V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

jueves, 31 de diciembre de 2009

V como vieja noche



Lo giuro: non mi stupirò più del clima di valencia! Non farò più l’espressione ebete di chi non capisce quando alla fine di dicembre ci sono 24 gradi, non dirò più che non ci posso credere quando esco alla sera solo con il pile e i mocassini, non farò spallucce ancora una volta quando mi affaccerò alla finestra alla mattina presto e non sentirò freddo. Insomma è ora di finirla. Non è possibile continuare. Va bene i geni padani, va bene che abbiamo iscritto nel codice genetico che l’inverno è l’inverno e si va con gli scarponi, il cappotto, la sciarpa e il cappello e si ha freddo comunque. Va bene che 30 anni di abitudini sono duri ad andare via. Però questa litania adda finì.
Così come non è carino raccontare che da 3 giorni stiamo con le finestre aperte tutto il giorno perché c’è più caldo fuori che in casa e stasera sono tornato a mezzanotte con il pile aperto. Vabbè, qui il clima è parecchio strano e penso di aver capito perché continuamente ci dicono che arriva l’inverno, perché più o meno dura una settimana, poi torna la primavera. Poi un’altra settimana e poi di nuovo la primavera e così via saltellando allegramente fino a marzo. è un concetto di inverno un po’ nuovo per noi ma non è male. Fatti due conti ci si potrebbe anche abituare alla svelta a questa strana sensazione di essere in una stagione indefinita tanto che oggi la benni mi ha chiesto: ma che stagione ti sembra?
Domani finisce il 2009. qui a valencia si festeggia la notte vecchia. Non si fa molto di speciale, cena a casa di amici, al massimo si va nelle case di campagna e in montagna per i più fortunati. Niente fuochi di artificio (la benni è in lutto già da settimane per questo). In compenso c’è il rito dei 12 acini d’uva da infilarsi in bocca al ritmo dei 12 rintocchi della mezzanotte. Non è importante mangiarli i chicchi, basta metterseli in bocca a ritmo delle campane poi si può sputare. Per chi non ama buccia e semi esistono le confezioni apposta con i 12 chicchi senza buccia e senza semi. Genial!
Ci faremo un capodanno alternativo nella famosa casa di campagna di alcasser facendo finta che sia un giorno come un altro lontano dai bagordi della cittá e dalla festa a tutti i costi.
Questo 2009 se ne va carico di un’esperienza di vita notevole. Tra forlì e la spagna abbiamo davvero fatto il pieno di posti, persone, paesaggi, novitá, cambi di prospettiva. Abbiamo fatto infiniti traslochi, trasportato pacchi, pacchetti, vestiti, libri, scatoloni più o meno ingombranti. Macinato kilometri su kilometri, cambiato le dimensioni del nostro sguardo sul mondo e sulla vita.
Un anno da ricordare, di quelli che non passano inosservati, denso di emozioni e di giornate, tante, da tenere care.
Il 2010 si apre ricolmo di progetti, piccoli e grandi, tutti ancora da mettere a fuoco: se non altro tutto questo girovagare ha allargato le possibilitá ben aldilá di quanto potessimo immaginare e oggi, a spasso nei campi di cipolle, ci è venuto quasi il mal di testa a pensare a tutti i plausibili percorsi che possiamo avviare per questo nuovo anno che viene.
Siamo tornati dall’italia molto provati. Lo sbalzo termico di meno 18 gradi all’andata e di più 20 al ritorno ci ha regalato un senso di spaesamento notevole. Misto alla velocitá del viaggio, lunedì sera di ritorno dall’allenamento mi chiedevo davvero dove cavolo mi trovassi in bici, senza giacca, in uno scenario tanto diverso da quello vissuto nella settimana precedente. La settimana di natale è stata super intensa. A parte parenti e familiari, mi sono fatto una trentina di incontri uno a uno o a coppie con una quantitá di chiacchiere smisurata. È stato molto utile rifare il punto con tutti ma alla fine la stanchezza si è fatta sentire e ci sono voluti 2 giorni di sonno per recuperare le forze. Adesso possiamo anche riprendere a far muovere le rotelle del cervello in blocco almeno fino a stamattina. Ogni ritorno è diverso e ogni volta reggio mi sembra diversa.
Questo giro ho ritrovato in essa una semplicitá e una dimensione così piccola che non avevo mai percepito. Sono rimasto turbato dalla fretta e della frenesia che il natale ha accentuato per le strade e ancora di più mi sono turbato di esserne turbato. In tanti ci hanno chiesto allora che facciamo e il lavoro e il diventare grandi. Non è che io abbia trovato molte risposte convincenti così come nessuno le ha trovate per avallare la vita che continua a fare e che abbiamo fatto fino all’altro ieri. Di certo abbiamo forse maturato la consapevolezza che qualche compromesso andrá pur cercato ma sempre con un occhio di riguardo per quelle cose che abbiamo capito essere tanto importanti per stare bene.
Feliz año a todos!

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martes, 22 de diciembre de 2009

El circo del frio


Ultima partita del 2009 per il levante-dominicos. Anche questo giro me lo sono visto dalla tribuna con la differenza che questa volta ho fatto anche il riscaldamento in attesa che il campione della squadra sciogliesse le riserve sulle condizioni della sua caviglia. No so dire se questo sia un passo avanti o uno indietro. Alcuni miei compagni erano piuttosto indignati per questa cosa. Por mi parte ormai mi aspetto talmente tutto e ho giá visto tutto che non mi è sembrato molto strano nemmeno questo che qualche anno fa mi avrebbe mandato fuori di testa. A conti fatti poi ho preferito starmene in tribuna con la giacca piuttosto che in panchina, visto il freddo imperiale del palazzetto del cabañal. Qui i termosifoni non esistono nelle case come nelle palestre ed è davvero complicato stare per più di mezz'ora fermi senza cominciare ad inveire.
Nelle ultime 2 partite 6 punti ci hanno portato dall'ultimo al 7 posto ribaltando le ambizioni e le prospettive che adesso guardano verso l'alto. La partita di alboraya è stata un trionfo con un sonante 10 a 3 nel derby cittadino, una di quelle partite dove tutto gira bene e tiri in porta 2 volte e fai 2 gol al primo tentativo. Quella di ieri invece è stata la sagra degli orrori contro il dinamita albatera, che giá il nome poteva essere un indizio molto forte e l'arrivo a 10 minuti dal fischio di inizio una conferma. A tratti è stata anche una partita divertente. La benni ha paragonato la partita ad un circo tanti sono stati i gol sbagliati, i contropiedi, gli errori e le emozioni con noi che facciamo il 3 a 2 finale a 15 secondi dalla fine praticamente con entrambe le squadre che giocavano con il portiere fuori: incredibile. Ha risolto juancarlos con un pallonetto da metá campo a porta sguarnita.
L'anno si chiude con un bilancio in bianco e nero. Se paragono quello che ho costruito qui con quello che avevo in italia dovrei tagliarmi le vene, tante sono state le umiliazioni, i momenti di sconforto e la fiducia che mi ha abbandonato davvero tante volte. D'altro canto ho imparato tante cose e in cuor mio penso di aver fatto un ottimo lavoro mettendo insieme tutte le condizioni iniziali e in corso d'opera. Alla cena di natale della squadra molti compagni, sotto gli effetti dell'alcol, mi hanno dato ancora dimostrazioni di affetto: si vede che qualcosa passa nonostante in campo abbiamo condiviso davvero poche emozioni. Del resto sto scoprendo una parte di me che non pensavo fosse tanto pronta a sopportare e ad accettare cose del genere.
Con l'allenatore il feeling è sempre difficile anche se ci sono dei segnali incoraggianti come ad esempio qualche battuta fugace su come si dice cazzo dal fruttivendolo. Oppure con qualche inaspettato e avvinghiante abbraccio nei momenti delle ultime esclusioni. Tralasciando le motivazioni creative che io e il compagno di sventura juanito ci scambiano ridendo.
Questa settimana mi sono fatto una pera di calcio a 5. il mio portiere mi ha accompagnato a castellon a vedere i campioni dell'inter movistar. Anche lì un freddo da crepare e beffa delle beffe shumacher, il fenomeno della squadra, dopo 5 secondi di gioco si è fatto cacciare fuori con la più classica delle gomitate mancate al suo compaesano passariño. Del resto anche betao, il ciccione che gioca davanti e a cui non è possibile prendere il pallone, proprio mai, dopo aver segnato è uscito con la caviglia quasi rotta. Anche lui dopo pochi minuti di pista. C'erano comunque mariquiño, luis amado e bacaro che non sono gli ultimi scemi.
Non è stata una grande partita ma, come giá mi era capitato altre volte, apre la mente vedere lo sviluppo a grandi livelli di questo sport che sembra avere così poco a che fare con quello che sono (ero) abituato a giocare io. Comunque alla fine dei conti i campionissimi di madrid sono arrivati, hanno giochicchiato e vinto senza quasi sudare e senza fare niente di chè. Veni vidi vinci.
Io invece me ne sono tornato con il trenino de cercania ciucciandomi un viaggio di quasi 2 ore per tornare a casa, nel freddo della notte valenciana. Alla fermata dell'autobus notturno per tenermi caldo provavo a ripetere qualche cosa che avevo visto al palazzetto di castellon. La vecchietta in attesa nelle pensilina avrà pensato che ero il solito squilibrato del venerdì sera e il suo sguardo tradiva un “ah, non ci sono più i giovani di una volta! “ o uno sconsolato “ma in che mondo viviamo!”
Questa settimana abbiamo invitato il nostro coinquilino venezuelano a vedere la partita e il circo del frio credo lo abbia provato e che forse non lo vedremo più da queste parti. Di ritorno a casa siamo passati dal pavellon dell'universitá dove giocano quelli bravi e almeno ha avuto uno scorcio di qualcosa di carino, con tanto di trombone con le note dei boney-m.
Infine una nota particolare per il tifo di casa che questo giro si è esibito in una varietà di prese in giro davvero notevoli, dal classico bobo al più sofisticato me cago en tu padre que asco, al creativo vamos 10, eres una flecha, que bien con camara lenta.
Me ne torno in italia senza sapere neanche quando sará il prossimo allenamento, del resto sembra che da queste parti non sia molto di moda di allenarsi in questo periodo. Chi l'avrebbe mai detto eh!
Beh, buon natale levante, buon natale macsi y 1,2,3 dominicos!

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V como Valencia Airport


E rieccoci qui. Di nuovo trolley, metro e aeroporto per l'ennesimo viaggio spagna-italia. Ogni ritorno è diverso, come se ad ogni vuelta fossero proprio diversi i personaggi coinvolti, sia quelli che accolgono che quelli che vengono accolti. Il termometro stamattina segnava 4 gradi e finalmente i gufi del clima saranno contenti: l'inverno è arrivato anche qui. Per lo meno saremo più abituati al passaggio di temperatura che a novembre è stato parecchio traumatico (ciccio e sissi sono testimoni). Poi ci hanno detto che a reggio fa meno 10... HOSTIA!
Lo scorso week end abbiamo assaggiato un po' di inverno nel casa del campo di raul. Ci siamo un po' sbattuti a mettere a posto la casa con qualche coperta a chiudere gli ambienti e le stufe da rianimare dopo mesi di inattivitá e camionate di cenere accumulata. Legna per tutti e salto a ritroso di 50 anni, tutti intorno alla stufa a chiacchierare e a preparare le tisane. Certo che anche questo posto tanto affascinante ha perso molto sotto la pioggia sottile, l'umiditá e il gelo invernale. Anche se la dimensione di calma e di tempo lungo che ritroviamo ogni volta ci ha parecchio conquistati. Questo giro abbiamo conosciuto un po' di più Jorge, il coinquilino di Raul. Ci ha raccontato un po' dei suoi trascorsi da contadino in un villaggio abbandonato di castellon e dei suoi progetti come acrobata. Ci ha fatto anche assistere ad una prova dello spettacolo di alboraya: 3 minuti di capriole e piroette insieme ad un'altra matta “personaggia” che è passata da questa specie di comune. Sono persone molto interessanti che quando cominciano a raccontare di sé ci lasciano un po' a bocca aperta: Jorge ci ha raccontato di quando avevano costruito un motore per far salire l'acqua dalla fonte al paese con un meccanismo molto casareccio ma efficace. Sembrava parlasse di un'altra vita vissuta in una reincarnazione precedente.
Questa settimana abbiamo fatto un po' di cene di saluti. Lunedì a ceimigra c'era la festa di ringraziamento dei volontari: tante belle parole ma non è venuto un granchè, con 4 cose buttate lì alla rinfusa e senza amore. Qualche giorno dopo invece con il gruppo dei volontari dove sto io (all'osservatorio, sempre di ceimigra) ci siamo trovati a pranzo a mangiare qualcosa a casa di Miguel, un'altro volontario messicano. Al tavolo eravamo in 16 con 9 paesi rappresentati: spagna, bolivia, messico, chile, brasile, salvador, colombia, nicaragua e italia, fanalino di coda con la vicenda della statuetta in faccia a berlusconi. E tutti a chiedermi sempre come è possibile avere una persona così al governo e come sia possibile che capitino queste cose in italia. Il nostro capo ufficio Luis ci ha fatto la paella del señorito, cioè del fighetto perchè tutta di pesce senza niente da pulire. Mi ha anche spiegato alcuni piccoli segreti per capire quando è cotto il riso senza girarlo mai e fatto da lui sembrava facile facile. Al tavolo abbiamo parlato di pinochet, del traffico di droga in colombia, del cafe brasiliano, della differenza tra il castigliano e lo spagnolo del sudamerica, di quello che ognuno di noi sta facendo nell'osservatorio incontrando gente di tutta l'africa o studiando il perchè della crisi. È stato un bell'esercizio di allargamento del punto di vista come è stato bello dare un volto a tutte quelle persone che sentivo nominare ma non incontravo mai.
Ad un certo punto c'è stata un'ovazione quando ho spiegato che parmalat vuol dire latte di parma! E chissá cosa credevano che fosse! E tanti: come si dice questo, come si dice quello, da noi è così, da voi è cosà.
Poi altra cena con gli amici di Javier che ci hanno riservato un'accoglienza da re. Una ragazza al tavolo ci ha praticamente incantonati per parlarci del suo viaggio a roma e del fatto che le piace parlare italiano y que cuando ero en roma volia parlar pero li abitanti no, che bela roma y florencia y venecia. Tapas e panini e qualche chiacchiera di approccio iniziale. Poi la Benni è andata a letto e io mi sono beccato anche il dopo cena con la mia squadra di calcetto quando il livello alcolico era giá abbastanza avanzato. E alle 3, di ritorno in taxi, il tassista mi dice: eh, un tempo sì che si beveva, adesso non più. Prima la gente beveva tanto che rimaneva sdraiata per strada!
Però!
Infine da citare il nostro taller de bici con quel matto del nostro maestro biciclettaio, Juanmanuel detto Toni, che mangia le s. Coje eto! eta bien! Questa puntata abbiamo lavorato sui copertoni delle ruote scoprendo un mondo nascosto di informazioni. La bici in mano sua sembra una specie di oggetto misterioso pieno di sorprese e di particolari. Del resto ci ha detto che è da quando era un niño che scanchera con le bici.
Programmi per il futuro: abbiamo qualche cosa in cantiere, naturalmente incomprensibile e tutto in divenire. La scadenza dei 6 mesi, ovvero della metá del nostro pseudo anno sabbatico, ci ha fatto fare un po' il punto e rimesso in moto qualche nuova idea per il prossimo semestre mettendo insieme gli stimoli raccolti fin qui.
Intanto buon rientro e buon natale.

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jueves, 17 de diciembre de 2009

V de Vaciar

la visita di ciccio e sissi e dei loro amici ci ha ricapultato nella citta', nelle offerte e nelle proposte sempre in piedi di una citta' non enorme ma comunque grande e piuttosto vispa, questa settimana tra le altre cose abbiamo visitato la mostra di Sorolla e scoperto una liberia-caffetteria piuttosto carina e piacevole (a parte i gestori, due ragazzi italiani che con sommo stupore dei clienti spagnoli non ridono e non scherzano quasi mai).


la mostra e' davvero imponente e spettacolare, le tele sono enormi e piene di colori e di luci cosi' diverse le une dalle altre da far girar la testa, non sembrava rappersentata solo la spagna ma quasi altri pianeti abitati da creature simili a noi e allo stesso tempo diverse, mi e' piaciuta piuttosto si, non m'intendo d'arte ma come mi ha gentilmente concesso un amico, non sta bene dire "e' bello, e' brutto" ma posso dire se mi piace o no e mi e' piaciuta! in particolare una tela che metto come foto del post. ultimo prima di Natale e forse dell'anno.


ed ecco di nuovo i trolley da riempire con un occhio al peso che con la ryan meglio stare attenti. oggi sono giusti 6 mesi che siamo via... non so bene come terminare la frase, via da reggio no perche' siamo tornati molte volte, via dall'italia nemmeno... via dal lavoro potrebbe essere la piu' vicina alla realta' ma neanche quella perche' a pezzi e bocconi comunque il lavoro, l'idea del lavoro, l'osservazione, la valutazione di passati o possibili lavori sono stati sempre piu' o meno presenti... via dalla famiglia no che l'abbiamo vista e sentita, dagli amici nemmeno che tra internet e viaggi e visite ne abbiamo avuti... pero' sicuro che sono 6 mesi che siamo via.
questa settimana e' arrivato l'inverno (anche se solo per 5 giorni) e ha fatto il suo effetto vedere la citta' bagnata, fredda e grigia. non e' durato a lungo (oggi 17 gradi e un sole da chissa') e, ennesima teoria per spiegarci il clima, ci hanno detto che funziona un po' cosi', ci sono circa 3/4 settimane di freddo (che poi vuol dire 4 di minima e 8 di massima) distribuite su dicembre gennaio e febbraio, ci si gela un po' fa strano forte entrare in casa e non notare la differenza con fuori, togliersi la giacca per abitudine e poi chiedersi ma se fa freddo come fuori perche' qui la tolgo? e attrezzarsi con stufette o (quando siamo in campagna) con stufe a legna e camino. pero' tra una settimana e l'altra di freddo ci sono giorni in cui esce il sole, si scalda un po' la situa e a noi ancora memori dei lunghi inverni reggiani sembra quasi sia gia' finito, come a dire hai visto che freddo?? beh abbiamo scherzato in realta' basta ya! adelante con la primavera ;-)
siamo  a meta' percorso preventivato tuttavia delle cose preventivate fino ad ora non se ne e' realizzata o concretizzata una mentre ne abbiamo scoperte un sacco che neanche ci immaginavamo, quindi avanti cosi' si procede bel belli navigando come si suol dire a vista, con un'idea di massima ma con continui aggiustamenti di rotta, riunioni d'equipe e brainstorming. ieri all'intercambio de idiomas un'amica ci ha salutati, dopo 6 mesi cercando un qualsiasi lavoro e col piano generale di imparare lo spagnolo e poi se esce qualcosa bene, ha considerato che lo spagnolo ormai lo sa, lavoro non ce n'e' e se ne torna a Parigi a fare la freelance come prima, le manchera' valencia e non esclude di tornare in vacanza ma la sua parentesi si e' chiusa.
un mese fa un'altra cara amica e' dovuta tornare a casa per problemi di salute di un familiare e chissa' cosa decidera' e potra' fare in futuro...
la vita che facciamo adesso ci mette in costante contatto con persone e vite varie, veloci ed estemporanee ed ogni incontro e saluto e' una finestra che si apre su un nuovo paesaggio, pieno di luci, colori e gente simile a te eppure un po' diversa, come un quadro di Sorolla ma in continuo movimento e forse, a volte, con tutte queste finestre aperte c'e' un po' di corrente e la testa si svuota all'improvviso e rimani li', in bianco.

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viernes, 11 de diciembre de 2009

Pane e salami


“Beati gli ultimi perchè saranno i primi” diceva qualcuno. Io aggiungo: “beati gli ultimi degli ultimi perché saranno ancora più primi!”.
Una classifica spietata ci condanna come fanalino di coda del nostro girone. Inaspettatamente viste le premesse e una rosa di tutto riguardo. Ma i gruppi non sono fatti di aritmetica e qualcosa nella combinazione finale della squadra continua a non quadrare. Tante cose sono anche evidenti e mi piacerebbe molto per una volta non sentir parlare di huevos (maroni) e gana de ganar (voglia di vincere). Invece le nostre charlas settimanali vanno a parare sempre lì. Comunque la situazione non è disperata anche perché io ancora devo cominciare a giocare! Penso che il mister mi tenga come l’arma segreta per vincere il campionato contando su un girone di ritorno da urlo. Per ora mi dice che è molto contento di me, che he hecio un gran cambio (ho fatto un gran cambiamento) e che non mi fa giocare perché gli altri fanno così cagare che devono saltarci fuori loro senza che lo faccia io per loro….
?...
Comunque a suo dire c’è piena fiducia.
La settimana scorsa ho avuto la mia quarta convocazione, terza consecutiva. I miei compagni sono stati affetti da una moria incredibile. Il mio angelo custode sta facildiando i miei colleghi di infortuni alla caviglie, ai quadricipeti e alle spalle ad un ritmo davvero notevole. Del resto ha gioco facile vista la parte atletica che facciamo della quale non riesco davvero a trovare ancora un senso. Ma su questo un mio compagno, il mitico chapu (di sera giocatore di ordine e clown dello spogliatoio, di giorno educatore degli adolescenti calciatori del villareal), mi ha edotto con una semplice frase (che traduco quasi letteralmente): “macsi, devi capire che qui in spagna facciamo moltissime cose che non hanno senso… e lo sappiamo che non hanno senso sai… e che continuamo lo stesso a farle perché va bene così”.
Pensavo scherzasse, come fa sempre. Invece, per una volta, era proprio serio.
Così ad un dato momento mi sono messo il cuore in pace e ho smesso di cercare di capire qualcosa per la quale non c’è niente da capire.
La mia convocazione di sabato contro la capolista Nucia di Alicante non ha avuto grandi risultati personali. a parte il debutto casalingo per me, i minuti totali giocati sono ancora fermi all’ “atteso inatteso” di alcantarilla. Per lo meno mi sono visto da fondocampo una partita molto bella con gli avversari davvero in gamba, organizzati e con una corsa che ancora non avevo visto da queste parti. Anche noi niente male ma una marea di errori sotto porta, come da copione.
Per questo sabato invece me ne starò a riposo. Si gioca ad alboraya, praticamente attaccato al mio attuale appartamento. I neopromossi valenciani contano su un portiere che ha militato in liga de honor, un certo manu, che giocherá come portiere di movimento tutta la partita e un certo M-siete, un certo mario, laterale driblomane che chiamano così penso in onore di un robot.
Mercoledì ho portato un po’ di pane e salame all’allenamento per festeggiare il mio debutto di qualche settimana fa e approfittando di una visita dall’italia con tanto di doni dalla cucina reggiana. I miei compagni hanno apprezzato molto applaudendo a lungo quando mi hanno visto intento a tagliare le fette di questo strano insaccato che essi chiamano salami. Sì perché la e finale proprio non gli riesce. Come del resto non sono in grado di dire Massimiliano, ma solo Macsimiliani.
Pane e salame credo mi abbiano fatto guadagnare un sacco di punti e si moltiplicano le manifestazioni di stima e di affetto nei miei confronti. Tanto che in allenamento ogni mio gol o bella giocata sono celebrate con entusiasmo da molti compagni e quando non sono convocato c’è tutto un cordoglio intorno a me e una specie di lamento rispetto ad una ingiustizia subita. Del resto Juanma, il mio portiere argentino, ha letto bene la situazione: “sei in una situazione di merda. Io non so cosa puoi fare di più, stai fuori solo perché sei la persona più facile da lasciare fuori!”. Capisco molto bene che lasciare fuori qualcuno per dare uno spazio a me sia molto complicato. Qui ci sono molti rapporti di amicizia, due campionati vinti inaspettatamento negli ultimi 2 anni, un certo grado di riconoscenza verso chi magari non sta rendendo molto, 15 giocatori alla pari. Il mio problema non è di avere qualcosa in meno degli altri, semmai è di non avere qualcosa eclatantemente in più. E devo contruire una reputazione e una fiducia intorno a me lavorando pezzetto per pezzetto, con piccoli gesti e una pazienza orientale.
In questa lotta continua con me stesso e con i fantasmi dell’italia che mi tentano come le sirene di Ulisse, trovo momenti di pace in cui penso che vada bene anche così e che tutta questa assurda situazione mi stia temprando molto e che a qualcosa tutto questo servirá. Sinceramente già il fatto che un compagno mi dica che la squadra mi stima molto come persona per quello che faccio non è una cosa da poco.
Questa cosa mi ha fatto pensare a quello che resta alla fine di ogni anno di sport. Di tutte le cose che l’estate si porterá appresso nel dimenticatoio collettivo, questa me la terrò stretta stretta nel cassetto delle cose preziose.
3 al giro di boa.
Vamos M-siete!

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jueves, 10 de diciembre de 2009

v como ver el cielo


Comincio come al solito da questi 15-20 gradi. Che ancora devo mettermi il cappotto e vado in giro con il pile che non ho ancora capito bene in che mese siamo. Chiaramente c’è più freddino e quando tira il vento l’aria punge ma ancora i locali hanno i tavolini fuori e alla mattina devo sempre affacciarmi sul balcone e stare un minutino per decidere se il pile basta o mi serve una felpa sotto.
In tanti dicono che il clima non conta ma tutti quelli che vengono qui a trovarci restano piuttosto turbati dal vedere che il cielo è azzurro anche d’inverno e che il sole può essere ancora tanto caldo. Di solito poi ci mandano bellamente affanculo, come se fosse nostra la colpa di questo clima. Io non credo più a nessuno sul clima. Da 2 mesi mi hanno detto che deve arrivare l’inverno, che questa è l’ultima settimana. Forse abbiamo un’idea diversa di inverno oppure è solo un anno veramente fuori dal comune.
Gli ultimi 10 giorni sono stati molto densi e fatico a ritrovare il filo che avevo lascito nell’ultimo post: le cose che mi girano in testa sono talmente tante che adesso mi risulta impossibile andarle a riprenderle.
Siamo stati qualche giorno ad Alcasser, a casa del nostro amico valenciano Raul. Lì il freddo si sente eccome a ricordarci quanto doveva essere dura la vita dei contadini. Abbiamo fatto un po’ di lavoro nell’orto, via le erbacce, piantato insalata e cipolle e poi ci siamo dedicati un po’ alla casa, a mettere in ordine per non morire congelati. Sistemata la stufa abbiamo segato e raccolto la legna per fare il fuoco e dopo la prima notte passata a letto col cappello siamo riusciti a rendere la pseudostanza da letto bella caliente. Abbiamo anche sperimentato una cena arrangiata a lume di camino con 4 cose arrangiate che sembravano le più buone che avessi mai mangiato in vita mia. Del resto 2 patete al forno, un po’ di pane, del pollo e della verdura avanzata non dovrebbero fare quest’effetto. Eppure questo posto ha qualcosa di magico, nella sua precarietá, nella sua arrangiatezza, nelle mille mancanze ha una semplicitá sgomentante nella quale sembra che tutto sia al posto e al tempo giusto. Domenica mattina ci siamo alzati all’alba e ci siamo beccati 20 minuti di migrazione di uccelli che a zig zag ci sono passati sulla testa nel giallo dei primi chiarori del giorno. Mi sembrava di essere in un altro pianeta.
In questi giorni sono venuti anche alcuni amici dall’italia. A parte ciccio e sissi, c’erano anche francesco, stefano e giulia. Sono venuti a vedere anche loro la magia di questo posto e sono rimasti certamente colpiti anche se un poco assiderati. Diciamo che la mega paella che abbiamo mangiato fino a raschiare il fondo ha aiutato a sopportare anche il freddo. Ed è stato bello vedrli straniti gironzalare tra le stanze scomposte della casa e l’orto pieno di verdura a metá dicembre così come lo eravamo noi la prima volta che abbiamo messo piedi lì.
Poi abbiamo salutato peperoni e cavoli e ce ne siamo tornati a valencia a fare un po’ i turisti insieme alla delegazione italiana. Dopo 3 giorni passati nel niente di Alcasser siamo stati lanciati nella megalopoli di Calatrava e nel ritmo veloce della cittá. Abbiamo mangiato tutto ciò che ra possibile mangiare in 3 giorni, ditruggendoci un po’ fegato e stomaco ma togliendoci un po’ di voglie e di curiositá: così paella, tortillas, pimientos, morcillas, chipirones, jamon, sobrasada.
Era strano trovarci a fare da guida in una cittá che ancora non sentiamo nostra e che forse non siamo in grado di valorizzare per quello che può dare e che solo stare qui a lungo può far comprendere. Ma questo è un tempo che è molto difficile, se non impossibile prendersi, se non percorrendo la follia della nostra attuale migrazione.
Fare il turista è un impegno, una specie di lavoro. Per noi che da giugno non lavoriamo può sembrare ironico ma le gambe e la schiena gridano dopo 3 giorni di camminate, caldo-freddo, parla, ridi. Sono stati giorni belli, di chiacchiere varie e di pausa rispetto al nostro ritmo-non ritmo nel quale ci stiamo coccolando da un po’.
Per la prima volta nella mia vita sto riuscendo a concedermi ore o addirittura giorni in cui non fare nulla e non avrei mai pensato potesse essere una sensazione così piacevole. Mi sto dedicando a cose assolutamente improduttive, dove non solo non guadagno una lira ma addirittura spendo. Tempo che per chiunque se non è buttato sicuramente è mal investito. Ed è paradossale come per ora mi sembra vada bene così. In mezzo a lezioni di tai chi, allenamenti di calcetto, interviste ad immigrati per il volontariato, ore passare a scrivere al computer o a tagliar verdura e sperimentare in cucina.
Sto imparando tanto e ieri ci siamo detti che forse questa è l’esperienza più importante della nostra vita fino a qui. Peccato sia così difficile condividerla. Peccato raccogliere così spesso lo sguardo di incomprensione di chi non riesce a trovare un senso in questa cosa e vede in questo viaggio una perdita di tempo o una fuga. Del resto non è stata una decisione semplice essere qui così come non è stato e non è sempre semplice essere qui. È un processo ormai messo in moto da tanto tempo e che proprio non so dove ci porta. La cosa bella è sentirci in movimento e aperti a quello che viene. Con una inaudita e incomprensibile fiducia in quello che adda venì.

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martes, 1 de diciembre de 2009

V de Volar.

rientro dal rientro dal rientro... ormai venire, tornare, partire... tutti punti di vista. come il pensare alcune cose, aspettersene altre, immaginare, pensare, inventare, provare e poi semplicemente vedere come tutto, tutti, sempre nuovi e diversi che neanche lo capisco. in numeri e' piu' facile, 96 ore, parlate 19 persone, la faccia stupita e tanto 2 volte, colazionipranzimerendecene 14, pizze 2, risate non contate, sospiri 6, mi dispiace tanto 2, sono felice 5, mi fa piacere per te 3... in effetti no, anche  con i numeri non e' piu' facile. non so come spiegare tutto il bene e il tanto che ho avuto, mi ci e' voluta una febbre a 39 con allettamento delirante per riprendermi dall'aver un po' esagerato. immagino lo rifarei uguale perche' un po' non basta mai di dire, sentire che ci si vuole bene. che non sara' mai possibile creare altrove una casa come la casa, che e' cosi' bello sapere che c'e', senza bisogno di starci, solo a fare un attimo base prima di ripartire verso nuove avventure. una casa senza muri o mobili, fatta di voci, volti, modi di dire, scherzi noti, una casa  mai come la ricordavo ma sempre pronta a farmi entrare, a raccontarmi una cosa importante, a dirmi son felice, ho paura, faro' questo, non so cosa faro', mi manchi, non tornare, fai quello che, quando torni poi mi racconti, ti racconto.
tanto bene da voi (e per voi) amici e parenti che ho visto e quelli che no, e allo stesso tempo anche se no fa uguale, c'è tempo, la prossima volta, poi semmai vengo io. e poi forse non e' neanche vero che ci sia tutto questo tempo, ma e' cosi' che siamo, eravamo, diventati amici bambini o circa, e c'era sempre un domani, ci vediamo, domani, la prossima volta giochiamo, la prossima volta facciamo che io ero quello che tornava e tu mi raccontavi.


e anche la sensazione e' un po' ancora quella, come la mamma è la ryanair che chiama per dire che e' ora di andare e neanche abbiamo finito la casa dei lego per giocare, vabbe' intanto e' stato divertente uguale costruirla e poi giochiamo la prossima volta.

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