è invaso da una serie di piccoli campi in miniatura dove sono spuntate le prime foglie di insalata e di spinaci. Ed è una sensazione molto bella quella di vedere la velocitá con la quale crescono le piantine.

Tante cose insomma. Diventa difficile anche prenderci un po’ le misure di fronte a prospettive che mutano così di colpo e alla necessitá di cominciare a fare le prime scelte per dare una direzione a questa esperienza finora bellissima ma di certo insostenibile su queste basi.
La cosa bella è che cominciamo a sentirci a casa anche qui, la cittá ci appare più nota, abbiamo i nostri piccoli punti fermi e cominciano a delinearsi dei percorsi interessanti.
Vediamo. Comincia la stagione delle scelte. Intanto fin quando regge facciamo ancora qualche bagno al mare.

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lunes, 5 de octubre de 2009

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murcia ida y vuelta

Prima trasferta per me, in viaggio in veste di tifoso ufficiale in quel di murcia, circa 300 km a sud di valencia. 3 di pulman ad andare e 3 a tornare erano una massacrata in italia, lo sono state anche qui in spagna, con l’aggravante che al ritorno l’autista ha optato per la statale in mezzo alle colline invece che prendere l’autostrada. Motivo: non si sa! Da queste parti c’è molto l’idea che quando una cosa si fa, si fa e basta senza chiedersi troppo il perché.
Come in generale mi sembra ci sia una rilassatezza nel bene e nel male che a tratti è inviadibile, a volte è un po’ difficile da gestire, specie per un precisino come me.
Partita carina, squadre sempre molto giovani, pressing a tutto campo, difesa a zona, ritmo alto, il solito possesso palla all’estremo.
Risultato finale 2 a 1 per i padroni di casa del Plastico Romero, squadra che da diversi anni aleggia nella prima metá alta della classifica di questo girone della serie B. e in effetti ci sono diversi giocatori molto in gamba. Buono il primo tempo, nel secondo abbiamo sofferto parecchio perdendo nel finale su ineccepibile tiro libero dai 7 metri.
Quindi dopo 3 partite abbiamo 3 punti, con una vittoria fuori casa e due sconfitte di misura contro 2 squadre sulla carta con molte ambizioni. Per una neopromossa non c’è male anche se a porteriori bastava poco per fare qualcosa di più.
Per me c’è ancora da lavorare parecchio anche se a tratti negli allenamenti comincio a far vedere qualcosa di buono e ad uscire dalla dimensione dell’oggetto misterioso.
Certo che a volte la mancanza delle casacche, le pozze d’acqua sparse per il campo a causa del periodo degli acquazzoni della gota fria, gli esercizi con 10 variabili da capire e mettere in pratica non hanno aiutato a farmi valere.
In settimana poi è arrivato un nuovo giocatore, un certo edu, giocatore mostruoso con una decina di anni di esperienza nei professionisti: nell’allenamento che ha fatto con noi ha passeggiato per il campo facendo quello che voleva con la palla facendomi capire che esistono livelli a cui un giocatore può arrivare che nemmeno immaginavo.
La situazione in squadra ora è di 15 giocatori tra i quali per ovvie ragioni io sono l’ultima ruota del carro. Non è per niente facile ritagliarmi una spazio. Per lo meno dalla prossima settimana dovrebbero essere risolte le beghe burocratiche legate al tesseramento. Tra l’altro ho scoperto che per una serie di equivoci il transfer era giá disponibile da 3 settimane ma i dirigenti si sono dimenticati di verificarlo, un po’ perché ero in italia quando è arrivato, un po’ perché evidentemente non c’è molta fretta di farmi giocare.
Diciamo che rispetto agli utlimi 10 anni in italia le cose sono un po’ cambiate. Niente soldi, organizzazione che va e che viene, considerazione tutta da costruire: come salto non c’è male!
Si vede che mi piacciono le sfide complicate.
Per l’angolo delle curiositá il pranzo della trasferta è stato un panino al volo assortito, prosciutto e formaggio o salame oppure mortadella. Coca cola (normale o zero), patatine e banana. 15 minuti nel parcheggio di un autogrill. Poi per il ritorno avevamo preparato un sacco di roba per merendar: con panzerotti, merendine e biscotti al cioccolato, succhi di frutta e schiacciatine.
L’autista ha chiesto se andavamo a fare una gita quando ha visto il minifrigo e i 6 sacchetti del mercadona.

Mi sono mancate un po’ le solite telefonate del sabato pomeriggio per sentire come erano andate le cose sugli altri campi. Mentre attraversavo le colline e le campagne murciane e alicantine illuminate dalla luna piena, un pensiero è volato in italia. Mentre accanto a me dilagavano le barzellette incomprensibili in castigliano e valenciano.
Ho avuto modo di parlare con alcuni compagni che mi chiedono come sia possibile che in italia succedano certe cose e alla fine della nostra conversazione le loro conclusioni sono state: “Tio, en italia es pejor de cuando nosostros tenebamos Franco! No lo credia”.
“Yo tanpoco!”

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v como versar

E’ finito anche settembre e ci addentriamo nell’autunno spagnolo. Dopo una serie impressionanti di acquazzoni (ho imparato anche un detto di qui anche se fa riferimento alla pioggia di aprile: abril, aguas mil!) è tornato il clima mite. Siamo tornati in spiaggia con tanto di bagno e una bella sensazione mista tra il turista e paraculato che si può permettere una giornata al mare anche durante la settimana.
In queste due settimane di ritorno dall’italia sono successe un sacco di cose.
Ci hanno dato una risposta per il volontariato dopo circa mesi di incontri e proposte. Nel giro di una decina di giorni quindi sia io che la benni potremo finalmente lavorare gratis, ma è stato davvero molta dura riuscirci! La benni lavorerá al suo progetto BICICLAR mentre io dovrei fare qualcosa nell’osservatorio dei migranti, uno sorta di ufficio ricerca dell’associazione ceimigra.
Ho anche una specie di colloquio con una collega psicologa di valencia che ha risposto ad una mia mail in cui cercavo qualcuno che mi spiegasse come funziona la psicologia a valencia. Mi ha chiesto anche il curriculum in spagnolo. Vediamo cosa ne viene fuori. Probabilmente né io né lei abbiamo capito che tipo di colloquio sará.
Abbiamo sperimentato l’incontro del mercoledì sera con i ragazzi di couch surfing, una scusa per incontrare gente nuova al bar per fare 2 chiacchiere davanti ad una birra dicendo di praticare le rispettive lingue materne. Si parla molto in spagnolo, un po’ anche in inglese per i nuovi arrivati, poi è tutta una serie di informazioni pratiche e di discussioni più elevate rispetto al fatto di ritrovarci in tanti lontani da casa alla ricerca di qualcosa che nessuno ha ancora messo molto a fuoco.
Ho inteso che c’è un disagio piuttosto diffuso che non è solo italiano ma abbraccia un po’ tutto il mondo, perlomeno la turchia, la russia, la svezia e la spagna, solo per citare le persone con cui ne ho parlato. Mi sono sentito un po’ meno solo.
Venerdì siamo andati al critical mas, il blocco del traffico in bicicletta: sempre un’esperienza molto carina con un’oretta di giro in bici in 300 ad urlare gli slogan in rima per fomentare l’uso della bici: no contamina, ni gasta gasolina; carril bici ya, por toda la ciudad; salvamos el planet, iendo en bicicleta! Gli automobilisti bloccati in colonna ringraziavano ringhiando dall’abitacolo e clacsonando a ripetizione.

Abbiamo anche ritrovato un po’ di amici dopo un lungo periodo di buco ricostruendo un po’ le nostre pubblic relation valenciane. Un paio di amici li abbiamo perduti, di ritorno in italia dopo il periodo di stage in spagna. Li abbiamo lasciati con una cena e la promessa di andarli a trovare nella loro bellissima ma molto incasinata calabria.
Ho sperimentato anche un incontro di meditacione gratuito organizzato da un’associazione pseudospirituale ma il risultato è stato un po’ scarsino. Più che una meditazione è stata una fola di luoghi comuni sul prendere il buono anche dalle cose male, che è possibile cambiare le nostre abitudine basta capire cosa vogliamo cambiare, che bisogna credere in quello che facciamo e fare un passo alla volta. Ho fatto una grande fatica a restare sveglio mentre scorreva la musica portoghese e fissavo il punto di luce nel quadro alla parete vicino alla gigantografia del santone di riferimento. Nel momento di discussione me ne sono stato muto ad ascoltare i vari interventi dei presenti: nella vita si può cambiare, è bello cambiare, è difficile vedere le cose buone nelle cose male. Vabbè. È stato un esperimento. La prossima settimana c’è la conferenza dal titolo: l’arte di adattarsi!
Il nostro coinquilino è partito per il venezuela dove non tornava da 5 anni, mentre l’altro ha trovato da lavorare in una scuola di idioma.
C’è molto movimento insomma, dopo un’estate in cui tutto si è bloccato fino all’arrivo delle pioggie. Poi come di incanto tutto ha ripreso lentamente a procedere con una sorta di pseudonormalitá. Naturalmente la normalitá spagnola è molto più confusa e rilassata di quella a cui eravamo abituati a reggio emilia e quindi dobbiamo farci un po’ l’abitudine.
Infine ho partecipato al primo botellon: la pratica di comprare da bere al supermercato e poi bere per strada, tra la’ltro vietato dalla legge ma praticato da tutti. Carino, anche se alle 3 quando sono tornato a casa mi hanno guardato un po’ straniti pensando che ci fosse qualcosa che non andava: qui la serata normalmente finisce alle 7 del mattino successivo! Decisamente un po’ fuori dalla mia portata.

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domingo, 4 de octubre de 2009

v de vida

Le prime settimane di rientro a valencia sono state molto belle. la citta', le attivita' ci hanno travolto e in poche ore e' stato quasi come non fossimo mai partiti. cene con gli amici, allenamenti e partite della squadra di Massi, incontri di intercambio linguistico (una scusa geniale per uscire e fare chiacchiere) e poi bagni al mare (ebbene si, si fa ancora il bagno) passeggiate, concerti, petardi e festeggiamenti di santi tutti i giorni e a tutte le ore. e ancora incontri con l'associazione di volontariato, ospiti venezuelani da londra, critical mass in citta', giri nel turia, libri e film in spagnolo, amici che partono e altri che arrivano, bar di tapas, ristoranti cinesi deserti, spese al mercadona, la "gota fria" (da un momento all'altro secchiate d'acqua dal cielo e poi il giorno dopo come non fosse successo nulla un sole da chissa') e cosi' via. su tutto questo pero' spiccano i 2 giorni da Raul, il ragazzo di Francesca. ad un 40 minuti di metro da Valencia e altri 20 a piedi arriviamo in un tardo pomeriggio caldo e ventilato, un cielo pulito e tirato a lucido sopra ad una casa bianca in mezzo agli agrumeti. e' un vecchio casolare rappezzato allegramente e fantasiosamente da Raul e dai suoi amici dei quali avremo un assaggio nelle ore a seguire visto che il suo cortile e' sede di un viavai continuo di ragazzi, bebe', signore in motoretta ecc. mangiamo la fideua che Raul ci ha preparato con le verdure che coltiva, parliamo e sorridiamo, facciamo una passeggiata intorno e mentre Raul confabula con le sue compagne di coltivazioni aspettiamo la sera chiacchierando con Francesca in mezzo alle evoluzioni silenziosamente illogiche dei pipistrelli. ceniamo e ci diamo l'appuntamento per la mattina dopo "presto" per lavorare un po' prima di andare. quindi all'alba delle 8 ci alziamo, una leggera bruma sembra fingere una tardiva alba, desayunamos con frittata di verdura e te' e poi Raul ci mostra come trapiantare i cavoli nell'orto. lavoriamo abbastanza in silenzio, di quando in quando Raul ci spiega il perche' di quello che facciamo e come mai si faccia cosi' piuttosto che in un altro modo, risponde molto gentilmente alle mie domande sulle coltivazioni, sulle stagioni qui a valencia e scopro un sacco di cose nuove. verso le 11.30 arrivano una coppia di amici per andare con Raul e Francesca ad un pranzo e sulla strada ci allungano alla metro. torniamo a valencia piu' ricchi di una zucca (strepitosa) menta e limoncello per infusioni, di una strana stanchezza soddisfatta, di aver potuto vedere e toccare un ragazzo decisamente in gamba che semplicemente vive la vita che gli piace. forse non saprei ancora fare un disegno di Raul, ma sicuro comincerei dal sorriso.

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