V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

miércoles, 24 de junio de 2009

V como Visitar Altea

ieri siamo tornati da Altea (i diari non sono in fila), una citta' vicino a Benidorm e Alicante. a parte il felice evento di un mestruo devastante il giorno della partenza il nostro viaggetto si e' svolto in modo specialissimo e assai piacevole. gia' la botta di culo di 2 signore di Reggio che erano venute per un corso e che tornando a valencia lo stesso giorno che noi partivamo ci hanno quindi omaggiati di una macchina a scrocco fino a li' e' stata un buon partire... infatti siamo andati fino alla stazione centrale a piedi (10 minuti) dove questo tipo gentilissimo ci ha raccattati e portati letteralmente fino in camera con incluso giro turistico di Alicante...!!!! che cul!! seconda botta, l'amica di Massi che ci ospitava (essendosi rotta il perone poveralei non ci poteva tenere in casa sua e quindi) ci ha messo in una residenza fikissima con pisina e tutto che usano loro per i loro corsi... poi vabbe' il tempo e' stato molto variabile e brutto (per alicante) e quindi niente bagnetto pero' fa la sua porca figura svegliarti e far colazione a bordo pisina... poveri come siamo e abituati a mangiare dentro alla scatoletta del tonno e' stato un bel cambiamento!! la sera visto che 2 giorni dopo era san juan (??) ma soprattutto visto che tutte le scuse sono buone per far casino hanno fatto i fuochi artificiali in un parcheggio accanto al bar dove mangiavamo e festa nel casco antiguo (centro storico) del paesino. tradizione di san juan di Altea: i ragazzi vanno nel bosco e prendono un albero altissimo, lo portano fino al centro del paese vecchio a braccia (ovviamente in cima alla collina come tutti i paesi vecchi che si rispettino). la gente ai lati della strada letteralmente gli strappa i vestiti e li pone sull'albero che stanno trasportando. naturalmente mentre fanno questo sono tutti ubriachi, alla fine arrivati in piazza e rizzato l'albero uno che non ha bevuto apposta sale sull'albero e attacca tutti i vestiti strappati ai rami...
altea è carina, un borghetto che sembra quello dei pescatori pugliesi, tutto bianco, c'è' una cattedrale con tetto blu che fa molto arabo. per il resto e' un po' la morte civile. va bene per le vacanze ma viverci forse no.
a mezz'oretta di autobus c'è benidorm. vista dall'autostrada è un posto incredibile, un'isola venuta da un altro tempo e da un altro pianeta, una piccola new york mostruosamente incastrata tra 2 colline. poi passarci dentro e' un po' come la nostra riviera, solo un po' piu' intensa e circoscritta. d'inverno poi benidorm diventa il geriatrico d'europa, popolata da anziani inglesi e scandinavi che vengono a godersi il caldo spagnolo. Questa e' la zona dove d'inverno si sta meglio.
tornando ai nostri amici alteani oltre ad organizzare una visita apposta di tutti i centri dove lavorano (ne hanno un casino) ci hanno invitato a pranzo con i grandi capi.

ci hanno preparato tutto cio' che si puo' mangiare come antipasto in spagna e poi super paella alicantina con cucchiaio di legno direttamente nella padella condivisa. vino spruzzato in gola, sangria e barzellette.

il ritorno a casa mortale: 4 ore in autobus per fare 100 chilometri.

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viernes, 19 de junio de 2009

V como vivienda

mattina tranquilla, sveglia eppoi nuovo tentativo all'ufficio dell'Alquiler per trovare traccia della nostra richiesta ci prepariamo bene, abbiamo tutti i documenti e anche dippiu'. Questa volta e' la stessa cassiera di Gennaio, in un attimo di debolezza ammette di ricordarsi del nostro amico che ha portato i documenti per noi poi pero' si vede che realizza qualcos'altro e si defila: “ vosotros sois italianos... es diferente... voy a preguntar a mi compañera...” confabulano un poco eppoi torna dicendo che mancano documenti ma ta-daan noi li abbiamo!! intanto passa il boss che viene subito coinvolto, come tutti gli spagnoli fino ad ora comicia a fare lo siocco perche' siamo italiani, ci parlotta un po' in italiano e quando Aranxa (la tipa) gli spiega la storia interviene con potere, tocca tutto e dice qualcosa come di questi documenti qui chissene, mentre questi altri prendili e passali a Penelope “ que se los ventilas” a noi questo ventilar ci suona nuovo e poco nell'ottica di andra' sicuramente bene ma loro dicono tutto ok e ci congeda con la tragica espressione “se tenemos en contacto” haihaihai... vabbe' dovremo ripassare tra 2 semanitas ma tanto fino ad allora niente NIE e quindi niente party.
La burocrazia spagnola e' sempre piu' incasinata ma loro sono davvero troppo matti, sulla guida lo diceva che gli spagnoli non fanno niente se non e' divertente, ma quanto e' vero!!!!
Torniamo in ostello ed almuerziamo (viene a dire che alle 11.30-12.00 fai una merenda in attesa della comida che e' il pranzo e si fa circa alle 14.00-15.00) poi navighiamo cercando i pullman per Alicante e appartamenti o camere condivise da andare a vedere.

hostal el Rincon

Verso le 4 ci sveglia Javi per andare in spiaggia ma ci informa con il suo italiano meraviglioso che “ci vediamo alle 6 che fa un caldo della madonna” ci prepariamo (zaino da mare e merenda) e via. Da Angel Guimera' che e la fermata piu' vicina a noi, andiamo fino al mare in metro (20 min circa) sul lungomare c'e' il mercatino degli africani stabile dove mi accatto un paio di infradito a 3 euri e via.
Javi e Roser una delle sue coinquiline arrivano alle 6.20 con un ritardo praticamente nullo considerando che son spagnoli e ci schiaffiamo in spiaggia. Parole nuove apprese oggi CALIENTORRA che vuol dire molto piu' che caliente e si puo' usare anche riferito ad una mujer, ARGOT che indica una parola che ha un significato letterale e uno figurato-colloquiale (come ad esempio calientorra e PUESTO e non ponido (che lo dicono i bambini come ad es il nostro mettuto al posto di messo).
Javi y Roser playa Las Arenas

Alle 8.00 si copre il sole e decidiamo di salire dalla playa per andare a vedere l'appartamento della cugina di Javi che potrebbe affittarci. E' a circa 5 minuti a piedi dal mare, in una palazzina di 3 piani con 6 appartamenti, il “nostro” `all'ultimo senza ascensore; 3 camere, 1 bagno, sala, cucina, terrazzino esterno e terrazza sopra al tetto. Aria condizionata, lavatrice e completamente arredato (in modo abbastanza terribile ma tutto nuovo). Tutto l'appartamento viene a 700 euri, sarebbe ovviamente da compartire con altre 2 persone e quindi la nostra camera doppia e uso degli altri ambienti pubblici porterebbe il prezzo a 350 + le spese... per il momento sarebbe una soluzione ottimale visto che potremmo restare soli per un po' (fino a che non si trovano altri inquilini) e' al mare e completamente arredata, in piu' il nostro amico Javi fa da mediatore e traduttore e intanto che ci smaliziamo noi non e' male un po' di aiuto, poi chissa', a noi piacerebbe una casa piu' piccola ma solo per noi e piu' vicina al centro ma intanto questo sarebbe gia' una buona soluzione. Ridendo e scherzando usciamo di la' che son le 9.30, torniamo a casa portandoci un kebab volante e son qui che scrivo ed e' quasi mezzanotte... decisamente Valencia e' immersa in una bolla spazio-temporale ancora incomprensibile ma mooolto goduriosa.
Vedere una casa mi ha lasciato stupita e contenta, insomma siamo qui da 3 giorni e sembra da molto di piu', la quantita' di informazioni quotidiame e' altissima cosi' come i momenti di siesta e quiete, le giornate non hanno fine o inizio semplicemente scorrono come un nastro all'aeroporto, a volte cammini a favore e un passo ne vale 4, a volte contro e scancheri e brighi e ti ritrovi sempre li' altre invece stai ferma e ti lasci trasportare e sei tranquilla perche' comunque vada l'importante e' andare.

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jueves, 18 de junio de 2009

V como vamos a emborracharnos

Avevamo letto antes de partir che la burocrazia spagnola è molto particolare. La coinquilina della nostra amica Frenzen ci ha fornito una sua personale interpretazione di questa caratteristica iberica: “creo que se emborrachan y después inventan tontarias y eligen aquella mas tonta como regla.
L’esperienza di tutta la giornata è andata in parte a confermare questa posizione.
Stiamo velocemente cominciando a capire che la grande macchina burocratica spagnola funziona perfettamente in un meccanismo di scaricabarile eccellente, circolare ed autoperpetuantesi.
Praticamente funziona cosi’. Per fare una cosa servono una serie di documenti altrimenti non la puoi fare. Nessuno riesce ad avere tutti i documenti che servono. Allora il primo impiegato ti manda in un altro ufficio, che di solito sta dall’altro lato della città’ a chiedere se possono farti quel documento che ti manca. Quando arrivi li’ il secondo burocrate ti dice che lui te lo farebbe volentieri ma gli serve un'altra cosa che si trova forse in un altro ufficio, sempre dall’altra parte della città. Il terzo infine ti dice che per fare quel documento ti serve quello che hai chiesto nel primo ufficio. E il cerchio si chiude. E’ passata tutta la mattina, gli uffici chiudono. Torna domani.

Un altro aspetto interessante e’ la sequenza delle strategie. Il primo tentativo della segretaria e’ di mandarti a casa perché’ ti manca qualcosa (falta este papel, no puedo hacer nada para ti), il secondo come abbiamo visto e`di mandarti in un altro ufficio (puede ententar en la oficina de…). Se pero’ riesci ad avere tutti i documenti con te (in un ingombrante faldone che mi sono accorto essere una costante di chi accede agli sportelli del comune) e sei gia’ stato in un altro ufficio allora scatta la domanda: ehh, vale, perdona. Maria! Come se hace esta cosa? Si apre il momento teatrale in cui le colleghe parlano in un linguaggio sconosciuto, si scambiano degli sguardi misteriosi, vanno a parlare con qualcun altro, poi cliccano sul computer qualcosa. E sconsolate ti dicono che va bene, si puo’ fare… e qual e’quindi la fase successiva: tenemose en contacto!!!!!!
Come teniamoci in contatto?
Ma dobbiamo tornare?
No necesita, podemos llamarse, dos semanitas, no lo sè.
Quindi anche stavolta e’andata male. E’ un po’ come fare un gancio ad una donna: tu ti prepari bene, vai con tutte le credenziali, definisci un piccolo discorso, prenoti un buon ristorante e poi non si sa che succede. Il piu’ delle volte non si conclude un granche’ ma resti con l’idea che devi insistere, devi tornare, devi stare ancora piu’ attento.
Questo per quanto riguarda gli uffici del comune.

Plaza del Ayuntamiento


Per il NIE invece abbiamo toccato proprio un’altra dimensione. Si’ perche’ il documento numero 1 che tutti devono fare ha l’ufficio in un posto incredibile. All’estrema periferia della citta’, in una zona industriale dove tutto pensi di trovare tranne un ufficio, con una specie di autostrada da attraversare ingegnandoti un poquito. E all’arrivo ecco una fila di gente infinita.
Questo giro ci e’ andata molto bene: nelle disperazione del nostro non capire niente ci siamo affacciati dentro l’ufficio per chiedere informazioni: desculpe, come se puede tomar el numero?
L’omino, forse commosso dal mio spagnolo arabeggiante, forse semplicemente ancora poco provato dalla giornata di beghe burocratiche, ha capito che eravamo italiani e ci ha fatto compilare i 2 fogli necessari. Abbiamo fatto anche 2 battute sul nome dei miei genitori: ah, antonio y maria! Italianos! (ho riso anche se mia mamma non si chiama maria). Poi pero’ la tragedia.
Entra una ragazza crucca che chiede come rinnovare il suo NIE. L’omino le spiega che naturalmente deve andare a pagare la tassa in banca e poi fare tutta la fila fuori come tutti gli altri. Lei lo guarda stranita e dall’alto della sua germanitudine gli dice: vale, pero eso es un poquito absurdo! E cosi’ ci ritroviamo tutti buttati fuori dall’ufficio perche’ all’improvviso l’omino si e’ accorto che esta serrado.
Per fortuna ormai noi l’avevamo scampata. Non tutti i poveracci che hanno storie ben piu’ complicate di noi e ai quali attendeva una lunga giornata alla randa del sole.
Per ora noi ci siamo riportati a casa le nostre sudate carte. Entro 15 giorni dobbiamo pagare in banca una tassa e tornare a ritirare il documento e questa volta la fila ce la becchiamo tutta ma stiamo studiando gia’una strategia.
E’ stata una esperienza molto istruttiva che mi ha fatto capire bene cosa intende manu chao quando canta: me dicen el clandestino por no llevar el papel. La nostra situazione non e’ paragonabile pero’ per certe cose abbiamo vissuto anche noi la sensazione di sentirsi bloccato dalla burocrazia che non ti riconosce niente, neanche a momenti che esisti, fino a quando non hai il foglio timbrato.
Alla fine abbiamo festeggiato questo successo parziale con un almuerzo di fine mattinata con pane e jamon galiziano humado cortado fino. Poi viva la siesta.

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miércoles, 17 de junio de 2009

V como viaje

È cominciata la nostra esperienza espagnola.
Ieri alle 13 siamo sbarcati in terra valenciana nonostante la ryan che in tutti i modi ha provato a farci pagare qualche penale: per il check in on line (ma stavolta lo avevamo fatto, al contrario di tutti quelli prima di noi), per i bagagli da stiva (abbiamo travasato tutti i vestiti fino a quando le bilance segnavano 15 kili esatti: un libro a te, una mutanda a me!), per il bagaglio a mano (che oltre ai kili deve tenere dentro anche tutto quello che scioccamente avevamo pensato di tenere fuori, tipo portafoglio, fazzoletti di carta, cellulari). Ma abbiamo vinto, almeno per questo giro.
Tralasciamo tutta la parte dei saluti finali con le rispettive famiglie che merita uno spazio a sé. per ora e' sufficiente dire che è stata una esperienza tosta.

A valencia ci sono 30 gradi ma anche un po’ di venticello, dal mare. Non sempre.
Se si sta alla randa del sole si crepa, così tutti camminano rasenti al muro, in fila indiana, noi compresi. O si attraversa la strada per cercare l’ombra.
Al nostro arrivo con la metro ci siamo subito persi e un buon uomo ci ha indicato la strada per il nostro ostello ricordandoci di non passare dalla strada delle putas perché non è il massimo. Ma noi ormai ci siamo abituati anche perché l’estate scorsa ci siamo passati abitualmente per 10 giorni senza accorgerci. Guardavamo i monumenti e le case in costruzione.
Abbiamo trascinato i nostri 50 kili di roba in modo fantozziano fermandoci ogni 20 metri a prendere fiato, a ricomporre il goldrake che permetteva di trasportare una valigia non trolley sopra un trolley, a consultare el mapa (perché è maschile!) e a fare le pause di goloseria.
Ci siamo concessi 2 paste alla pasticceria parisienne (6 euro): cara ma buonissima, per festeggiare l’inizio dell’avventura. E poi anche un’orzata, quella sbobba beige che si vende ad ogni angolo della città che sa di mandorle spremute e invece è fatto di chufas iraniane.
La benni coraggiosamente è anche riuscita ad infilarsi alla chiusura del mercado central e tra mucchi di immondizie e punkabbestia che vi rovistavano dentro ha trovato (al banco) anche un panino con le uova sode e 4 pesche sudamericane.
Alla fine sudati come non mai abbiamo ritrovato il nostro ostello EL RINCON. L’omino ci ha riconosciuti e ci ha gentilmente offerto una camera sul lato opposto a quello dei lavori in corso per la metro accanto al mercado central oltre al fatto che la stanza è per 4 e la usiamo in 2.

mercado central

La figata è che, oltre al bagno in camera, riusciamo a connetterci in internet dal letto!
Una volta invasa la camera delle nostre 4 valigie e fatta la doccia abbiamo mangiato il nostro panino con huevas e siamo caduti in un sonno profondo.

Alle 5 ci siamo svegliati morti di sete (naturalmente non avevamo neanche una goccia d’acqua con noi dalla mattina). Ci siamo trascinati come due zombie fino al negozio cinese all’angolo e fatti derubare per avere 6 bottiglie d’acqua. La benni ha avuto anche il tempo per provarsi diverse paia di ciabatte, infradito e crocks, naturalmente senza alla fine comprare nulla. Il cino ci ha permesso anche di allestire il nostro piano per i pasti dei giorni a venire: ovvero scodella di plastica per le insalate improvvisate compartite sopra il letto. Naturalmente senza olio, senza sale, senza piatti. Per le posate meno male che la signora della pizzeria sotto all’ostello ci ha omaggiato di 2 forchette e 2 coltelli. Per bere abbiamo elemosinato 2 bicchieri di carta al tipo dell’orxata. Si fa come si può: valencia ci fa riscoprire l’arte dell’arrangiarsi e di tornare di colpo spiantati e improvvisati.
il piu' grande mercato coperto d'europa

Una volta sopravvissuti alla sete e quindi riconnesso il cervello, siamo andati a fare un giro in alcuni uffici della città scoprendo che d’estate gli uffici pubblici lavorano fino al venerdì dalle 9 alle 14. decisamente qui c’è un altro stile, un altro modo di vivere e di concepire il lavoro e il tempo.
Abbiamo quindi girato per negozi di cellulari sfoderando il nostro spagnolo under construction:
“hola, somos italianos, hablamos un pochito de espanol pero podemos comprendeher si hablamos despacio!”. I nostri interlocutori annuivano con la testa con lo sguardo un po’ perplesso. Tra l’altro capivano subito che con la benni c’era qualche possibilità in più di farcela e volgevano velocemente lo sguardo a lei (ma non mi do per vinto!).
Dicevo prima della concezione del tempo: nei negozi puoi stare in fila a lungo senza alcun problema. Le persone in attesa non danno segni di nervosismo anzi, si mettono comode oppure vanno al bar a tomar algo, oppure semplicemente esperano. Sto capendo proprio bene perché per gli spagnolo aspettare e sperare si dicono con la stessa parola.
Alla fine abbiamo concluso che anche per fare la scheda telefonica spagnola ci serve il famigerato NIE, il permesso di soggiorno che permette di fare tutto e che devono fare tutti. Già sappiamo che sarà un’impresa ardua (dai racconti degli italiani all’estero che ci hanno preceduto).
Abbiamo rifatto un po’ di spesa in un negozio con temperatura meno 100 (c’è un po’ la tendenza a tenere l’aria condizionata altina). Cena veloce nella bacinella comune e poi giretto classico in centro in plaza della virgen e sul turia con vista del tramonto e della partita di calcio tra donne sudamericane (gran lanci lunghi e poco più. Siamo andavi via sul 2 a 1 per quelle che attaccavano verso destra. L’allenatore a torso nudo commentava ad ogni gol con un eloquente: muy bien).
Abbiamo fantasticato per bene per tutta la passeggiata poi a casa.

Un po’ di internet, una telefonata gratis con il voip in italia. Poi marco travaglio a bomba per la nostalgia italiana (presto superata grazie allo psiconano). Poi, mentre la benni dormiva, io ho ripulito un po’ la computadora dalle cianfrusaglie accumulate negli ultimi 5 anni. Ce ne erano veramente tante. E’ stato un bell’esercizio di pulizia e di essenzialità. Come del resto mi sembra che tutta questa storia giri intorno a questi concetti, almeno per ora.

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