V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

viernes, 26 de marzo de 2010

V de Valencia

una settimana a Valencia da sola. dopo quasi 10 mesi sempre insieme e quasi 4 di convivenza una settimana di addormentarmi e svegliarmi da sola, di mangiare qualsiasi cosa e a qualsiasi orario. di prendere impegni, appuntamenti, decidere di fare cose all'istante. da un certo punto di vista fa quasi paura essere piu' leggera, indifesa, come se il vento che a volte soffia a mille potesse portarmi via. sola in una citta' ormai nota e ancora cosi' grande, con tante persone da vedere, con cui parlare, da visitare ma tantissime altre che non ti vedono, non sanno, non si preoccupano di te. una settimana di primavera indecisa ma sempre piu' potente nel profumo di zagare a benimaclet, di pini marittimi e pitosforo passando sopra il cauce del rio, a pont de fusta tra i fischi e i richiami delle sempiterne partite di calcio, a notare come l'aria si fa piu' fredda sopra alle piante. una settimana da sola a tornare in bici per il centro con i ragazzi che ricominciano a riempire plaza de la virgen e il retro della cattedrale con malabaristi e coppiette sbaciucchiose. passare per russafa, comprare il paninazzo dalla signora magica che ha scoperto Massi e che ti fa due spanne di panino con jamon y queso e se vuoi ti mette olio e pomodoro il tutto per la cifra di 1 euro e 40. e andare al cinestudio d'or a 3 euro a vedere due film filati che sempre vai per vederne uno che pensi sia bello e invece ti fermi a guardare anche l'atro che sembrava una cazzata e finisce che e' sempre meglio il secondo (quasi sempre tranne quando c'e' un film in latino narrato da un vecchio con le noci in bocca). risalire calle sagunto in mezzo alla strada che tanto non c'e' nessuno che son tutti in primado reig. e schivare le arance che cadono dalle piante che tutt'inverno hanno colorato le strade.

uscire per la spesa mentre in juan de la peña i vecchi si sbomballano di balera con tutte e tre le pale dei ventilatori turbinando. e appena esce il sole di corsa al mare con delle luci di sole giallo e bianco e rosso a fare il mare blu e azzurro e grigio e viola. gli studenti a giocare con il vento che sfoglia i libri e li riempie di sabbia. gli erasmus bianchi che fan male agli occhi e che gia' si buttano in acqua senza morire. i campi che in una settimana hanno cambiato integralmente look dove  la terra bruna si e' asciugata e la parte sabbiosa luccica chiara sotto il sole, gli steli e le foglie del grano si fanno verde scuro a frusciano con il vento e campi e filari di patate sono spuntati dal niente cosi' in fretta che sembra di sentire il rumore che fanno crescendo. il canale per irrigare e' sempre pieno e gli uomini indaffarati che l'estate non li colga impreparati.

girare con la bici su e giu' per la citta', il fiume, fare le chiacchiere e spupazzare a Nicolo', la sorpresa di Francesca che solo in un pomeriggio ha reso realta' un piano sballato solo da pensarlo. e correre da orriols a benimaclet con il carrello della spesa trasportando un mobile ridendo come sciocchi e con la gente per strada che ti scherza e ti guarda con un misto di ma si puo' fare? perche' non ci ho pensato io? adesso vado al mercadona e prendo un carrello. e tornare in discesa sferragliando sul selciato e le piste ciclabili per riportarlo entro le 9.15 e vedere lo sguardo compiaciuto del cassiere.
e le chiacchiere con la bibliotecaria che ti fa prendere il libro anche se mi son scordata il tesserino e il taller di bici con jose' manuel che ci chiede cosa vogliamo fare stasera e poi finisce che facciamo sempre tutt'altro sperando sempre che non si scomponga la bici tornando a casa. e il kebab di machado, il cinese cattivo come in italia pero' pure piu' caro e le arance a 50 cent il kilo e buone come caramelle, il pesce e le pescivendole cabarettiste, i teatrini e la cucina estemporanea e friggitoria di Arturo e Alejandro e la culla dei vicini che ti saluta quando torni a casa e che si fa i kilometri spostandosi da un angolo all'altro della sala . le mattine con i pallini di sole sull'armadio attraverso la tapparella, le chiacchiere dei passeri e i dieci minuti di profumo di pane verso le 11. sono gli ultimi giorni da valenciana e ogni angolo, ogni strada, ogni persona, odore, profumo, luce, suono sembrano volersi far notare, imprimere nella memoria e allora me li scrivo che da quest'anno, da questa citta' voglio portarmi indetro tutto. e questa settimana, in cui tutta la citta' e' mia faccio l'inventario e mentre la nostra stanza riprende l'aspetto anonimo di prima di noi io metto via le nostre cose in valigie e sacchetti e i miei ricordi in ordine da trovarli pronti quando mi serviranno.

Etiquetas:

lunes, 22 de marzo de 2010

las fallas sul corriere

http://www.corriere.it/gallery/spettacoli/03-2010/fallas/1/fallas-politici-berlina_8c09e524-3284-11df-b043-00144f02aabe.shtml#10

Etiquetas:

Speciale Las Fallas - quinta puntata (e con questa finiamo!)


Venerdì si è chiusa la settimana fallera e con essa tutta la festa che dalla fine di febbraio ha accompagnato le nostre giornate valenciane. È stata impressionante la velocitá con la quale una cittá invasa di petardi, gente e pupazzoni si sia ritrovata in silenzio, vuota e senza alcun segno di quanto accaduto. Come se niente fosse successo. I netturbini hanno velocemente raccolto le tonnellate di rifiuti che hanno riempito strade, parchi e piazze, hanno lavato le innumerevoli pozze di piscio e i post-bebida gastrici lasciate negli angoli dei palazzi et voilá, tutto come nuovo.
Sabato mattina sembrava di essere stati catapultati in un’altra dimensione. Ma dove sono finiti tutti i monumenti falleri che bloccavno il transito alle macchine e riempivano le strade e le piazze? Tutto bruciato: in una ventina di minuti a cavallo della mezzanote di venerdì gli enormi pupazzi simbolo della festa si sono ridotti ad un cumulo di cenere afflosciata sull’erbetta sintetica del basamento e resa poltiglia dall’acqua dei pompieri. In qualitá di novizi de las fallas aspettavamo con ansia il momento della cremà, poiché ci risultava difficile credere che avrebbero davvero dato alle fiamme tutte quelle sculture che durante la settimana avevamo visto e che giá facevano un po’parte dei quartieri in cui sorgevano e della nuova immagine che ne creavano. E invece lo hanno fatto veramente.
Per assistere all’evento ci siamo posizionati con largo anticipo davanti ad una falla del centro piuttosto grossa e piantata in una piazzetta nel pieno del carmen, il cuore storico della cittá. Abbiamo così assistito a tutti i preparativi che anticipano il via libera alle fiamme. Siamo stati anche fortunati poiché siamo capitati in una situazione piuttosto stramba: una trentina di persone e una decina di pompieri di sono arrovellati e scervellati per mettere in sicurezza la piazza, il palazzo più vicino al monumento e le centinaia di persone che man mano venivano ad assieparsi attorno alle transenne. I pompieri, quando tutto finalmente era pronto hanno ben pensato che le transenne, posizionate giá da un paio d’ore, erano troppo vicine. Per questo hanno richiesto ad un’orda di gente giá pigiatissima di retrocedere creando una specie di scatola di sardine tra i presenti (noi compresi) e scatenando una serie di cori da parte della curva di tifosi: bombero maricon, bombero maricon! Che vuol dire pompiere ricchione! Viste le offese i pompieri hanno desistito lasciando tutti noi un po’ più schiacciati ma assolutamente ancora non in sicurezza. Avranno pensato: “cazzi loro, ci dicono anche che siamo dei ricchioni”.
E così dopo una serie di balli dei falleri con tanto di banda e fuochi di artificio di despedida si parte con la cremá. L’innesco è dato da un enorme trik e trak che esplodendo appicca il fuoco in una parte del pupazzo e grazie alla benzina lanciata abbondantemente comincia a divampare molto velocemente verso l’alto. In pochi munuti la fiammella iniziale si trasforma in una fiamma di oltre 10 metri, la situazione si scalda parecchio e diventa impossibile restare vicino alle transenne: con uno scomposto balzo all’indietro ci ripariamo dalla improvvisa vampata di calore. Il pupazzone perde velocemente le parti arrotondate per rendere visibile la sottile struttura di legno che comincia a collossare pezzo a pezzo lasciando qualche assicella e al massimo qualche moncherino sul fondo. Nel cielo si leva un fumo nerissimo, nell’aria regna un odore fastidioso come quello della plastica bruciata e ricadono sulla cittá pezzi di cenere provenienti dalle centinaia di falla in stato di decomposizione forzata.
I pompieri prendono man mano il controllo della situazione e questa volta si meritano un: es cojonudo, es el bombero!, più o meno è cazzuto, è il pompiere!
All’una di notte tutta valencia si ritrova in piazza del ajuntamiento per l’ultimo atto, la cremá della falla del comune. Naturalmente il tutto condito da una serie di fuochi di artificio a fare da cornice alle imminenti fiamme. Anche qui rapido show pirotecnico e impressionante spettacolo di fuoco, ovazioni del pubblico e tanti saluti a tutti.
Prima di tornare a casa abbiamo voluto fare un giro per vedere l’effetto che faceva la cittá senza più i monumenti e in effetti era notevole ritrovare solo qualche tizzone dove fino a poche ore prima vi erano mostriciattoli, animali mitologici, personaggi dei cartoni animati, caricature di politici.
Per certi versi la cosa risultava parecchio triste e intorno alle falle ormai inermi solo i bomberos restavano a presidiare in mezzo a pozzanghere e lunghi manicotti.
La cittá è andata avanti a sparare petardi tutta la notte, ancora non stanca dopo una giornata dove davvero i botti l’hanno fatta da padrone continuamente. Sentivamo il nostro coinquilino durante il giorno uscire dalla sua stanza imprecando contro questa interminabile sofferenza: per chi non fa festa e lavora o cerca di dormire la cosa risulta parecchio molesta. Del resto anche dopo dosi così massicce di rumore i valenciani non restano pienamente soddisfatti, come ad esempio dopo la ventesima mascletá consecutiva (55 mila euro l’una!) un signore vicino a noi ha dichiarato: un poco floja eh!
Incontentabili.
È stata un’esperienza notevole e almeno una volta nella vita bisogna farsi un viaggetto a valencia per partecipare direttamente a questa settimana unica nel suo genere.
Raccontarla davvero non rende.

Etiquetas:

sábado, 20 de marzo de 2010

commento ai video

con questa ultima truzzata terminano le videopuntate fallere, e' stato un viaggio nella mia tamarraggine personale immersa nella tamarraggine collettiva de las fallas. molto molto divertente. molto divertente.

Etiquetas:

las fallas video sette e ultimo

Etiquetas:

las fallas video sei

Etiquetas:

las fallas video cinque

Etiquetas:

las fallas video quattro

Etiquetas:

viernes, 19 de marzo de 2010

Speciale Las Fallas - quarta puntata



La settimana della festa volge al termine. Con oggi, venerdì 19 marzo, si chiude questa lunga serie di eventi che ha accompagnato in un graduale crescendo l’ultimo periodo valenciano.
Da lunedì ad oggi abbiamo visto talmente tante cose che ogni giorno sentivo la necessitá di scrivere un post ma gli orari e i ritmi della festa hanno reso impossibile farlo. Non che siamo stati molto festaioli, anzi, all’occhio di un valenciano medio io e la benni siamo apparsi molto morigerati e anche noiosi, non essendoci lasciati andare agli eccessi che la festa mette a disposizione. Soprattutto il consumo di alcool che, dalla quantitá di rifiuti incontrati per strada ogni notte, è stato decisamente alto. Ma non potrebbe essere diversamente: provate a mettere 500 piccole feste in qualsiasi cittá, con tanto di strade chiuse, invasione di turisti, assenza di lavoro e possibilitá di essere più elastici con le solite regole quotidiane e l’effetto credo sarebbe più o meno lo stesso in qualsiasi parte del mondo.
Per il nostro limitato sguardo padano il bagno di folla nel quale ci siamo trovati immersi è qualcosa di eccezionale nelle dimensioni: le enormi strade e piazze di valencia sono risultate da mercoledì in poi un brulicare ininterrotto di gente, con ingorghi e paralisi nei luoghi e nei momenti clou che impediscono anche solo di fare pochi metri a piedi.
Questa settimana la festa ci ha sottoposto a un ritmo alto di uscite e di rientri notturni. Praticamente non era possibile tornare a casa prima delle 3 di notte e camminare meno di una decina di kilometri. Per questo ginocchia, piedi e spalle sono ridotte malissimo e oggi ce la siamo passati a casa a rimettere insieme le articolazioni per essere pronti alla quema.
Martedì sera abbiamo fatto il nostro primo giro per las fallas e vedere i monumenti ufficialmente impiantati e pronti per essere mostrati al pubblico e giudicati dalla giuria. Girava voce che la festa quest’anno fosse risultata in tono molto dimesso e l’afflusso di gente scarso. Dal giorno dopo quest’affermazione è risultata piuttosto ridicola di fronte alla quantitá di persone che hanno occupato ogni angolo della cittá e resi inaccesibili bar, metropolitane, traffico.
In modo ininterrotto per tutta la giornata siamo stati accompagnati dal tamburellare continuo di pedardi di ogni forma, colore, rumorositá, arrivando a considerare normali vere e proprie esplosioni a pochi metri di distanza. Il tutto condito da una serie infinita di mascleta, ovvero enormi concentrazioni di petardi potentissimi che solo la fantasia e la pratica dei valenciani poteva trasformore in una specie di sinfonia. Mi risulta ancora parecchio difficile riuscire a cogliere questo fantomatico ritmo dietro ad una serie crescente di esplosioni capaci di alzare colonne di fumo che oscurano il sole e far piovere cascate di pezzi di petardo distrutti. Devo dire però che la cosa ha un suo fascino particolare che si coglie nello stare a stretto contatto con la cittá. I petardi e il rumore sono una parte integrante dell’identitá di questa cittá: per gli altri questo proliferare di confusione appare completamente insensato. Questa settimana nella piazza del comune mezzo milione di persone si è radunata ogni giorno per partecipare alla mascleta ufficiale che come un atto solenne ha scandito il crescendo della festa. Da stamattina alle 12 fino ad adesso che sto scrivendo le esplosioni più o meno forti, con mascleta più piccole ma sparse per tutta valencia non si sono ancora fermate.
In questi giorni siamo stati molto in giro a camminare. La festa si presta bene al bighellonare in cerca dei monumenti sparsi in ogni angolo. I pupazzi che sono stati in grado di creare sono davvero spettacolari, specie quelli che fanno parte della categoria speciale che possono arrivare all’altezza di un palazzo di 5 piani e riempire un incrocio o una piccola piazza. La qualitá dei dettagli con cui sono fatte queste vere e proprie opere d’arte non può essere spiegata. Di certo sono un modo molto forte di trasmettere come se la passa la societá spagnola nelle sue contraddizioni visto che le rappresentazioni sono ispirate a dei temi sociali e alle cose che si vorrebbe eliminare per il futuro. Donne nude, politici e speculatori sono omnipresenti. Il nostro Berlusconi ha peritato anche qui ben tre piccole statue ed è facile immaginare riferite a che cosa!
Il fatto che questi monumenti verranno tutti bruciati rende la cosa da un lato bestiale, dall’altro estremamente unica. Pensare che delle strutture tanto imponenti, costose e che hanno richiesto un intero anno di lavoro si ridurranno ad un ammasso di rifiuti in pochi minuti racchiude in sé l’essenza di questa festa. Naturalmente la curiositá per stasera in cui si dará fuoco a tutto è molto alta e nel prossimo post racconterò un po’ di quest’ultimo atto de las fallas.

Etiquetas:

martes, 16 de marzo de 2010

fallas alla tele



se anche chi sa lo spagnolo non capisce niente e' in quanto che si esprimono in valencia'!!

Etiquetas:

las fallas video tre

Etiquetas:

domingo, 14 de marzo de 2010

Speciale Las Fallas - terza puntata


Domani comincia la settimana calda della festa: saranno 5 giorni di festeggiamenti che culmineranno la notte di san giuseppe con la quema di tutti i pupazzi (circa 500) sparsi per la cittá.
Dal giorno 15 vengono montati in tutti i dettagli i pupazzoni che giá da qualche giorno sono esposti seppur con diverse parti ancora impacchettate. Ognuna di esse avrá poi una specie di cartello che spiega il tema dell’opera e come l’artista lo ha sviluppato con il legno.
Abbiamo scoperto che ci sono due tipi di sculture: la più economica è quella che riutilizza degli stampi giá esistenti creando così un pupazzo finale con figure giá apparse in passato; la più costosa invece prevede di creare uno stampo nuovo e unico per dare vita ad un pupazzo originale e mai visto prima. Naturalmente poi conta anche la grandezza complessiva: più grosso è il pupazzo più è facile che vinca visto che comprende più dettagli ed è più imponente. Da qualche anno un imprenditore edile ha cominciato ad investire parecchio e più o meno vince sempre lui. Alcuni hanno protestato indirettamente chiedendo che si metta un tetto alle somme che si possono spendere. Ma più che una richiesta di austerity di fronte alla crisi sembra invece un tentativo di poter tornare a giocarsi il premio di falla più bella.
Oggi siamo andati un po’ in giro dalle parti del nostro quartiere a vedere un po’ che aria tira.
I festeggiamenti sono giá in fase avanzata. Oggi la cittá aveva un aspetto molto strano e si poteva gironzolare a piedi nelle strade di solito trafficate che sono giá state chiuse alle macchine. Per las fallas le normali regole che valgono per il resto dell’anno vengono momentaneamente sospese. Le macchine vengono parcheggiate dove capita, le strade si trasformano in campi di calcio pieni di bambini, i pedardi vengono lanciati in ogni dove, anche apposta addosso alle persone che passano in quel momento, noi compresi naturalmente.
Ogni tanto si incontrano mucchi di zolle tipo campo di san siro con le quali pensiamo verranno riscreati dei veri e propri giardini sintetici. Abbiamo visto un geniale allestimenti di giardino zen con ghiaia, sassi e rastrello accanto ai binari del tramvia.

I tendoni bianchi dove ogni quartiere allestisce la sua festa privata operano giá a pieno ritmo e oggi per strada era possibile vedere i residui dei falò per fare la paella. Falò piuttosto rudimentali, spesso formati solo da un mucchietto di legna donata dal comune appoggiate dove solitamente passano le automobili. Poi tutti a mangiare e a bagordare, rigorosamente con felpa distintiva della falla, bambini petardo-muniti, musica e chiacchiericcio intergenerazionale. È normale che si passi in mezzo ai tavolini di chi mangia all’aperto nell’imbarazzo simile a chi sbaglia indirizzo e si trova di colpo in casa di sconosciuti. Naturalmente il caos regna sovrano e lo spazio delimitato dalle transenne diviene una zona franca dove tutto è possibile. L’odore di polvere esplosa sale da ogni angolo, così come il rimbombo ininterrotto da ormai tutto il fine settimana con estemporanei esplosioni fragorose su un sottofondo di scoppiettii.
In alcune falle sono stati organizzate delle attivitá culturali, come concorsi per graffitari e mangiatori di interiora di animali o qualcosa del genere!
Il comune ha organizzato alcuni autobus che percorrono una specie di ruta de las fallas dove è possibile visitare stando a bordo tutti i pupazzoni più importanti. Martedì giá si saprà il vincitore che così potrá gongolarsi per i restanti 3 giorni prima di mandare tutto in fumo. A tal propostito esiste una pubblicitá per strada che dice: “solo i valenciani hanno il coraggio di bruciare il lavoro di un anno”. Così come tutti i cartelloni pubblicitari ricordano las fallas, come ad esempio un omino michelin con alle spalle una falla di pneumatici.
Non siamo ancora stati in centro dove si annida la maggior parte dei pupazzi. Contiamo comunque di riuscire a fare un giro prima dell’invasione di turisti a partire da mercoledì dove tutto diverrá solo caos e festa, i valenciani scapperanno dalla cittá e nessuno riuscirá più ad andare a lavorare. Per quanto esiste una regola di lasciare libera l’uscita dai garage, in realtá non sempre è così e quindi per non saper né leggere e né scrivere si fa una pausa di qualche giorno dal lavoro. La festa è più forte di tutto! Solo il mercadona, il supermercato che abbiamo sotto casa, sembra non fare eccezioni nemmeno per las fallas.
Ieri sera c’è stata un’altra cabalgata, questa volta folckloristica. Vista l’esperienza della settimana prima abbiamo evitato un’altra esposizione interminabile e la benni ha rinunciato ai fuochi d’artificio e anzi è rimasta composta tutta la serata a cena con amici. Solo perché da domani tutte le notti ci sará un mega spettacolo pirotecnico. Il 18 addirittura ci sará uno spettacolo super di fuochi di artificio detta la nit del foc. Poi il 19, pompieri alla mano, si dá fuoco ai pupazzi. Ma questa è un’altra storia.

Etiquetas:

domingo, 7 de marzo de 2010

Speciale Las Fallas - seconda puntata


Si chiude la prima settimana fallera e sale la tensione della festa. Nel fine settimana sono usciti allo scoperto i fin qui timidi e nascosti piromani della strada che hanno esploso petardi, petardini, trik trak e raudi ininterrotamente per tutto il pomeriggio di sabato. I più audaci bimbetti, coaudiuvati da orgogliosi e intrepidi padri, si sono sbizzarriti nel riempire di rumore ogni angolo della cittá, servendosi di un ingegnoso (e ambitissimo dalla Benni) acciarino senza fiamma: altrimenti con l’accendino si possono far male!
Alle 6 del pomeriggio siamo andati in direzione della spiaggia per assistere ad una fantomatica mascletá napolitana. Il viaggio in metropolitana è stato al limite del carro bestiame con l’autista che da un certo punto in avanti non ha più nemmeno rallentato alle fermate per manifesta impossibilitá di capienza. Intanto un paio di anziane signore approfittavano della situazione per spalpazzarmi scusandosi in valenciano per il balanceo durante le accelazioni improssive del vagone. Arriviamo super stipati alla spiaggia de las arenas e si diffonde la voce che la masceltá è stata sospesa scatenando le ire dei presenti e soprattutto dei più anziani inferociti con il comune: está suspendida! que devuelvan el dinero!
Scendiamo lo stesso per capire meglio il caos della spiaggia dove un’orda di gente vagava senza meta come un formicaio impazzito. A riva si estendeva una specie di postazione militare ricavata con delle ruspe, un indefinito numero di cannoni pronti ad esplodere e un cordone di polizia motorizzata come bay watch a spiegare che tutto era sospeso. L’aria pungente del mare ci ha permesso di dare un’occhiata veloce per poi fuggire verso casa riparandoci tra i vicoli del cabañal.
Nel nostro pelligrinaggio a piedi verso casa (circa 4 kilometri) abbiamo incrociato il traffico impazzito degli automobilisti e dei mezzi pubblici inermi: praticamente tutta la cittá si era data appuntamento al mare per questo evento esplosivo. E la mascletá è una cosa serissima.
Cammina cammina abbiamo sbirciato dentro ai tendoni di alcune falle dove giá si allestivano i bagordi per la serata. Più o meno come mini feste dell’unitá in tendoni bianchi.
File di gente in attesa di mangiare ciabelle fritte nell’olio bollente e cioccolata calda. E una serie infinita di botti e botterelli a fare da sfondo al nostro giro turistico.
C’è una grande passione per il rumore che per chi se ne intende ha anche una sua componente artistica. Ogni giorno alle 2 del pomeriggio si organizzza una mascletá nella piazza del comune con tanto di diretta televisiva e un buon valenciano sa dire con grande certezza alla fine dei 5 minuti di bombardamento se la cosa ha avuto ritmo, forza, crescendo o se è stata fiacca. È interessante accorgersi come da un certo punto in avanti non si faccia più caso a questa confusione e sia naturale proseguire le proprie normali attivitá mentre sembra in corso un bombardamento aereo.
Ieri sera alle 22:30 c’è stato un altro grande evento: la cabalgata del ninot. Praticamente una interminabile sfilata di carri allegorici più o meno ben fatti e più o meno elaborati realizzati da tutte le 500 falle. Letteralmente significa la cavalcata dei pupazzi anche se non hanno niente a che fare con i mega pupazzoni che verranno esposti tra una decina di giorni. Ma il tema sará il medesimo e questa cavalcata è una specie di anteprima.
L’idea è bellissima, con tanto di costumi, scenette e bande musicali. Da sottolineare l’interpretazione di triller con redivivo mickael jackson e la sfilata degli uomini bruttissimi travestiti da falleras. E poi la banda con vestito attillato brasiliano (tutti uomini anche qui), maradona nel dipinto di michelangelo, trattori, maschere di zapatero, pantere rosa, bidoni del pattume dotati di vita propria. Ogni carro fa il giro della piazza e poi un rappresentante prende il microfono e dice qualcosa di incomprensibile in valenciano. Dopo un’ora la cosa è stata eccessiva anche per noi e così ci siamo presi una cioccolata al bar in attesa dei fuochi d’artificio.
Come vi ho giá spiegato nell’altra puntata non si può finire un evento senza un po’ di pirotecnia in cui alle esplosioni di rumore si accompagna la solita dose massiccia di fuochi colorati a ritmo serrato. È stato il primo piccolo assaggio del delirio fallero. Cominciamo ad intuire che la quantitá in questa festa ha la sua importanza e ogni falla deve avere il suo spazio. C’è una competizione serpeggiante all’insegna della fantasia e del prendersi in giro. Di fronte alla festa tutto passa un po’ in secondo piano e la cittá si ferma. Le strade vengono chiuse al traffico, i mezzi pubblici non rispettano più gli orari ed è possibile lanciare petardi dappertutto.
Intanto vicino a casa nostra sono arrivati i pezzi di una delle falle che monteranno dalle nostre parti. Come un mega mazinga, testa, corpo e braccia giacciono impacchettati in una strada laterale chiusa al traffico di qui al 20 marzo, in attesa di essere composti nei giorni finali della festa.
Le strade intanto cominciano a trasformarsi con le bandiere di ogni falla e le luminarie più o meno impressionanti che in alcuni casi illumineranno a giorno le notti prima di san giuseppe.
La festa sta arrivando: dal prossimo fine settimana si comincia a fare sul serio.

Etiquetas:

fallas 2° parte

Etiquetas:

viernes, 5 de marzo de 2010

"Contigo en la distancia" Angel Pato Garcia y Mina

Etiquetas:

malvarrosa e gimp













martes, 2 de marzo de 2010

las fallas video uno

Etiquetas:

lunes, 1 de marzo de 2010

Lapland movie

http://vimeo.com/9815080

Tiempo de despedida

Così è arrivato il momento di chiudere ufficialmente questo capitolo con il calcio a 5 spagnolo. Un’esperienza amara e oltremodo stimolante allo stesso tempo. Amara perché piena di delusioni, di umiliazioni, di sforzi poco o nulla ricompensati. Stimolante perché ho imparato tantissimo sul campo e soprattutto fuori. Anche in queso mese e mezzo passato lontano da quella routine che ho seguito per tanti anni.
Mi sono preso un momento di pausa per digerire una decisione difficile, quella di mollare. Nonostante non ci fossere davvero le condizioni per continuare, ma già da tanto tempo ho compreso quanto sia difficile lasciare una passione, un momento che negli anni si è caricato di mille significati ed è diventato come una specie di orologio che scandisce il ritmo delle settimane e dell’anno. Standone fuori ho potuto vedere quanto questo sport dá e quanto chiede. Quando ci sei dentro la distanza è troppo poca per guardare bene.
Sono tornato a salutare i miei compagni, tirandomi dietro 2 pagnotte di pane e un salame preso apposto dall’italia.
Ho ripercorso il tragitto in bici fatto un milione di volte, legato il bolide al palo davanti alla palestra, salito le scale che portano alla pista. e lì ho assistito ad una scena bellissima che mai e poi mai mi sarei aspettato. Non appena mi hanno visto tutti i miei compagni hanno smesso di giocare ed è partito un applauso, con me inebetito con lo zaino pieno di cibo e il sellino della bici in mano. Mi sono inchinato agli applausi mentre tutti si avvicinavano a darmi la mano e ad abbracciarmi.
Sono 5 minuti bellissimi! Per certi versi mi hanno ripagato dei tanti momenti di delusione di quest’anno di sport.
Poi due chiacchiere di rito con il mister e mi sono guardato l’oretta di allenamento con tutti che a turno passavano a bordo campo a chiedermi come stavo, come si stava senza giocare e per quanto tempo sarei stato ancora a valencia. ¿Que tal? ¿Que haces ahora sin jugar? ¿Y cuanto te quedas en valencia? Marco addirittura commovente mi dice anche “me gustaria que tu vuelvas”.
Alla fine affetto pane e salame e offro a tutti il mio regalo di despedida. Il salame gli piace un casino perché come l’altra volta hanno spazzolato via tutto nel giro di pochi minuti. Sará che l’allenamento è tardi e alle 11 e mezza uno ha una fame che non ci vede. Oppure che questo salame è troppo buono.
Un po’ di chiacchiere con il grande Chapu incuriosito dalla vita senza calcetto che mi chiede: “¿pero, como te sientes?”. E quando gli dico che adesso faccio tai chi mi guarda ancora più perplesso pensando che sono proprio un italiano strano. Un abbraccio a Juanma, che su facebook ci sentiamo ancora e un ultimo saluto a Juanito, mio compagno di sventura che ancora oggi spera di fare il suo esordio. Alla fine della fiera con i miei 5 minuti effettivi ho giocato più di lui. I suoi 22 anni e una vita passata nella squadra lo sostengono in quello che davvero va oltre l’umana sopportazione. Mi ricordo quando mi ha raccontato di quando, lui e gli altri ragazzi che ora sono in prima squadra, erano piccoli e andavano ad allenarsi con il pigiama perché così dopo l’allenamento tornavano a casa giá pronti per andare a letto!
Me ne torno a casa e ancora c’è caldo a mezzanotte. Nelle pedalate mi consolo di aver lasciato un buon ricordo almeno come persona e mi rivedo come un film la scena dell’accoglienza inaspettata di questa sera.
Come giocatore sospendo il giudizio: quest’anno è un anno di riflessione.

Etiquetas: