V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

jueves, 18 de junio de 2009

V como vamos a emborracharnos

Avevamo letto antes de partir che la burocrazia spagnola è molto particolare. La coinquilina della nostra amica Frenzen ci ha fornito una sua personale interpretazione di questa caratteristica iberica: “creo que se emborrachan y después inventan tontarias y eligen aquella mas tonta como regla.
L’esperienza di tutta la giornata è andata in parte a confermare questa posizione.
Stiamo velocemente cominciando a capire che la grande macchina burocratica spagnola funziona perfettamente in un meccanismo di scaricabarile eccellente, circolare ed autoperpetuantesi.
Praticamente funziona cosi’. Per fare una cosa servono una serie di documenti altrimenti non la puoi fare. Nessuno riesce ad avere tutti i documenti che servono. Allora il primo impiegato ti manda in un altro ufficio, che di solito sta dall’altro lato della città’ a chiedere se possono farti quel documento che ti manca. Quando arrivi li’ il secondo burocrate ti dice che lui te lo farebbe volentieri ma gli serve un'altra cosa che si trova forse in un altro ufficio, sempre dall’altra parte della città. Il terzo infine ti dice che per fare quel documento ti serve quello che hai chiesto nel primo ufficio. E il cerchio si chiude. E’ passata tutta la mattina, gli uffici chiudono. Torna domani.

Un altro aspetto interessante e’ la sequenza delle strategie. Il primo tentativo della segretaria e’ di mandarti a casa perché’ ti manca qualcosa (falta este papel, no puedo hacer nada para ti), il secondo come abbiamo visto e`di mandarti in un altro ufficio (puede ententar en la oficina de…). Se pero’ riesci ad avere tutti i documenti con te (in un ingombrante faldone che mi sono accorto essere una costante di chi accede agli sportelli del comune) e sei gia’ stato in un altro ufficio allora scatta la domanda: ehh, vale, perdona. Maria! Come se hace esta cosa? Si apre il momento teatrale in cui le colleghe parlano in un linguaggio sconosciuto, si scambiano degli sguardi misteriosi, vanno a parlare con qualcun altro, poi cliccano sul computer qualcosa. E sconsolate ti dicono che va bene, si puo’ fare… e qual e’quindi la fase successiva: tenemose en contacto!!!!!!
Come teniamoci in contatto?
Ma dobbiamo tornare?
No necesita, podemos llamarse, dos semanitas, no lo sè.
Quindi anche stavolta e’andata male. E’ un po’ come fare un gancio ad una donna: tu ti prepari bene, vai con tutte le credenziali, definisci un piccolo discorso, prenoti un buon ristorante e poi non si sa che succede. Il piu’ delle volte non si conclude un granche’ ma resti con l’idea che devi insistere, devi tornare, devi stare ancora piu’ attento.
Questo per quanto riguarda gli uffici del comune.

Plaza del Ayuntamiento


Per il NIE invece abbiamo toccato proprio un’altra dimensione. Si’ perche’ il documento numero 1 che tutti devono fare ha l’ufficio in un posto incredibile. All’estrema periferia della citta’, in una zona industriale dove tutto pensi di trovare tranne un ufficio, con una specie di autostrada da attraversare ingegnandoti un poquito. E all’arrivo ecco una fila di gente infinita.
Questo giro ci e’ andata molto bene: nelle disperazione del nostro non capire niente ci siamo affacciati dentro l’ufficio per chiedere informazioni: desculpe, come se puede tomar el numero?
L’omino, forse commosso dal mio spagnolo arabeggiante, forse semplicemente ancora poco provato dalla giornata di beghe burocratiche, ha capito che eravamo italiani e ci ha fatto compilare i 2 fogli necessari. Abbiamo fatto anche 2 battute sul nome dei miei genitori: ah, antonio y maria! Italianos! (ho riso anche se mia mamma non si chiama maria). Poi pero’ la tragedia.
Entra una ragazza crucca che chiede come rinnovare il suo NIE. L’omino le spiega che naturalmente deve andare a pagare la tassa in banca e poi fare tutta la fila fuori come tutti gli altri. Lei lo guarda stranita e dall’alto della sua germanitudine gli dice: vale, pero eso es un poquito absurdo! E cosi’ ci ritroviamo tutti buttati fuori dall’ufficio perche’ all’improvviso l’omino si e’ accorto che esta serrado.
Per fortuna ormai noi l’avevamo scampata. Non tutti i poveracci che hanno storie ben piu’ complicate di noi e ai quali attendeva una lunga giornata alla randa del sole.
Per ora noi ci siamo riportati a casa le nostre sudate carte. Entro 15 giorni dobbiamo pagare in banca una tassa e tornare a ritirare il documento e questa volta la fila ce la becchiamo tutta ma stiamo studiando gia’una strategia.
E’ stata una esperienza molto istruttiva che mi ha fatto capire bene cosa intende manu chao quando canta: me dicen el clandestino por no llevar el papel. La nostra situazione non e’ paragonabile pero’ per certe cose abbiamo vissuto anche noi la sensazione di sentirsi bloccato dalla burocrazia che non ti riconosce niente, neanche a momenti che esisti, fino a quando non hai il foglio timbrato.
Alla fine abbiamo festeggiato questo successo parziale con un almuerzo di fine mattinata con pane e jamon galiziano humado cortado fino. Poi viva la siesta.

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