V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

domingo, 29 de noviembre de 2009

v como virus



Secondo rientro in italia e secondo post italia a valencia. Questo giro ci siamo portati una buona dose di stanchezza e un simpatico virus che ha inchiodato al letto la benni da quando è scesa dall’aereo. Sono stati giorni intensi anche se in modo diverse per me e per la benni. Io me ne sono stato qualche giorno a milano per fare un corso (quelle solite cose da pazzoidi che solo gli psicologi possono continuare a fare!) e reggio me la sono vista di corsa per san prospero e poco più. la benni invece ha fatto un full immersion reggiana fatta di colazioni, pranzi, merende e cene con amici e parenti.
Come giá altre volte, abbiamo potuto costatare come reggio presa a piccole dose sia una cittá graziosa e che alcuni cibi sono ormai entrati all’interno del nostro codice genetico e, come i più dipendenti dei tossicodipendenti, non possiamo esimerci dall'avviare salivazioni incontrollate di fronte al parmigiano, ai cappelletti, alla pizza e così via.
Altra conferma è il fatto che avere poco tempo aiuta ad essere più essenziali nelle cose e a vivere in modo più intenso gli incontri con le persone. Paradossalmente la distanza fisica sta diminuendo quella che abbiamo con le persone. Questa storia della distanza ha cambiato anche altre cose ed oggi mi sento molto strano quando per me sembra uguale essere a valencia, milano o reggio emilia, come se fossero 3 quartieri di una stessa cittá. La mia mappa mentale è davvero diversa, così come la percezione degli spostamenti, della patria e dell’estero. Anche il tempo ha assunto ritmi e scansioni molto diverse e continuamente è sottoposto a mutamenti fatti di accelerazioni, rallentamenti improvvisi. Alterniamo periodi in cui tutto si dilata ad altri in cui si rintringe. In generale questi rientri assomigliano molto ad una sorta di immersione in una bolla di tempo che non saprei dire se lenta o veloce, sicuramente è un tempo a parte.
Abbiamo vissuto in presa diretta la differenza di clima. I portelloni dell’aereo all’andata così come al ritorno hanno mostrato nella sua chiarezza i 10 gradi di più che ci sono da questa parte del mediterraneo. Allo stesso modo in cui abbiamo sentito la differenza che c’è nel non vedere per una intera settimana il sole. Partendo da bergamo nel mezzo della nebbia ho potuto costatare, passandoci attraverso, i due megastrati di nubi che separano il norditalia dal sole: sembrava (per quelli che lo hanno visto) una scena di matrix 3.
Tornando a casa in metro i valenciani mi guardavano come un essere strano così imbaccuccato nel mio maglione, sciarpa di lana e giaccone da montagna. Loro che al massimo avevano una felpina, se non proprio una camiseta estiva.
Rispetto a settembre abbiamo progetti meno ambiziosi e forse una maggiore pace rispetto ai prossimi passi futuri. Come una sessione di cabaret continua il rimpallino con l’isep clinic, il centro che mi ha offerto un lavoro, poi non più, poi di nuovo forse, poi magari ci sentiamo, poi niente ancora. Mi sono ritrovato un messaggio in segreteria per fare un’altra entrevista ma penso che lascerò perdere perché di follia siamo giá a tope anche senza l’isep.
Dall’italia si muove qualche timida possibilitá di lavoro a distanza approfittando della mia nuova attitudine a volare e delle a volte imbarazzanti offerte ryanair.
Ci hanno chiesto che facciamo lì a valencia, che programmi abbiamo per il futuro, quando torniamo e quando pensiamo di mettere la testa a posto. Sì perché va bene tutto ma non ad un certo punto bisogna tornare coi piedi per terra. Il gioco è bello finchè dura poco. Ci siamo trovati molto in difficoltá nell’offrire risposte a queste domande, un po’ perché non le abbiamo, un po’ perché forse quelle poche che abbiamo non sono ancora abbastanza chiare da essere condivise. Nel complesso possiamo dire che stare qua abbia un effetto molto salutare, come una specie di cura giornaliera che ci rende ogni giorno più padroni della nostra vita. Certe cose prendono senso solo guardandole da una particolare prospettiva che mi rendo conto non sia facilmente accessibile da fuori, come del resto non lo è sempre neanche da dentro. Valencia o non valencia qualcosa è cambiato e tutto si sta aprendo in un modo nuovo dinanzi ai nostri occhi. L’esigenza più forte è quella di ritrovare, in qualcunque posto sia, un modo di vivere che sia più naturale di quello a cui siamo abituati, dove il tempo non sia una cosa che manca ma un ritmo in cui stare. Dove ci sia lo spazio per incontrarsi e non solo per sfiorarsi in superficie, dove ci sia la possibilitá di sentirsi parte di qualcosa di più grande e non dispersi nel caos.

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L’atteso inatteso


Ci sono voluti 3 mesi e una settimana e ben 11 partite di campionato ma alla fine ho segnato il mio ingresso ufficiale nel futbol sala spagnolo. Come spesso accade in queste occasioni la possibilitá di mettere un piede in campo in una partita ufficiale è giunta nel momento meno atteso, a cavallo di un mio viaggio in italia e quindi con una settimana di allenamenti un po’ discontinua. Ma sará che qui in spagna le cose non seguono le stesse logiche a cui ero abituato. Anzi non le seguono proprio.
Credo resterá indelebile nella mia memoria il momento in cui, prima della partita, il mister dá i 5 di partenza: chuchi, pitu, macsi, sergi y tomi. E io che non capisco bene. Mi sembra di aver colto il mio nome ma non se sono sicuro. Poi vedo i miei compagni avvicinarsi a darmi un cinque e a dirmi: vamos macsi! Tranquilo! E allora capisco.
Tutto si sviluppa in pochi minuti e mi ritrovo in campo da “titolare”, come ai vecchi tempi e come non mi capitava da parecchio, più o meno dall’ultima partita di campionato ad ascoli con il forlì, 18 aprile scorso. 7 mesi abbondanti che mi sono ripassati in un lampo davanti agli occhi, in tutta la fatica e l’ostinazione messa pezzettino dopo pezzettino, giorno dopo giorno, fino ad essere lì davanti al calcio di inizio di deportivo alcantarilla-levante.
Pero, vamos por partes: ma andiamo per ordine.
La trasferta in quel di alcantarilla è una di quelle esperienze da togliere la voglia di essere uno sportivo a chiunque. Alcantarilla è una cittadina nei pressi di mursia. Più o meno 3 ore di autobus a sud di valencia. Partiti alle 13e30, un po’ autostrada, un po’ superstrada, un po’ strade normali, un viaggio interminabile. Tutti i gadget e tutte le migliori strategie per far passare il tempo sono state vane e già il solo viaggio di andata è stato davvero una prova notevole. Forse sará il tipo di pulman, forse sará la guida sportiva dell’autista ma di fronte a questo viaggio wolkman , libri, dormite, chiacchiere, fumetti, meditazioni non sono serviti a un granchè.
Pranzo a metá viaggio con panino comprato al bar davanti al ritrovo e consumato per terra nel piazzale dell’autogrill. Per questo giro abbiamo cambiato gusti: salsiccia e patate o bistecca di maiale e patate. Incredulo, come ormai non dovrei più essere, mi prendo il mio pacchetto bisunto e mi metto per terra a mangiare. Da bere coca cola per tutti. Per finire qualche banana per chi la vuole.
Forse anche questo modo di mangiare non aiuta. Arriviamo al campo alle 17e10. si gioca alle 18. una sigaretta per i fumatori poi ci accorgiamo che il campo è sbagliato. Intanto il pulman è scomparso: l’autista se ne è andato al bar. Recuperiamo a distanza di un kilometro autista e pulman e andiamo alla ricerca di un altro pavellon (palazzetto) con le incerte indicazioni del barista. Arriviamo a destinazione alle 17e30. ci cambiamo veloci e facciamo un riscaldamento piuttosto frettoloso. La mia testa sta esplodendo, ho una specie di nausea post viaggio e una fame che non ci vedo. Poi nello spogliatoio avviene il miracolo che vi dicevo. Raccolgo tutte le mie residue risorse e riesco a confezionare 5 minuti e mezzo di discreta qualitá, poche sbavature, cose semplici, difese e movimento. Purtroppo un’autorete di un compagno e un gol raccambolesco in mischia davanti all’area danno il doppio vantaggio agli avversari e si chiude qui la mia prima a teatro.
Credo che anche i miei compagni abbiano risentito del viaggio tanto che la partita finisce 5 a 2 accompagnati dalla tromba dei tifosi avversari che celebrano il nostro funerale: qui in spagna sono piuttosto goliardici in fatto di tifo!
Tutti a casa e altre 3 ore disperanti di pulman. I miei compagni si gettano sui sacchetti della merenda con tutte le più grandi schifezze possibili, dalle ciambelle americane, ai panzerotti di pisto (pomodoro, tonno e cipolla), ai grissini al formaggio. Io mi rifugio anche nel ritorno nel panino maiale e patate, proprio per non vomitare. A metá strada facciamo pausa pipì in un autogrill dove sono annidati i tifosi del levante calcio che ci guardano entrare con aria indagativa vedendo le tute e il simbolo del levante ma non capendo chi siamo. Ma a parte qualche sguardo curioso, nessun autografo, nemmeno questa volta. È stato carino pensare che quel centinaio di persone fossero i nostri tifosi e vederli con le stesse maglie che usiamo per giocare.
Durante il viaggio c’è il tempo di festeggiare il gol di villa contro il mayorca e di smadonnare im spagnolo per il rigore contro a 10 dalla fine: qui il tifo è una cosa seria, una questione di cuore!
Arriviamo a valencia alle 23e30 e di me non è rimasto più nulla. Vado a prendermi l’autobus in plaza del ajuntamiento per tornare a casa e sento l’arietta pungente dell’inverno che ha fatto capolino anche da queste parti, 28 novembre. Varco la porta di casa a mezzanotte passata per una 11 ore complessiva di trasferta. Mi porto a casa questo debutto inaspettato ma per il quale ho esperato tanto. Ha avuto un prezzo alto ma la sensazione è stata molto bella. Il mister ha detto che sono andato bene anche se penso di poter fare qualcosina di meglio.
4 partite al giro di boa.

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miércoles, 18 de noviembre de 2009

V DIAS - V de v doble v doble v doble

Ieri sono stati 5 mesi di spagna. 17 giugno, 17 novembre. Passati veloci, passati che neanche ce ne siamo accorti. Da un certo punto di vista passati anche giusti.
Comincia ad essere un buon pezzo di strada per capire qualcosa di più di quello che saranno i mesi a venire. Messo da parte il lavoro (la situazione è piuttosto grigia anche da queste parti e le possibilitá apparse all’orizzonte qualche tempo fa sono sfumate nell’attesa).
Messa da parte l’idea di ricostruire qui quello che avevamo in italia (con un appartamento tutto nostro con le tante comoditá di cui ci eravamo circondati).
Messa da parte l’illusione di trovare qui un paese migliore del nostro (per poi ritrovarci nello stesso sistema nel quale siamo tutti assorbiti, qui a valencia solo qualche anno in ritardo rispetto all’autodistruzione di reggio emilia, ma stanno correndo veloci verso lo stesso baratro).
Si apre l’idea di lasciarci un po’ andare alla corsa degli eventi e restare in attesa.
Stiamo riscoprendo nell’apparente nulla e nell’inutilitá produttiva delle nostre giornate tante piccole cose preziose, dal pulire la verdura, al fare il pane in casa, a coltivare l’insalata, a passeggiare, mangiare con calma, cucinare insieme, sperimentare percorsi nuovi, viaggiare, a prenderci il tempo per pensare, per fare tutte quelle cose che avresti voluto fare ma per mille ragioni non riuscivi. Sono 5 mesi che ogni settimana scriviamo di quello che ci sta succendendo e anche questo è un regalo grande.
In questi ultimi giorni sono successe tante cose ed è difficile metterle in fila in un post senza rischiare di perderne la bellezza.
Siamo stati nella fattoria di un nostro amico valenciano a piantare cipolle e insalate, a togliere erbacce, mettere in ordine una campagna inordinabile, a gestire 25 bambini incontrollabili in mezzo a cani, gatti, cavalli, biscotti, panini, dettati in valenciano, galline, domande, risposte, professori pazzi, domande incomprensibili, zucche, canzoni arabe, sguardi sorpresi perché sei italiano e ad un bambino sembra incredibile, peperoni da tagliare, patate da sbucciare, farina da amalgamare, mandarini e arance da tutte le parti, albe e tramonti da contemplare stupiti come se fosse qualcosa di raro, mani screpolate, letti improvvisati, campi sterminati.
È stato bello sperimentare un altro modo di vivere, un altro ritmo per certi versi tanto naturale quanto innaturale. In un paesino a 20 kilometri da valencia dove davvero ti devi ingegnare per non essere risucchiato al suo interno, nella sua dimensione un po’ stretta e per certi versi desolata. e allo stesso bellissima quando riesci a isolarti da tutto il resto e il perimetro del tuo sguardo è l'orto dove cresce qualsiasi cosa.
Sono stati giorni belli, di un sole quasi estivo, 26 gradi, maglietta corta, pantaloncini e sandali per questa assurda metá di novembre. E in effetti non ci credevo ma il clima ha la sua importanza, quando ancora ti sembra che l’estate non sia mai passata del tutto. E ogni mattina guardi per aria e vedi azzurro e neanche una nuvola. O devi decidere se ci sta di andare a fare un giro al mare di mercoledì.

Stiamo pensando se possa fare per noi vivere qualche mese in campagna e spostare radicalmente le nostre prospettive verso un orizzonte sostanzialmente nuovo che ancora non sappiamo bene dove porta.
Ieri sera siamo stati ad un laboratorio di riparazioni di biciclette talmente disorganizzato da non sembrare vero, con la televisione locale a fare interviste e noi a dire che non capiamo lo spagnolo perchè la tv mette sempre soggezione. Avvita qui, stringi lá, e poi il nostro improbabile capo meccanico che dice davanti alla telecamera sollevando una catena arrugginita da bicicletta: questa è l’unica catena che dá la libertá! In effetti non è male essersi svincolati dalla macchina e pedalare avanti e indietro per queste strade confusionarie di valencia. Ogni viaggio costa fatica, ti senti un po’ limitato nei tuoi orizzonti spaziali, in questa incessante ossessione perché non ci freghino le 2 sgangherate biciclette di super seconda mano. Ma è anche piacevole sentirsi svincolati da tante altre cose e accorgersi che se la benzina sale non ha più tanta importanza.
Ci sono giornate in cui il rumore del computer ci accompagna, quella specie di condensato dove tutto si può trovare e che tutto ciò che serve può contenere. A vedere che succede in italia, ad organizzare spostamenti, nuovi progetti, piani più o meno scollegati dalla realtá, a scrivere, a parlare con questo e con quello, a vedere film, ascoltare canzoni.
La prossima settimana torniamo in italia qualche giorno a vedere l’effetto che fa.
Portando dietro il cappottone e un pezzettino diverso di noi da condividere.

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EL TRANSALPINO - No se que, no se cuanto


Ormai alla soglia dei 3 mesi di futbol sala il bilancio provvisorio si fa piuttosto magro.
2 convocazioni, 0 minuti giocati, 21 euro e 20 centesimi guadagnati, una serie di settimanali frustrazioni da digerire.

Come partenza niente male. Decisamente speravo in qualcosa di meglio. In compenso le difficoltá sembrano aumentare di giorno in giorno e nella squadra non si respira una bella aria con tante tensioni sotterranee che ultimamente sono sfociate in un aperto litigio tra il leader del gruppo e l’allenatore con un confronto verbale al limite della rissa.
Con grande fatica sto cercando di trovare uno spazio in un gruppo molto confuso, dove gli equilibri sono in costante movimento e non riesco a capire dove poter mettere le mani.
A parziale consolazione ogni tanto sento frasi che ho sempre considerato in passato di circostanza come: “c’è gente che non gioca mai e si allena sempre senza dire niente!”, “cosa dovrebbe dire chi non ha ancora toccato il campo, dovrebbe chiamare la camorra siciliana?”. e scopire che nella loro banalitá per lo meno sono un piccola consolazione.
La scorsa settimana ho avuto la mia seconda convocazione. Altro interminabile viaggio questa volta fino ad alcoy, il paese famoso per la battaglia dei mori e dei cristiani, una incredibile simulazione di una battaglia storicamente accaduta che dura un’intera settimana.
Partita poco divertente, con molta difesa e poco più, pareggiata da noi in extremis per il terzo empate consecutivo. Mi sono gustato i paesaggi lungo il viaggio di andata e il panino jamom y queso e poco più, niente da aggiungere in agenda per questo giro.
La settimana prima dalla tribuna mi sono guardato in un incredibile 5 pari nel derby contro il valencia con 3 gol negli ultimi 40 secondi di gioco. Ma nel complesso anche questa partita ha lasciato un po’ a desiderare, soprattutto da parte nostra.
Adesso me ne torno un po’ in italia e tra questo fine settimana che non ci saró e la prossima settimana che mi alleno a metá ormai siamo agli sgoccioli del girone di andata. E dovró decidere se vale la pena di sbattermi ancora all’interno di questo caos oppure ripartire da capo da un’altra parte. oppure mettere definitivamente nel trastero le mie orani consumatissime agla bianche.
Mi perderó anche il giocatore piú bravo degli ultimi dieci anni di futbol sala spagnolo, un 37enne che ha fatto la storia del calcio a 5 qui in liga de honor e ora, dopo 2 anni di inattivitá, ha pensato di venire a tirare due calci nella nostra categoria.
La scorsa settimana ho portato la benni e vedere la squadra di serie A2 di valencia ed è stato uno spettacolo. Anche lei, che di questo sport non ne capisce molto, è uscita entusiasta da una partita giocata a mille all’ora al limite dell’incredibile, con la palla che passava in spazi che non c’erano e tutti che correvano come matti da un angolo all’altro del campo. Mi ha detto che non sa se riuscirá più a vedere una mia partita con gli stessi occhi ora che ha scoperto come sono quelli bravi!
E come darle torto. Con tutte le azioni accompagnate dalla banda musicale dell’universitá tutto sembrava ancora più bello. Alla fine 2 a 2 anche tra valencia e ibiza e merendine per tutti.
In italia intanto il forlì viene asfaltato dalla reggiana e il bagnolo perde i pezzi per strada. Mi sono immaginato tante volte come sarebbe stato essere a giocare in italia e non sempre è facile abbandonare l’idea di un ritorno in grande stile pensando di non aver ancora tagliato i ponti con gli ultimi 10 anni della mia (va bene ,lo ammetto, risicata) carriera sportiva.
Poi lo so che non è mai semplice e ogni anno, ogni posto ha le sue difficoltá e io quest’anno ho le mie con le quali fare i conti. Per quanto appaia tanto insensato e inutile proseguire su questa china.
Nei miei ritorni notturni, attraversando in bici la cittá ormai dormiente, mi faccio mille viaggi mentali alla ricerca di un appiglio che possa giustificare anche quest’ultimo allenamento. In una battaglia con me stesso davvero snervante.
E attraverso incroci deserti, costeggio campi di calcio dove i ragazzi sudamericani giocano fino a notte inoltrata, ripetendo per l’ennesiva volta lo stesso percorso degli ultimi 3 mesi fatto di semafori rossi, piste ciclabili, marciapiedi, persone disperse nella notte, accompagnatori di cani prima di andare a dormire.

Buonanotte.

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martes, 10 de noviembre de 2009

¡Que aproveche!

a grande richiesta (due) ecco le ricette dei mangiarini che abbiamo scoperto o sperimentato qui in spagna.

 ARROZ AL HORNO (Juan y Chyo): si legge arroz al orno visto che la h e muta. le quantita' sono assolutamente a piacere. si fanno rosolare le costine (tagliate a tocchetti di 3-4 cm circa) con il chorizo(una specie di salsiccia di sangue tutta nera), il bacon (che e' un po' tipo pancetta), la cipolla e l'aglio (con la buccia!?) e le verdure da brodo, si tolgono bacon e chorizo (che si usano ancora x rosolare il riso) e si copre d'acqua e si fa appunto brodare il tutto, a parte si cuociono le patate (se siete bravi lesse al dente, se siete dei porcelli come juan praticamente


fritte) , si mettono in una teglia, si aggiunge il riso (rosolato con bacon e salsiccia) , la carne del brodo (il chorizo si e' spappolato ma penso che le nostre salsicce possano reggere la cottura...)
 e i ceci (gia' lessati) non si mescola ma si cerca di disporre patate e carne in modo equilibrato, dopodic si mette il brodo, 1 volume di liquido x ogni volume di riso + 1 volume extra se come juan avete perso il conto... si affetta 1 pomodoro grande tipo cuore di bue e si appoggiano le rondelle sopra il tutto come decorazione, si danno dei colpetti alla teglia x far assestare bene il tutto e che il brodo arrivi ovunque e si mette al forno. e' pronto quando il pomodoro comincia a farsi un po' secchino. mangiato ad agosto e' a decorso fatale, in inverno o mezza stagione sarete fuori combattimento solo x un paio d'ore. pero' davvero strabuono.

 TORTILLA DE PAPAS (Juan): ovvero frittata di patate, piatto supercomune al


punto che si compra al supermercato gia' fatta tipo sottovuoto (fa un po' impressione). ci vuole una padella dai bordi alti perche' deve venire alta tipo 2-3 cm. si cuociono le patate tagliate a fettine e poi a meta' con olio e sale, si sbattono le uova e una volta cotte le patate si incorporano alle uova mescolando un po'. si scalda bene la padella e si versa dentro tutto, si copre e si abbassa la fiamma, quando la parte sopra non e' piu' liquida si toglie la frittata, si riscalda bene la padella e si rigira la frittata, si ricopre e si riabbassa la fiamma fino a cottura ultimata.

DORADA AL SARTEN: ovvero orata in padella. non so come mai tutti questi anni mi sia besiata con 'sta storia del pesce complicato da cucinare...


in realta' immagino ci siano pesci complicati ma questo e' davvero un modo semplicissimo e il pesce e' una bonta'. probabilmente il fatto di mangiare piu' pesce qui e' dovuto al fatto che costi meno e che essendo vicino al mare lo trovi quasi sempre e piuttosto buono. comunque, la dorada ce la pappiamo alla padella aperta in 2 con un po'di erbette, aglio e sale grosso, oppure sempre in padella ma chiusa, con la pancia ripiena di cipolla e aglio, sale e quello che c'e' in casa di verde, avvolta nell'alluminio e con la padella coperta. in entrambi i casi e' rapida e buooona!

GAMBAS: gamberi. a pinarella avevamo imparato a farceli alla griglia,


ma anche loro in padella vengono piuttosto bene, o normali con aglio e prezzemolo e una sfumata col rom di arturo o anche rossi con un po' di pomodoro (fresco se e' estate) e pimiento rosso dolce hanno il loro perche'.

CLOCHINAS O MEJILLONES: cozze. le clochinas sono le piccole tipiche del mare di qui e ci sono solo


d'estate, i mejillones sono quelle grosse che troviamo piu' spesso in italia e vengono dall'atlantico. impepate sono buone entrambe, le piccole piu' saporite, le grandi piu' morbide.

TELLINAS: sono simili alle vongole ma piu' ovali, bianche fuori e violette dentro, se ho capito bene in italia sono rarissime perche' le nostre pesche sconsiderate le hanno praticamente estinte. qui possono pescarle rispettando il periodo di riproduzione per evitare di fare la stessa fine nostra...


ancora non le ho cucinate ma credo si facciano come le vongole, sono saporitissime e si mangiano come tapas e vorresti non finissero mai...

CALDO DE CARNE: per la prima volta ho prodotto un brodo tutto naturale, pezzi di carne di varie bestie, ossa, cipolla, carota, aglio e una gambina di prezzemolo, il sedano non era un granche' e quindi non l'ho messo... tutto in acqua e a bollire pian pianino per tipo 2 o 3 ore, la mattina dopo l'ho filtrato (2 volte) e colato e ce lo siamo pappato domenica, tutti gli ospiti ne han preso 2 piatti quindi direi che l'era propri boun. certo coi passatelli sarebbe stata un'altra cosa ma anche il brodo cosi' per me ha sempre il suo perche'.

COLIFLOR EN CREMA DE PATATAS: cavolo in crema di patate. lessando le patate a tocchi nel brodo ho cotto i cioppini di cavolo a vapore messi sopra separati

dalla grata x fare le cose al vapore, una volta cotti al dente i cavoli li ho messi nella pirofila. tirate su le patate dal brodo le ho passate al minipimer con l'aglio e il prezzemolo aggiungendo brodo fino ad ottenere come una crema.
 versata la crema sui cavoli e spolverata del poco parmigiano rimasto dalle scorte che ci ha generosamente portato Albert passata tipo 10 minuti al grill al forno x fare la crosticina. buono buono, da fare in una bella giornata da finestre aperte visto l'aroma di morto del cavolo ma assai appetitoso. la ricetta richiedeva burro a manetta ma anche senza e' buono, la prossima volta mettero' un po' di sale nel brodo.

FIDEUA': non traducibile... e' praticamente una paella pero' al posto del riso si usa una specie di pasta tipo spaghetti corti che si chiamano fideos noi ne abbiamo mangiate 2 vegetariane a casa di raul, cotte nel mega paellero con fuoco di legna... mmmm... quindi, si fa un fuoco piccolo ma continuamente alimentato e tenuto ben vivo, si cuociono a parte le verdure a foglia x il brodo e si pulisce e tocchetta tutto quello che c'e', quindi cipolla, aglio, melanzane, fave, fagiolini, carote, peperoni, zucchini, zucca ecc, si rosolano gia' sulla paellera e quando comiciano a essere dorate si aggiungono i fideos, si rigira e si comicia ad aggiungere il brodo avendo cura di mantenere il fuoco sempre circa alla stessa intensita'. da farsi con tanti amici cosi' non ti suicidi al dover pulire tutta la verdura!! davvero una bella ricetta per mangiare e stare in compagnia.

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jueves, 5 de noviembre de 2009

v como ver el mundo



4 novembre e ancora fa caldo. Siamo ogni giorno più stupiti di questo clima che tiene botta e ci permette ancora di andare in giro con la maglietta e la braghe corte. In questi giorni siamo anche stati al mare e quando il sole esce è uno spettacolo. La spiaggia è deserta e sembra di essere fuori dal tempo e dallo spazio.
C’è molto movimento da queste parti anche se non si sta ancora concretizzando in niente di definito. Le nostre testoline stanno macinando a ritmo serrato e questo periodo di apparente vuoto si sta rivelando molto salutare per riprendere contatto con noi stessi e con i nostri progetti più importanti e sognati. Nelle nostre ricercha abbiamo scoperto come ci siano un sacco di movimenti in giro per il mondo fatti di persone che cercano di dare un senso alla loro vita cercando un modo di vivere il più possibile fuori dal sistema. Ed è incredibile raccogliere tutte le storie e gli esempi di chi da tempo ha giá pensato e messo in pratica qualcosa di diverso dal produci-consuma-crepa.
La cosa che mi è rimasta impressa è che per tutti non si è trattato di un passaggio semplice e neppure immediato: qualsiasi sia stato il punto di partenza e di arrivo c’è voluto una buona dose di ingegno, di coraggio e una quantitá notevole di piccoli adattamenti.
Stiamo abbozzando qualche pista di azione e per la prima volta ci sembra di muoverci verso una direzione buona che non sia solo aspettare che finiscano i soldi per tornarcene a reggio.
È tutto in divenire e la variabili in gioco tantissime e incontrollabili.
Ci sono anche delle belle scoperte fatte in questi ultimi giorni. Ho sperimentato alcuni corsi di tai chi ritrovando la mia mai sopita passione per questa folle arte marziale.
La ricerca invece di un taller di percussioni è ancora in alto mare e oggi abbiamo assistito ad una giornata di corso di percussioni afro-brasiliane con tanto di fischietto e di coretti dentro ad una sala prove di quelle che mai avresti pensato di trovare in quella strada e dietro quella porta.
Il mio volontariato comincia a prendere forma. Mi hanno affidato delle interviste con alcune persone immigrate dall’africa. Devo intervistare e trascrivere le interviste per poi poter pubblicare dei piccoli quaderni per conoscere meglio i rispettivi paesi di origine. È molto interessante vedere i diversi punti di vista di chi emigra con tutt’altro progetto e condizioni di partenza. E una volta di più ho capito che non sappiamo niente di queste persone. Quante cose dovremmo imparare da loro , da sempre in crisi su tutto, in una situazione insostenibile e spesso con la sensazione di non avere una via di uscita eppure con l’idea di imparare, sacrificarsi, darsi da fare e scambiare con tutti.
Abbiamo conosciuto un ragazzo cinese. È stato molto istruttivo fare due chiacchiere con lui che ci ha offerto uno sguardo che una volta di più ho capito di non avere, lo sguardo che riesce a comprendere tutto il mondo e non solo il pezzetto di europa che usiamo come metro di paragone per misurare le nostre sfighe e le nostre fortune. Ci ha parlato del suo paese dove si produce tutto quello che si vende nei negozi cinesi di tutto il mondo, di una cina piena di contraddizioni e diventata tanto grande quanto insostenibile. E sono caduti velocemente tutti i miliardi di luoghi comuni sui cinesi che non muoiono, sui nomi senza senso, sulla cucina di gatti e topi. Forse ci rivediamo per andare a mangiare nel ristorante cinese per cinese così possiamo capire quanto è diversa la cucina cinese dal pastrocchio che siamo abituati a considerare cibo cinese. A per concludere mi rimane l’immagine di io e sai chin che camminiamo verso casa mentre lui mi parla in spagnolo di hegel e del fatto che l’essere esiste solo nel momento in cui capisce che non è niente. Bellissimo!
Abbiamo conosciuto anche una ragazza del nicaragua e anche qui abbiamo scoperto un pezzo di mondo che quasi ignoravamo fatto di sole perenne a 35 gradi tutto l’anno, di cicloni e pioggie torrenziali e di stipendi di 100 euro al mese. La sua storia, come molte di quelle che abbiamo ascoltato in questi mesi, è al solito incredibile ed è l’ennesimo schiaffo alla nostra ridotta capacitá di allargare lo sguardo.
Allargare lo sguardo, questo ci stanno insegnando questi giorni e questi incontri.
Ci stiamo lavorando.

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sere nere


È un periodo piuttosto difficile questo per le mie vicende sportive. Dopo la mazzata del tesseramento prima ok poi di nuovo da rifare, le cose sono precipitate con una serie di vicende, a volte si tratta solo di piccoli dettagli che però messi uno sopra l’altro mi hanno messo ko.
Infatti dopo la notizia che avevo bisogno di fare validare il mio documento di identitá da un notaio, mi sono demoralizzato per qualche ora ma poi di buona lena mi sono cercato il nome di uno studio notarile, ho preso un appuntamento telefonico e mi sono andato a far compulsare, naturalmente a mie spese, la carta d’identitá. Convinto che questo bastasse ho portato l’ennesimo documento al mio allenatore. Con lui c’è poco dialogo, ma oltre questo c’è anche poca intesa. Fatto sta che il giovedì successivo al momento delle fatidiche convocazioni scopro che la mia ficha aun no está e che mi ficha es como acuella de cristiano ronaldo. Senza alcuna ulteriore spiegazione (è impossibile averne senza generare il caos in questa societá) me ne torno a casa molto abbacchiato e per la prima volta decido di non andare a vedere la squadra al sabato. Tra l’altro una cosa molto comune, ma che per me significa un po’ prendere le distanze da una situazione che mi ha molto stancato. La partita, mi raccontano, finisce 3 a 3 fuori casa, prendendo gol a un secondo dalla fine con un tiro da metá campo deviato da un nostro difensore. A parte questo scopro con mio grande piacere che un ragazzo della squadra si è presentato al pulman ancora parecchio provato dalla serata loca del venerdì vomitando bellamente alla faccia di chi poi non avrebbe giocato.
Decisamente le regole qui sono saltate e la lista delle cose che mancano comincia ad essere molto lunga. Non si tratta solo di acqua, casacche, abbigliamento, denaro, qui è in ballo la coerenza e l’affidabilitá di chi dice una cosa e poi la fa. Forse è una questione particolare legata a questa squadra, forse ci sono alcune cose che riguardano un altro modo di vivere lo sport e l’organizzazione del modo di stare insieme. Fatto sta che, non solo per me, le cose cominciano ad essere pesanti. La settimana precedente tra l’altro, giusto per completare il quadro, c’è stata una riunione straordinaria con il direttore sportivo per discutere di una voce circolata nello spogliatoio riguardante il nuovo giocatore arrivato dalla serie A. a dispetto di tutti i proclami più volte sbandierati sul fatto che nessuno prende una lira, è venuto fuori che come al solito ci sono le eccezioni alle regole assolute e che per alcuni i soldi ci sono. Si tratta di cifre che oserei dire simboliche ma è interessante notare come anche in spagna le cose che ti fanno venire voglia di smettere di giocare sono tante, in primis le balle e la faccia tosta di chi le racconta e poi le difende. Comunque il tutto si è risolto a tarallucci e vino alzando un po’ la voce e zittendo un gruppo di ragazzi che chiedeva spiegazioni dopo essere stato a disposizione di questa societá a gratis per circa 15 anni!
In mezzo a tutto questo marasma qualcosa di buono c’è stato. Il mister ha accolto l’invito di alcuni a provare ad ampliare il nostro modo di giocare inserendo qualche giocata per il pivot, alternando così il 4 a 0 che finora non è stato molto fruttuoso in termini di risultati. La cosa interessante è che basta cambiare modo di giocare per ribaltare i valori in campo e così anche io mi sono ritrovato a gestire pallone e movimenti in maniera molto diversa, naturalmente sempre nello stupore generale di chi ancora non è riuscito a capire se sono buono o una schiappa. Abituati a giocare a 4 alcuni sono un po’ impacciati e su questa maniera di giocare credo che forse in italia siamo un po’ più avanti e la giocata del rotondo, che qui ignorano, mi sembra ancora nel complesso la più efficace.
È stato un periodo molto tosto e sono stato davvero ad un passo dal mollare tutto e tutti. C’è una passione molto forte che mi sostiene in questi momenti, nei miei ritorni a casa in bicicletta a mezzanotte con lo zainetto sulle spalle, nel mio sentirmi trasparente e a volte invisibile nonostante tutti gli sforzi fatti che sembra ogni volta di dover ripartire da capo.
Oramai mi aspetto di tutto e questa esperienza, la vedo aperta a tutti gli epiloghi possibili. Sabato comunque vada, dopo la partita vado a vedere la squadra di A2 che gioca in casa dopo di noi. Sono curioso di vedere questi mostri. Poi vi aggiorno.
Infine in bocca al lupo a tutti. Seguo le vostre vicende, i vostri alti e bassi. Un po’ mi mancano certe cose che erano diventate piccoli rituali, le telefonate dopo la partita, i risultati delle altre, la pizza a metá settimana, i soliti discorsi e i soliti racconti giá fatti un milione di volte, gli stessi problemi sempre uguali a se stessi nonostante gli anni e le squadre. Però da un altro punto di vista non mi manca l’essere lì, forse sto cercando qualcosa di diverso che questo sport non mi può più dare.
Si avvicina a grandi passi il momento dei saluti.

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lunes, 2 de noviembre de 2009

V de Vagabundear

ed ecco Novembre.


ieri sera Javi mi ha annunciato l'approssimarsi dell'autunno e anche se stamattina il cielo azzurro continuava a far l'estate mi son accorta che in effetti e' ora. non posso promettere qui ed ora che non andro' piu' al mare fino a primavera ma dopo quasi 7 mesi di spiaggia (contando anche quelli a primavera a pinarella) mi rendo conto che se non venisse freddo potrei continuare cosi', passando tutte le giornate o quasi in spiaggia, anche senza fare il bagno, solo per la sensazione di quiete, di casa, di bello, che restare al sole e accanto all'acqua mi dà.
se non ci fosse un domani, un fra un anno, un poi, potrei davvero fermarmi qui. cosi'.
mentre
 "...cosi', quando questo c'e' dato/ aneliamo ad altro ancora/ e un'egual sete di vita/ perennemente ci affanna." 

e quindi ecco l'autunno, con un mese di ritardo pero' sono qui. la stagione del raccogliere e preparare per l'inverno che verra'. ho cicalato tutt'estate e anche se la mia tana sara' calda e non manchera' il cibo ugualmente si e' intrufolata con i primi spifferi freddi una certa inquietudine, come una cattiva coscienza non invitata ma che si presenta a braccetto con i progetti futuri e mette bocca in tutte le conversazioni.
tutt'estate ho seminato entusiasmo e curiosita' e i miei raccolti autunnali mietono dubbi, incomprensioni e solitudini intellettuali. finite le chiacchiere assolate, le notti e giorni senza ore, dove tutto e' possibile, seppur con un certo ritardo e maggiore tranquillita' e fancazzismo si ricomincia anche qui.

la macchina si mette in moto e ricomincia a macinare, sbuffare e con tutti gli acciacchi e le contraddizioni, con gli operai a volte stritolati marcia, va, si muove e cammina, con una meta ignota ai piu' ma con il motto dell'importante e' andare
e io, noi, per ora restiamo a piedi. dopo aver volato, ruzzolato, surfato veloci e irraggiungibili tutt'estate, restiamo qui, a bocca aperta a rimirare questo castello errante  di gente che riparte, gemendo e sbuffando ma andando. e noi qui. a tenerci la mano per rassicurarci un po' a vicenda che va bene cosi'. che non c'e' nulla da temere. che ancora per molto tempo restera' in vista, che con pochi passi potremo risalire a bordo, ma che forse, se resisteremo abbastanza, un giorno sparira' dietro la linea dell'orizzonte, e potremo vedere che il mondo non sparisce con lui.

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