V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

lunes, 28 de septiembre de 2009

el transalpino

Amici del calcio a 5 bentornati all'angolo del fubito español. Dopo una piccola pausa facciamo un rapido aggiornamento sulla situazione sportiva qui a valencia.
Mentre ero in italia è cominciato il campionato. In collegamento via facebook ho saputo del super esordio in terra alicantina con un sonante 4 a 1 al santa pola. L'impresa ha avuto anche un po' di eco sui vari siti del settore e anche un trafiletto su un giornale locale. Grande entusiasmo: il levante-dominicos è una squadra neopromossa e qui a valencia c'è un discreto interesse attorno ad essa dopo la fusione con il levante calcio.
Al mio rientro ho ritrovato quindi dopo quasi 2 settimane il gruppo molto carico e mi sono stupito di me stesso dellla rapiditá con cui mi sono riabituato a giocare parlando in spagnolo e al contempo riuscire piu' o meno a fare tutte le cose che finora l'allenatore ha messo sul campo, palle ferme comprese. Ci sono finalmente anche le casacche e questo ha di molto migliorato le cose per me.
Ho scoperto pero' che la mia pratica per il tesseramento si è arenata a roma in attesa di ulteriori sviluppi per il transfer con data piu' che mai incerta. Quindi me ne sto a guardare per un po'. Penso che non mi faccia poi tanto male visto che i miei compagni sono tutti molto in gamba e non mi sembra ci sia una grande fretta di inserirmi visto il buon inizio e la lunghezza della rosa (ad oggi siamo in 14, qui non ci sono i 3 giovani che non giocano mai, o sei in prima squadra e allora giochi, oppure sei nelle giovanili o vai da un'altra parte).
Sabato scorso mi sono quindi visto dalla tribuna la prima in casa contro l'ibense, una squadra che non ho capito da dove viene. Ho portato anche la benni a godersi lo spettacolo. È stata una partita divertente. Primo tempo 2 a 0 per gli altri poi 4 gol di fila per noi, poi pareggio dell'ibense e gol nel finale molto discutibile per un sospetto fallo di mano mentre tentavamo la carta del portiere di movimento per vincere la partita. Come spesso accade in questo sport quando si è sul filo a volte va bene, a volte gira male. Comunque mi è piaciuto parecchio il coraggio di provarla a vincere. Il livello come intuivo dagli allenamenti mi sembra piu' alto che in italia. Soprattutto da un punto di vista tecnico: la palla gira di piu', c'è un maggiore possesso e maggiori fraseggi con l'uomo nel mezzo. La cosa bella è che in ogni squadra ci sono molti ragazzi giovani che giocano anche dei bei pezzi di partita. Forse si pecca un po' sul piano atletico ma la partita nel complesso è piacevole. anche la benni ha approvato.
Per la prima in casa c'erano un centinaio di persone e poi anche il gruppo di tifose in versione cheerleaders, con tanto di divisa ufficiale e trucco per l'occasione.

E' stato un po' strano vedere tutte le fasi prepartita da fondocampo, un po' perchè era parecchio tempo che non facevo il professore da fuori, un po' perchè molte cose sono fatte diversamente, riscaldamento, appello e presentazione della squadra comprese.
Per ora la preparazione è terminata con l'ultima settimana piena di allenamenti. Da lunedi' si parte con la routine lunedì e giovedì prima nel parco poi nella struttura del comune vicino al centro, mercoledì in orario quasi notturno (22-24) nella palestra vicino al mare.

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domingo, 27 de septiembre de 2009

v como veo mas lejos

In queste ultime settimane c'è stato parecchio movimento. Non che in questo particolare momento storico non ve ne sia giá in abbondanza, ma in particolare il nostro primo ritorno in patria e il conseguente ri-espatrio a valencia si sono giustamente presi parecchio spazio, soprattutto mentale.
E` stato molto bello tornare a reggio, la lontananza ci ha aiutati a guardare la cittá con occhi nuovi e il tempo limitato della visita ci ha obbligato ad intensificare ogni azione, ogni incontro, ogni chiacchiera rendendo queste 2 settimane quasi irreali. Tanto intense sotto ogni profilo da sembrare una specie di bolla spazio-temporale svanita di colpo con il solito terribile volo rayanair bologna-valencia.
Per qualche giorno abbiamo fatto i soliti paragoni sul clima, meglio qua, meglio la'. Poi una pioggia tropicale ci ha sommerso per qualche giorno. Abbiamo scoperto che è una cosa normale e che ha anche un nome: la gota fria, la goccia fredda. Poi è tornato il sole e abbiamo fatto anche il bagno al mare. Riprendendo ancora i soliti commenti meglio qua, meglio la'.
A parte questi insignificanti particolari ci siamo velocemente riadattati alla nostra vita valenciana fatta di lunghi tempi per ogni cosa, di pochi impegni fissi e molti da inventare giorno per giorno.
Tanto tempo a disposizione stimola parecchio la riflessione e ci capita sempre piu' spesso di ragionare sulla follia del mondo in cui viviamo e dello stile di vita a cui questo mondo ci obbliga.
Di certo non è sostenibile vivere come stiamo facendo oggi, senza un lavoro e senza un obiettivo comprensibile da un punto di vista economico. Allo stesso modo non è neppure sostenibile vivere nell'insofferenza che trasuda dai discorsi di chi nel sistema cerca di starci meglio che puo' ma con sempre maggiore fatica. E questo a valencia come a reggio emilia. Forse qui ho la sensazione ci sia ancora un piccolo margine rispetto all'italia dove mi pare abbiamo da tempo scollinato. Credo che questo margine ben presto anche qui verrá rosicchiato pian piano dalla nostra cosiddetta modernitá.
Abbiamo incontrato diverse persone che ci hanno presentato modi alternativi per vivere, alternativi anche al nostro che ha il contro di essere poco sostenibile (e che tra l'altro nessuno capisce nemmeno da queste parti!). C'è chi fa il cameriere 3 sere a settimana e vive al minimo delle spese ma con tutto il resto del tempo per sé. Chi fa il cuoco e cambia cittá ogni 3 mesi non appena ha abbastanza soldi per spostarsi alla ricerca del posto dove vivere in modo piu' stabile. Chi occupa una fattoria abbandonata e vive di un'agricoltura fai da te e poco piu'. Chi invece ha risparmiato qualche anno per farsi il giro del mondo fino ad esaurimento scorte.
Cosa strane, con tanti punti oscuri e anche difficili da mettere a punto, da rendere reali, ma quantomeno sono un'alternativa di chi si è sforzato di cercare un modo diverso di impostare la propria vita. Ma qui il discorso si fa molto complicato e ogni giorno personalmente mi domando se possa esserci una strada diversa, un modo diverso che permetta di trovare quello che stiamo cercando. Che per tutti credo sia semplicemente di dare un senso a quello che facciamo e di stare bene. E che tante volte pensiamo di aver raggiunto queste cose quando in realtá viviamo di tante illusioni.
Il valore piu' grande di tutta questa esperienza credo sia di sperimentare, forse solo per un anno, ma almeno per quest'anno, un modo di vivere più consapevole che a volte fa un po' paura, perchè ti paralizza e ti lascia vuoto dinanzi a te stesso, a volte ti fa sentire tanto carico da sembrare sulla luna.

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domingo, 6 de septiembre de 2009

v como vilo

Ci sono delle volte in cui ti chiedi cosa ci fai in un posto. Quale strano percorso ti abbia portato a fare quello che stai facendo ora, quale serie infinita di piccoli eventi abbia determinato che ti trovassi in un certo luogo, con certe persone a condividere certe cose. E spesso si tratta di cose che solo poche settimane prima avresti considerato impossibili. Impensabili.
Mi capita spessa di fare di questi pensieri, anche perché mi trovo sempre piu’ spesso in situazioni strampalate. Ho pensato cosa ci faccio io qui molte volte da quando sono in spagna: quando abbiamo dormito in 2 in un letto singolo senza lenzuola nella casa di uno sconosciuto slovacco, nell’ascensore con adur, altro couchsurfer di pamplona da ricordare per la fiducia (“qui sono le chiavi, fate quello che vi pare di casa mia, perché io vado a dormire!”), nelle notturne stazioni degli autobus a trascinare trolley rumorosi nella notte o trangugiare inafferrabili kebab, al bar con santiago, vecchietto volontario di un’associazione, a parlare di lecce e del lambrusco emiliano, probabilmente senza capirci fino in fondo su che cos’è il lambrusco. A ripetere a tutti centinaia di volte che vengo da reggio emilia… e colmare il loro vuoto espressivo con cerca de bologna… norte de italia.. e poi aggiungere che è la cittá del queso parmesano… e li’ sentire lo stupore della scoperta.
Per strada trascinando un mobile rinvenuto nella monnezza, a cena con polacchi, spagnoli, argentini, awaiani, messicani, ancora spagnoli, francesi, italiani, venezuelani, olandesi a parlare di quanto l’italia faccia schifo ma anche gli altri paesi, che in italia ci sono tanti problemi e anche negli altri paesi, che c’è la mafia, la corruzione e il fancazzismo e anche negli altri paesi, che c’è la crisi e anche negli altri paesi (ma di piu’!).
E ancora su una bici strampalata in mezzo ad una campagna abbandonata vicino al mare, oppure insieme ad un valenciano in una specie di fuoripista lungo il fiume, in biblioteca davanti al libro di cammilleri “il perro di terracota”, sul campo di calcetto sentendo il mio compagno dire “que lastima” quando sbagliamo un gol, oppure dopo la doccia a spiegare al mio compagno che in italiano il telo da doccia si chiama telo o non tovaglia, che la tovaglia è il mantel, ma il mantello è la capa, e la capa è la jefa o al massimo la cabeza. E lui che mi risponde joder!, cioè minchia!

E ancora in spiaggia a vedere la battaglia dei mori e dei cristiani, i vecchietti che mangiano sul lungo mare con la loro mesita serale e poi giocano a domino o a pachis, per strada di notte a schivare le cucarachas che ti passano vicino ai piedi.
La sensazione di non vivere veramente quello che sta accadendo è spesso molto forte, come quella di chi guarda dalla finestra la vita di un’altra persona che procede come in un televisore.
Lo sforzo di fare presa, di riprendere possesso del proprio programma, del proprio palinsesto, del proprio spettacolo è davvero difficile. Sará la difficoltá di accettare di vivere e non solo di aspettare che qualcosa accada? Di vivere tutti i casini, tutte le lentezze, tutte le incertezze, tutte le cose andate storte, tutte le delusioni, tutte le cose sgradite che ogni giorno ti riserva, qui in spagna come da ogni altra parte nel mondo?
Prendere le distanze dal proprio paese ma prima di tutto dalla propria vita, dalla propria macchina, appartamento, lavoro, gruppo di amici, famiglia, strade, bar e paesaggi è un esercizio molto utile per vedere dove sei realmente. E la scoperta può essere molto sorprendente perché spesso non lo sai dove sei. E se non sai dove sei non sai dove vai. Capisci solo che non puoi piu’ tornare indietro come se nulla fosse. E dire, va bene, è stato tutto uno scherzo, riazzeriamo tutto. Non era sul serio.

La cosa comincia a farsi parecchio interessante.
Joder!

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pretemporada 2

Finisce la seconda settimana di pretemporada. E ho negli occhi ancora l’immagine di me che cerco, con un’espressione di incredulita’, sul pavimento del palazzetto di mislata un pezzetto di nastro o di scotch.

Dopo la prima settimana terribile che ho descritto ampiamente nel primo post del transalpino (lo trovate nel mio profilo) le cose sono un po’ migliorate. Abbiamo giocato la prima amichevole in un paesino dimenticato da dio che si chiama riba roja. Abbiamo sfoggiato una tenuta verde della diadora rinvenuta non si sa dove e arrangiato pantaloncini neri e calzettine bianchi, ognuno come riusciva. La nostra prima trasferta si è trasformata in una piccola odissea, persi nella periferia della cittá, alla ricerca del palazzetto e poi di colpo mi sono trovato gettato in un frastuono di musica dance e riscaldarmi naturalmente in un modo diverso, dalla porta verso il centrocampo e in modo rapidissimo. Mi sa che il riscaldamento non piace molto ai miei compagni, ma puo’ essere che sia una questione culturale. Ho letto in un libro che gli spagnoli fanno solo quello che li diverte e il riscaldamento è ovviamente una rottura noiosa. Quindi si salta. Almeno fino ad ora.
Partita classica: noi attacchiamo tutto il tempo, gli altri chiusi nell’area di rigore a fare contropiedi micidiali. Finisce 2 a 2 con mio doppio palo finale su diagonale di sinistro.
Finalmente cominiciamo ad allenarci in palestra e la struttura non è niente male. Parquet, tutto molto nuovo, spogliatoi puliti e docce ok, grande vetrata sul rio. Emergono dei palloni finalmente calciabili, prendiamo le misura della ropa (cioè tuta, magliette e cose varie) e gli allenamenti sono anche carini con ritmo alto e tutto con la palla. Capisco finalmente come attaccare: un 4-0 in partenza con mescolato nello sviluppo una parallela da una parte e una sovrapposizione dall’altra. Il mio vocabolario si arricchisce ma ogni giorno spunta una parola nuova, a volte in castigliano a volte in valenciano, a volte solo pronunciata male.
Scopro che faremo allenamento fisico nel rio tutto l’anno perché la palestra c’è solo per un’ora. Chiedo quando piove come facciamo. E mi rispondono che a valencia non piove e se piove non ci allena! ah, delle pettorine ancora nessuna notizia.
Sabato finalmente arriva la seconda amichevole in quel di mislata, un quartiere nella prima periferia di valencia. Sfoderiamo ancora la tenuta verde diadora, ma subito sorge un problema. L’arbitro vuole i documenti e quindi anche i numeri che naturalmente sulle maglie non ci sono. La soluzione geniale è di appiccicare del nastro sui calzoncini a formare un numero componendo le varie strisce.
La cosa mi sembra molto strana e anche divertente. Mai avrei pensato ad inizio secondo tempo di ritrovarmi in panchina con i miei compagni a ricercare il modo di ricostruire un numero che naturalmente il sudore aveva fatto staccare e che ora l’arbitro esigeva per poter entrare in campo. E cosi’ mi affannavo per definire attraverso pezzi di adesvio usati o pezzi di numero caduti, una specie di numero 3 che assomigliava di piu’ ad una E stiracchiata.
Intanto gli altri giocavano con due giocatori col numero 5.
Partitaccia per noi. Praticamente massacrati dai superivali cittadini che hanno fatto un primo tempo correndo come matti e picchiandoci per tutto il campo. Risultato 4-2 con recupero nel finale con portiere volante.
Sono rimasto impressionato nel vedere come una squadra di serie c1 come il mislata giochi con tanta scioltezza e possa alternare un sacco di giocate personali e di squadra di cosi’ buon livello. C’è qualcosa ancora di poco chiaro. Il livello dei giocatori è molto alto rispetto all’italia ma il livello organizzativo è incredibilmente tirato via. L’arbitro di oggi è stato veramente uno spettacolo. Devo ancora capire se forse è semplicemente la mia squadra che ha bisogno di strutturarsi meglio, ma la scenetta del nastro è stata davvero troppo anche per me.

Non ho giocato un granchè, tra primo e secondo tempo in tutto 6 minuti effettivi. Ho trovato in effetti parecchie difficoltá a capirci qualcosa e il caos del secondo tempo, con annesse espulsione del mister, ingiurie e proteste continuate dalla panchina non hanno aiutato. Cosi’ come aver giocato gli ultimi 7 minuti col portiere di movimento.
Non è un cazzo semplice. Rai mi dice di stare tranquillo, di giocare sereno che ha fiducia in me anche se oggi l’unica cosa che avevo imparato non siamo riusciti a farla praticamente mai.
Per il modo di difendere attendo ancora delucidazioni.
Siamo partiti maluccio. Forse abbiamo preso sottogamba l’annata o forse facciamo fatica ancora ad essere una squadra. Cmq ormai ci siamo. Mercoledi’ torno in italia e finisce la mia pretemporada. Il 19 comincia il campionato. In bocca al lupo a tutti!

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