V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

lunes, 31 de mayo de 2010

Al Andalus: volando verso l'estate




Fine maggio e un caldo da impazzire. se a siviglia nell'ultima settimana cominciava a scaldarsi la faccenda, nel nostro ritorno a valencia abbiamo trovato un'estate già inoltrata e gli stessi valenciani sono stupiti che ci siano già dias de verano. ma sul clima non ci si prende mai, o fa troppo freddo o troppo caldo, o l'estate è in ritardo o arriva troppo presto o si prolunga oltre misura, così come il freddo è troppo freddo, troppo prima o troppo dopo.
ultimo post targato al andalus. sivilia è stata la nostra ultima tappa a concludere il tour del sud di un mese e mezzo. i video e le foto della benni sono certamente più capaci di comunicare la bellezza di questi luoghi dove la storia e i colori la fanno da padroni. le serate nel centro di siviglia erano segnate da un'atmosfera ovattata di inizio estate e l'aria davanti alla cattedrale sembrava come sospesa in attesa del movimento delle luci del giorno e delle voci di sottofondo dei turisti. a siviglia abbiamo ritrovato il guadalquivir che da cordoba ha percorso la pianura verso il mare per attraversare in tutta la sua lunghezza la città. è stato bello pensare di rivedere la stessa acqua a distanza di una settimana. nel fiume file ordinate di cannottieri risalivano disciplinatamente la corrente, mentre sulle rive corridori, ciclisti e coppiette riempivano la scena.siviglia è ricchissima e piena di gente. maggio è il mese più gettonato da questo punto di vista e ce ne siamo accorti all'aeroporto con la fila al check in più lunga che avessimo mai visto.
siamo stati in un appartamento poco lontano dal centro, trovato su internet e condiviso con altri due ragazzi di malaga. se con i conquilini di cordoba avevamo condiviso poco a parte qualche pizza con i malagueni in 5 giorni solo qualche sporadica chiacchiera di circostanza. ma è stato comunque bello vivere la città non proprio da turista totale. anche se alla fine quello che abbiamo fatto è stato girare per chiese e musei. abbiamo affinato in questi mesi una sorta di abilità per riuscire ad entrare gratis quasi ovunque approfittando degli uffici informazioni, di internet e di qualche alzata di ingegno burocratico approfittando della nostra attuale disoccupazione.
al mercato centrale abbiamo trovato le alici marinate e la signora che le vendeva si stimava di averle fatte in casa dicendoci cosa c'era dentro e sottolineando che non mancava niente, solo un vinito o una cervecita. per il resto abbiamo fatto un brainstorming su come mangiare un pacco di riso e uno lenticchie e un cavolo viola per tutto il periodo sivigliano.

la cosa più mastodontica e impressionante di siviglia è la cattedrale.
talmente grande che quando l'hanno progettata i committenti hanno detto: facciamola tanto grande che la gente guardandola ci prenda per pazzi! la cosa più bella è il campanile, uno dei pochi resti della moschea araba (come al solito i cristiano hanno raso al suolo quasi tutto) da dove si chiamava la preghiera. la genialata è che invece dei gradini ci sono 34 rampe che ai tempi venivano fatte a cavallo, altrimenti sai che palle tutti i giorni a salire e scendere.
nei mille bar e ristoranti i tanti inglesi, tedeschi e giapponesi provavano l'immancabile paella, che non è mai quella vera (che la fanno solo a valencia!), pesce fritto e tapas a volantà, annaffiate da ettolitri di birra.
la città è piena di parchi, alcuni davvero giganteschi dove sfilano i carretti coi cavalli per i turisti più esigenti. sotto il nostro appartamento un parco più modesto ma accettabile era meta di qualche passeggiata quando i piedi erano troppo gonfi per arrivare fino in centro.
abbiamo camminato davvero tanto su e giù per le città andaluse ed è incredibile quanto si possa essere stanchi in tutto il corpo solo per aver camminato. il letto non permetteva un gran riposo essendo costituito da una specie di sacco sfondato nel quale la benni nella notte spronfondava a valanga contro di me.
sabato rimettiamo in sesto le nostre logore valigie: come pollicino abbandoniamo un po' di cose per tracciare il nostro percorso o semplicemente perchè non ci stanno nel bagaglio a mano e alla randa delle tre del pomeriggio salutiamo la città verso l'aeroporto con bus megastipato di gente. all'aeroporto riusciamo con qualche contorsione e infilarci pantoloni lunghi, scarpe e felpone approfittando del meno 10 dell'aria condizionata, trangugiamo acqua e jogurt prima del check in, studiamo la situa della vueling per capire se sono cattivi come quelli della ryan e già siamo per aria in direzione valencia.
il viaggio è un unico salto che ci porta fino ad alcasser, di nuovo a casa di raul, nel più classico dei disorientamenti spazio-temporali che solo un volo aereo sa realizzare. mentre ci avviciniamo alla casa del campo un odore forte di estate emerge dai filari compatti di aranci e la luce del tardo pomeriggio riempie gli occhi di questa fine primavera.
bella l'andalucia.

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domingo, 30 de mayo de 2010

CONIL

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jueves, 27 de mayo de 2010

Al Andalus: la frontiera della luce


a distanza di quasi un anno ricompare la costa atlantica. in una profonda diagonale che idealmente dal giugno scorso a questa fine di maggio ci ha portato dal mare di san sebastian a quello delle spiagge di cadiz. paesi baschi e andalucia sono due mondi lontanissimi ma l'oceano le rende simili nella struttura dei balconi chiusi e nei portici sulla sabbia che fano ombra in attesa dell'alta marea.
siamo sbarcati a cadiz dopo un viaggio di 3 e mezza di treno. invece degli ulivi dal finestrino scorrevano arance, grano e ortaggi e il paesaggio ondulato si andava via via appiattendo nella piana che va verso il mare: una specie di triangolare pianura padana infilata di traverso tra le montagne di cordoba e malaga. cadiz è una piccola cittá, con un centro a portata di passo svelto, una specie di isola proiettata nel mare che si respira tra i vicoletti bianchi e ventosi della parte vecchia. non ce la siamo goduti tanto: un po' eravamo di passaggio in vista dei giorni a conil, un po' avevamo tutti i bagagli con noi e camminare per le strade acciottolate con un trolley non è il massimo del divertimento nè per noi che per chi si sorbiva una inaspettata monotona colonna sonora. al mercato centrale prendiamo 4 pesche e 8 nespole per 50 centesimi e pranziamo in un bar defilato con la distesa sotto gli alberi. la cameriera si emoziona quando le diciamo che il pesce ci è piaciuto e distrugge l'oliera contro il tronco dietro il nostro tavolo.
fa caldo e facciamo passare le ore che restano, prima di prendere l'autobus, nella spiaggia della cittá. ci facciamo la passeggiata romantica verso la fortezza, sempre con trolley su acciotollato: tatatatata. il mare ha giá un colore che invita ma la temperatura dell'acqua è ancora difficile. e certo che vivere al mare ha un fascino davvero notevole.
prendiamo l'autobus verso conil, un paesino lungo la costa verso sud a un'oretta da cadiz. ci aspetta una coppia di couchsurfer che ci daranno ospitalitá per un paio di giorni. conil è un intrico di vicoli bianchi che scendono verso il mare. al nostro arrivo andiamo a vedere che aspetto ha questa spiaggia che in tanti ci hanno declamato. c'è un vento fortissimo e l'immensa spiaggia di sabbia è battuta da raffiche che finora avevo visto solo nei film ambientati nel deserto. cerchiamo in qualche modo di trovare una sistemazione allestendo un bunker con le valigie e chiudendoci a riccio con il salviettone della doccia. c'è una luce fortissima che splende su tutta la spiaggia e il mare dove qualcuno sta giocando con il vento. questa luce bianca accompagna i nostri giorni a conil e credo rimarrá il marchio indelebile nella mia memoria di questo luogo incantevole.
incredibilmente qui la speculazione edilizia non ha avuto la meglio e la natura rimane padrona e protagonista delle dune sabbiose, del fiumiciattolo che sbuca nel mare, delle colline verdi al di lá del borghetto bianco. nulla a che vedere con le mega urbanizzazioni della costa del mediterraneo. qualche kilometro più a nord si aprono infinite calette di sabbia incastrate nella roccia che ricordano tanto qualche scorcio di sardegna. ma il mare è sempre freddissimo.


joaquin e ariana si prendono cura di noi: a parte la finale di coppa dei campioni per assecondare la fede calcistica di lui, ci hanno fatto conoscere tanti piccoli posticini per bere e mangiare, abbiamo parlato di mille cose scoprendo tante differenze e tante cose in comune. la loro casa è un piccolo miracolo di recupero del passato fatto improvvisandosi muratore da un giorno all'altro. siamo a pochi kilometri dal mare, ma sembra di respirarlo appena metti il naso fuori dalla finestra. appena alzati poi è impressionante la potenza della luce che filtra dalle finestre. nella guida avevo letto qualcosa a riguardo ma viverla è davvero un'altra cosa. sulla spiaggia questa stessa luce tinge di bellezza tutto ciò che è a portata di sguardo. e entrando in acqua qualche metro sembra ci sia solo mare.
ci sono molti paesini e cittá da queste parti che aggiungono al nome la specificazione de la frontera. oltre a conil de la frontera, c'è veyer de la frontera, il più famoso jerez de la frontera e altri di cui non ricordo il nome. pensavo avessero a che fare con la frontiera con il portogallo che è relativamente vicina. invece sono il residuo della riconquista cristiana ai danni degli arabi che retrocendendo verso il mare avevano delimitato una specie di frontiera all'altezza di questi paesi. alla fine anche l'ultima baluardo è stato preso e di questa storia è rimasto il segno in questi nomi. questa storia di passato arabo si respira in tutta l'andalucia e forse è proprio questo l'aspetto che rende tanto singolare questa terra.  
due giorni passano rapidi e di nuovo siamo alla fermata dell'autobus verso sevilla, ultima tappa del viaggio andaluso. mentre la benni dorme nell'ultima fila di sedili sfila di nuova l'enorme e sterminata pianura che sembra non finire. mi ha ricordato tanto qualche passaggio a cui sono abituato. peccato manchi tutta questa luce.

miércoles, 26 de mayo de 2010

CORDOBA ULTIMO

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Al Andalus: la cittá inaspettata

Tambien cordoba se acabo. A un mese esatto dal nostro arrivo in autobus attraverso i filari di ulivi, facciamo un'altra volta armi e bagagli per la fetta di andalucia che ci resta da qui al finale del mese.
Il fighissimo treno bianco della renfe spagnola ci porterá fuori dal mediterraneo fino all'atlantico in quella specie di isoletta che è il centro storico di cadiz.
Tanti saluti ai nostri coinquilini di questi 30 giorni con i quali abbiamo condiviso i comuni spazi angusti del bagno e della cucina, qualche chiacchiera e un paio di pizze. Quando sei a scadenza è complicato legare di più, specie quando sei abituato ad un perenne andare e venire di gente e di abitudini. È stata però una bella fortuna trovare questo piso, preso alla cieca con un annuncio su internet e che in fin dei conti ha risposto bene a quello di cui avevamo realmente bisogno.
Ieri sera saluti ufficiali con la cittá: inizia la feria de mayo, un immenso baraccone di giostre, churreros e luminarie che accompagneranno i cordobesi per una decina di giorni. Ci siamo dedicati gli immancabili fuochi d'artificio, demenzialmente concepiti dopo l'illuminazione a giorno del ponte sul quale eravamo assiepati insieme a tutta la cittadinanza andalusa.

Nel cammino, infiniti gruppi di ragazzi muniti di sportina della spesa con ghiaccio sgocciolante, coca cola e rum per i più classico dei botellon. Qualche inglese, inspiegabilmente poco pratico con alcol, giá barcollava e traboccava di birra sul ponte romano a cavallo della mezzanotte, naturalmente insultato dai suoi amici.
Abbiamo scelto cordoba come snodo del nostro viaggio in andalucia quasi per caso. Il solito Javi l'ha vista lunga anche stavolta, ma se non ci prendesse sempre non sarebbe Javi.
La cittá con il centro storico più grande d'europa è un piacere da camminare, soprattutto nelle prime serate calde d'estate quando le strade laterali si svuotano e resta solo il rumore dei passi e i colori dei fuori ai balconi. Sul ponte romano, inglesi a parte, lo spettacolo della mezquita si accompagna allo scorrere silenzioso del fiume.
Si sente molto il passaggio degli arabi da queste parti e forse l'andalucia non avrebbe questo fascino altrimenti, questa sensazione di vera spagna che si respira qui come davanti all'atlante. E tutti quelli che di qui son passati a dirmi: che bella l'andalucia!
A pochi kilometri da cordoba rimane forse il pezzo più appariscente di questo passato tra le rovine di medina al zahara, una imponente reggia del sultano di cui stanno

cercando di recuperare la bellezza. Per la mezquita in centro invece la devastazione dei cristiani credo sia irreparabile e il gioco geometrico dei mille archi si è perso per sempre per infilarci nel mezzo la classica chiesa che tutti conosciamo. Restano i patios all'interno delle case, piccoli giardini interni a cielo aperto, cuore pulsante della vita con intorno un ferro di cavallo di stanze. Restano anche i tratti moreschi nel flamenco che da queste parti riecheggia nei locali e nel battito delle mani dei ragazzi che imitano i batidores professionali. Per le parole incomprensibili dopo lungo penare abbiamo capito che non significano un granchè essendo più o meno una versione ululante di improvvisazione canora su accompagnamento di mani, piedi e chiatarra. Il flamenco è certamente qualcosa di più che un passatempo e i bambini fin da piccoli crescono immersi in un alternarsi di eventi, ritmi e improponibili vestitini popolari. Anche alcuni adulti improvvisano questi provocanti travestimenti con risultati parecchio discutibili.
Cordoba è stato un posto per rallentare il ritmo se è possibile ancora di più, per mettere meglio a fuoco tante cose che nei mesi abbiamo messo in circolo nelle nostre teste e nelle nostre infinite chiacchiere spaziali.
Ci siamo fatti una cultura di case passive, pannelli solari, orti sinergici e permacultura scoprendo che giá tante persone li stanno mettendo insieme per provare a vivere in un modo diverso. Sará bello trovare il modo di renderlo possibile anche per noi.

Di cordoba penso mi ricorderò della sensazione bellissima sulla pelle dell'aria del tardo pomeriggio, del bianco delle case e dei colori dei fiori sparsi ovunque. Delle corse lungo le mura antiche. Dei riflessi delle luci sul guadalquivir.
Ultimo giro del sud: tra una settimana si torna a valencia che giá sembra tanto lontana nei ricordi ma tanto vicina nel senso di casa.

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domingo, 23 de mayo de 2010

fiori e giardini per la Uilmina

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domingo, 16 de mayo de 2010

Al Andalus: dientro le quinte


17 maggio domani e undici mesi di spagna. già passato un sacco di tempo e oggi, scorrendo un po' le foto di questi mesi, ci siamo resi conto di quante cose sono successe da quando siamo emigrati. anche solo questo mese di andalucia racchiude in sè una quantità di paesaggi ed esperienze così varie e diverse che è difficile tenerli a mente così come invece le foto sanno fare, rimettendo in fila le storie, i dettagli, i momenti colorati.
a cordoba è riatterrata l'estate dopo una settimana di anomala primavera ritardata in cui abbiamo rimesso scarpe e pantaloni lunghi. con questa siamo alla terza primavera annuale dopo quella di valencia e granada. visto che a cordoba era già estate il giorno del nostro arrivo, semplicemente abbiamo invertito i tempi delle stagioni.
quest'anno è stato un susseguirsi di coincidenze e di incontri che come un film si sono messe in fila a costruire il nostro viaggio più profondo. così mentre spulciavo nella biblioteca municipale ho trovato il depliant di una serie di conferenze sulla decrescita, lo stesso tema nel quale da un po' di tempo ci eravamo imbattuti e del quale l'amico diego di valencia ci ha prestato un libro illuminante. difficile spiegare quanto questa prospettiva ci abbia colpiti e ci abbia dato una specie di chiave di lettura per tutta una serie di contraddizioni che sentivamo nella quotidianità, soprattutto in quella italiana degli ultimi tempi, quelli in cui avevamo preso in mano la nostra vita. ho scoperto che tantissime persone da tempo si sono occupate di questo argomento, hanno scritto, parlato, costruito alternative e progetti mentre tutti noi andavamo avanti più o meno inconsapevolmente, come se nulla fosse. per alcuni sono anche cose già ascoltate ma che non hanno saputo scalfire quella corazza che ci rende perfettamente programmati ad un mondo fuori controllo.
basta allargare un po' lo sguardo oltre il nostro povero paese, in cui tutti i giorni non si fa altro che parlare di quanto berlusconi sia un furbo o un ladro o entrambe le cose, per accorgerci che abbiamo una prospettiva così limitata di quello che accade nel mondo. ci sfuggono un sacco di collegamenti tra quello che facciamo tutti i giorni e quello cha accade di conseguenza da un'altra parte. non capiamo che ogni singolo gesto del nostro consumo quotidiano è il principale responsabile di guerre, sfruttamento, crisi di ogni tipo. che oggi possiamo vivere come viviamo solo perchè abbiamo scaricato tutta la parte brutta ad una marea di poveracci che sono stati davvero cornuti e mazziati in ogni aspetto della loro storia e esistenza. mi ha molto colpito quando in uno di questi incontri è stato detto che anche noi siamo il sud del mondo, nel senso che siamo sfruttati, in modo diverso, ma comunque non siamo padroni della nostra vita e rispondiamo alle esigenze di fare soldi di un sistema molto potente e ben programmato.
per poter realizzare davvero questo sguardo ci sono voluti 11 mesi di niente, di stare senza lavoro, abitudini e comodità solo per avere il coraggio di vedere un po' più da vicino come stanno le cose e non stanno affatto bene. e fa parecchio male.la metafora di matrix (il film) non mi è sembrata tanto azzardata.
viviamo in un modo completamente schizzofrenico nel quale non sappiamo niente delle cose importanti per la nostra vita, dove siamo manipolati costantemente in un meccanismo che crea insoddisfazione e
infelicità. in cui la pubblicità è dappertutto, dalla tv, a facebook, a google, addiritura dentro le serie del dottor house e di gray's anatomy. e non ci accorgiamo di niente. un bombardamento costante ad essere diversi da come siamo e comprare, comprare, comprare.
stando dentro questa parentesi di mondo critico per qualche giorno ho capito come siamo lontani dall'aver compreso realmente in che pasticcio ci troviamo. abbiamo di fronte una futura crisi energetica che stravolgerà la nostra vita e non lo sappiamo. abbiamo un mondo basato sul petrolio e non capiamo che siamo ad un punto di svolta, non tanto perchè domani il petrolio finisce ma perchè non possiamo più continuare a crescere e crescere e crescere se di petrolio ce ne sarà sempre meno. e questo cambierà non solo il conto dal benzinaio.
c'è un mondo da scoprire, ancora molto nascosto e difficile da digerire. sono contento di aver avuto la possibilità di ri-incontrarlo in questo momento della mia vita in cui forse sono un po' più pronto ad accettare la realtà. si apre una sfida grande, almeno per noi a meno di un mese e mezzo dal rientro. ed è talmente collegata a tutto quello che facciamo che un cambiamento profondo sarà inevitabile. non avrei mai pensato che questo viaggio aprisse questa porta, ma sapevo che stavamo cercando qualcosa che con ciò ha molto a che fare.

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CORDOBA 3

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lunes, 10 de mayo de 2010

Al Andalus: mare, fiori e nubi


Tempo matto in andalucia e l'estate, dopo un inizio illusorio, stenta ancora a partire. qualche scroscio d'acqua improvviso intervalla nuvole rapide e momenti di cielo terso.
le maledizioni dall'italia cominciano ad arrivare anche qui dopo aver colpito la povera valencia colpita da un'anomala andata di fresco e una rara tempesta.
abbiamo però fatto in tempo a goderci tre giorni di mare sulla costa del sol, con un maggio già pronto per le ondate di turisti inglesi e scandinavi. dopo una ricerca su internet abbiamo scovato un piccolo paesino a 50 km da malaga. un borghetto di casette basse e bianche arrampicate tra le scogliere di roccia scura e le montagne. in una magica conca che rende il clima di questa parte di costa praticamente perfetto: addirittura in rete un ragazzo raccontava di aver passato l'ultimo capodanno in costume sulla spiaggia a giocare a rugby! non a caso da queste parti la speculazione edilizia ha toccato vette inumane, soprattutto a malaga, una specie di new york arrangiata alla meglio tra brutti palazzoni, traffico e confusione. nerja rimane ancora vivibile viste le sue coste non proprio adatte al turismo di massa. ma anche qui si è costruito tanto anche se non in modo devastante come altrove.
è stato strano starsene in contume tutto il giorno in spiaggie deserte o quasi. il mare ancora freddissimo era meta dei bagno solo dei nordici che non temono nulla e con più o meno indifferenza entravano in acqua e zampettavano per qualche minuto. si sente che la stagione è ancora all'inizio e il ritmo del paesino è ancora come addormentato in vista dei prossimi mesi di caos. è stato bello poterlo vivere così. abbiamo fatto un giro anche in un altro paesino a 10 minuti di macchina dal mare, frigiliana. un altro piccolo capolavoro di casette bianche arrampicate le une sulle altre e contornate da vasi di fiori e panorami sulle colline fino al mare.
con la nostra opel azzurra noleggiata dalla hertz ci siamo fatti un'idea di cosa c'è nel mezzo tra cordoba e la costa scoprendo un paesaggio piuttosto inaspettato fatto per buona parte di colline dolci e verdissime e di una serie sconfinata di ulivi. forse tutto questo verde non rispecchia la tradizionale aridità di questi luoghi e le strane pioggie di questi mesi hanno dato nuovi colori anche a questa parte di spagna. e chissàa se ci capiterà mai più di vederla così. tra cordoba e malaga solo qualche sparuto paesino e qualche incredibile campo di papaveri rossi rossi.
questo piccolo viaggio ha segnato un po' la prima parte della tappa andalusa e ora faremo base a cordoba per un paio di settimane. abbiamo organizzato gli ultimi dieci giorni del mese tra cadiz e siviglia ospiti di una coppia di couchsurfers e di un signore che ci affitterà una stanza della sua casa.
questi giorni cordobesi volano rapidi e non riusciamo a fermare i mille pensieri che ci portano in italia e a quello che verrà da luglio in poi. la città attende l'inizio del caldo con ansia e già sfilano una dopo l'altra tutte quelle belle scuse per vivere le strade e chiacchierare con una birra in mano nei quartieri vecchi. dopo le croci, i balconi del centro si sono trasformati in cascate di fiori colorati e i patio delle case in giardini inaspettati. nei vicoli risuona la chiatarra flamenca che intrattiene i turisti, che nel week end invadono la città.
sabato abbiamo visto finalmente uno spettacolo di flamenco ufficiale con chitarre, cantanti e ballerino. in un mix di improvvisazione e suoni stereotipati risultava difficile rimanere indifferenti allo spettacolo e all'energia del ragazzo che per un'ora ha fatto di tutto su quel palco. attirando infiniti olè dall pubblico e una buona dose di bava delle donne presenti nella piazza, benni compresa! per tutti gli altri uomini solo un po' di sana invidia ma la standing ovation finale è stata universale.
il nostro viaggio comincia a fare il conto alla rovescia. la prossima settimana saremo al mese numero 11 di spagna. raul attende i contadini per il rush finale.

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domingo, 9 de mayo de 2010

cordoba2

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viernes, 7 de mayo de 2010

Nerja

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lunes, 3 de mayo de 2010

da granada a cordoba

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Al Andalus: crus, crucis

2 maggio e in spagna è la festa della mamma. in realtá qui di feste ce ne sono in continuazione e ogni scusa è buona per fare baracca. questo fine settimana qui a cordoba c'è stata la festa delle croci, un modo religioso di essere pagani e profani: nelle viuzze del centro vengono piantate random delle croci alte circa un metro e mezzo, vengono riempite di fiori rossi, posizionate su un piedistallo, ai piedi della croce si mette qualche vasetto di altri fiori e il gioco è fatto. intorno alla croce si sviluppa tutto il resto della festa. quindi, in modo molto simile a quello che abbiamo visto a valencia per las fallas, si pianta un tendone che fa da mangiare, si attacca la musica e si va avanti 3 giorni a fare casino. ieri sera siamo passati stipati come sardine nella folla di giovani e meno giovani, tutti rigorosamente con il bicchiere in mano a chiacchierare o a ballare vecchi pezzi andalusi e disco music. per terra cataste di rifiuti e ai bordi delle strade un odore pungente di urina.ma come diceva il nostro amico toño di madrid: se vuoi imparare a bere devi imparare a pisciare!e qui devono aver fatto dei corsi intensivi tanta è la resistenza che dimostrano. ma forse siamo noi che siamo diventati dei nonnetti.
le location delle feste sono a volte davvero mozzafiato, con scorci di scalinate, piazzette appartate, chiese, campanili, drappi alle finestre e una quantitá di balconi fioriti da non sembrare vere.
alla fine della festa, delle croci non rimane un granchè e oggi, ripassando per le stesse vie, facevano quasi tenerezza abbandonante e senza fiori.
siamo a due settimane cordobesi. la mancanza della bici in cittá si fa sentire e le distanze coperte a piedi a volte diventano delle piccole perigrinazioni dalle quali torniamo devastati. abbiamo tentato di farci fare la tessera per le bici del comune ma gli attenti burocrati non si sono commossi dinanzi alle strambe richieste di due italiani di cui è sempre bene non fidarsi. anche a piedi comunque cordoba offre degli scenari bellissimi e alla sera, dall'altro lato del fiume, la moschea illuminata sembra magica.
dopo i primi giorni un po' piovosi è ufficialmente arrivata l'estate. per tutta la settimana sandali e braghe corte, maglietta per dormire e finistra aperta tutto il giorno e un po' anche alla notte. tira un'arietta fantastica che ti fa dire quando esci di casa "ah, che figata". ma temo non durerá a lungo. il sole fuori dalle zone d'ombra rende la situazione giá incandescente. il meteo di cordoba è molto diverso da quello di valencia e naturalmente da quello di reggio. solitamente qui non piove mai, tutto l'anno (a parte questo che quasi li faceva diventare scemi tanta è stata l'acqua che è venuta), non hanno praticamente l'inverno e l'estate si scappa dai marciapiedi su cui puoi cuocere un uovo: il nostro coinquilino cordobese ci ha detto che non è una battuta ma un esperimento facilmente ripetibile nei mese di luglio e agosto.
auri, l'amica cordebese dai piedi alla testa dell'ultimo post, non riesce a capire come sia possibile che in italia non si venda il ghiaccio dappertutto. la sua espressione di stupore senza parole traduce come dal punto di vista di un andaluso in effetti non sia concepibile.
stiamo approfittando della lunga permanenza per visitare a gratis musei e monumenti della cittá che in alcuni giorni e orari della settimana, ben occultati ai turisti, sono free. siamo stati così all'alcazar e ai bagni arabi. per la mezquita stiamo ancora rimandando.
la prossima settimana abbiamo organizzato un giro al mare in un paese vicino a malaga e per l'occasione abbiamo noleggiato una macchina un paio di giorni. la costa spagnola del sud è tutto più o meno devastata e speriamo di aver trovato un posto ancora tutto sommato tranquillo e non tutto grattacieli e speculazione.
spulciando su internet si scoprono un sacco di posti inaspettati che rendono questa regione un po' più ampia di granada-cordoba-siviglia come tutti i turisti, noi compresi, alla fine decidono di visitare.
nell'attesa abbiamo costruito qualche piccola "abitudine": alla sera me ne vado a correre in giro per la cittá e ho trovato un percorso carino intorno alle mura del casco antiguo e costeggiando il guadalquivir. certi giorni si può trovare un silenzio prezioso, altri si incontrano strani personaggi che non aspettano altro che incrociare un passante per parlare di qualsiasi cosa sconnessa gli venga in mente. la benni invece ha preso a frequentare il parquino dietro casa e divorare i libri della biblioteca condividendo le panchine con i simpatici vecchietti cordobesi. quelli che arrivano e si siedono nella tua stessa panchina, anche se l'altra di fronte è libera. l'altro giorno mentre sono passato di lì quasi non riuscivo a riconoscerla in mezzo a tutti quegli attempati andalusi e con una di queste praticamente in braccio. ah, l'ospitalitá spagnola!

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