V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

lunes, 22 de marzo de 2010

Speciale Las Fallas - quinta puntata (e con questa finiamo!)


Venerdì si è chiusa la settimana fallera e con essa tutta la festa che dalla fine di febbraio ha accompagnato le nostre giornate valenciane. È stata impressionante la velocitá con la quale una cittá invasa di petardi, gente e pupazzoni si sia ritrovata in silenzio, vuota e senza alcun segno di quanto accaduto. Come se niente fosse successo. I netturbini hanno velocemente raccolto le tonnellate di rifiuti che hanno riempito strade, parchi e piazze, hanno lavato le innumerevoli pozze di piscio e i post-bebida gastrici lasciate negli angoli dei palazzi et voilá, tutto come nuovo.
Sabato mattina sembrava di essere stati catapultati in un’altra dimensione. Ma dove sono finiti tutti i monumenti falleri che bloccavno il transito alle macchine e riempivano le strade e le piazze? Tutto bruciato: in una ventina di minuti a cavallo della mezzanote di venerdì gli enormi pupazzi simbolo della festa si sono ridotti ad un cumulo di cenere afflosciata sull’erbetta sintetica del basamento e resa poltiglia dall’acqua dei pompieri. In qualitá di novizi de las fallas aspettavamo con ansia il momento della cremà, poiché ci risultava difficile credere che avrebbero davvero dato alle fiamme tutte quelle sculture che durante la settimana avevamo visto e che giá facevano un po’parte dei quartieri in cui sorgevano e della nuova immagine che ne creavano. E invece lo hanno fatto veramente.
Per assistere all’evento ci siamo posizionati con largo anticipo davanti ad una falla del centro piuttosto grossa e piantata in una piazzetta nel pieno del carmen, il cuore storico della cittá. Abbiamo così assistito a tutti i preparativi che anticipano il via libera alle fiamme. Siamo stati anche fortunati poiché siamo capitati in una situazione piuttosto stramba: una trentina di persone e una decina di pompieri di sono arrovellati e scervellati per mettere in sicurezza la piazza, il palazzo più vicino al monumento e le centinaia di persone che man mano venivano ad assieparsi attorno alle transenne. I pompieri, quando tutto finalmente era pronto hanno ben pensato che le transenne, posizionate giá da un paio d’ore, erano troppo vicine. Per questo hanno richiesto ad un’orda di gente giá pigiatissima di retrocedere creando una specie di scatola di sardine tra i presenti (noi compresi) e scatenando una serie di cori da parte della curva di tifosi: bombero maricon, bombero maricon! Che vuol dire pompiere ricchione! Viste le offese i pompieri hanno desistito lasciando tutti noi un po’ più schiacciati ma assolutamente ancora non in sicurezza. Avranno pensato: “cazzi loro, ci dicono anche che siamo dei ricchioni”.
E così dopo una serie di balli dei falleri con tanto di banda e fuochi di artificio di despedida si parte con la cremá. L’innesco è dato da un enorme trik e trak che esplodendo appicca il fuoco in una parte del pupazzo e grazie alla benzina lanciata abbondantemente comincia a divampare molto velocemente verso l’alto. In pochi munuti la fiammella iniziale si trasforma in una fiamma di oltre 10 metri, la situazione si scalda parecchio e diventa impossibile restare vicino alle transenne: con uno scomposto balzo all’indietro ci ripariamo dalla improvvisa vampata di calore. Il pupazzone perde velocemente le parti arrotondate per rendere visibile la sottile struttura di legno che comincia a collossare pezzo a pezzo lasciando qualche assicella e al massimo qualche moncherino sul fondo. Nel cielo si leva un fumo nerissimo, nell’aria regna un odore fastidioso come quello della plastica bruciata e ricadono sulla cittá pezzi di cenere provenienti dalle centinaia di falla in stato di decomposizione forzata.
I pompieri prendono man mano il controllo della situazione e questa volta si meritano un: es cojonudo, es el bombero!, più o meno è cazzuto, è il pompiere!
All’una di notte tutta valencia si ritrova in piazza del ajuntamiento per l’ultimo atto, la cremá della falla del comune. Naturalmente il tutto condito da una serie di fuochi di artificio a fare da cornice alle imminenti fiamme. Anche qui rapido show pirotecnico e impressionante spettacolo di fuoco, ovazioni del pubblico e tanti saluti a tutti.
Prima di tornare a casa abbiamo voluto fare un giro per vedere l’effetto che faceva la cittá senza più i monumenti e in effetti era notevole ritrovare solo qualche tizzone dove fino a poche ore prima vi erano mostriciattoli, animali mitologici, personaggi dei cartoni animati, caricature di politici.
Per certi versi la cosa risultava parecchio triste e intorno alle falle ormai inermi solo i bomberos restavano a presidiare in mezzo a pozzanghere e lunghi manicotti.
La cittá è andata avanti a sparare petardi tutta la notte, ancora non stanca dopo una giornata dove davvero i botti l’hanno fatta da padrone continuamente. Sentivamo il nostro coinquilino durante il giorno uscire dalla sua stanza imprecando contro questa interminabile sofferenza: per chi non fa festa e lavora o cerca di dormire la cosa risulta parecchio molesta. Del resto anche dopo dosi così massicce di rumore i valenciani non restano pienamente soddisfatti, come ad esempio dopo la ventesima mascletá consecutiva (55 mila euro l’una!) un signore vicino a noi ha dichiarato: un poco floja eh!
Incontentabili.
È stata un’esperienza notevole e almeno una volta nella vita bisogna farsi un viaggetto a valencia per partecipare direttamente a questa settimana unica nel suo genere.
Raccontarla davvero non rende.

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