V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

viernes, 26 de marzo de 2010

V de Valencia

una settimana a Valencia da sola. dopo quasi 10 mesi sempre insieme e quasi 4 di convivenza una settimana di addormentarmi e svegliarmi da sola, di mangiare qualsiasi cosa e a qualsiasi orario. di prendere impegni, appuntamenti, decidere di fare cose all'istante. da un certo punto di vista fa quasi paura essere piu' leggera, indifesa, come se il vento che a volte soffia a mille potesse portarmi via. sola in una citta' ormai nota e ancora cosi' grande, con tante persone da vedere, con cui parlare, da visitare ma tantissime altre che non ti vedono, non sanno, non si preoccupano di te. una settimana di primavera indecisa ma sempre piu' potente nel profumo di zagare a benimaclet, di pini marittimi e pitosforo passando sopra il cauce del rio, a pont de fusta tra i fischi e i richiami delle sempiterne partite di calcio, a notare come l'aria si fa piu' fredda sopra alle piante. una settimana da sola a tornare in bici per il centro con i ragazzi che ricominciano a riempire plaza de la virgen e il retro della cattedrale con malabaristi e coppiette sbaciucchiose. passare per russafa, comprare il paninazzo dalla signora magica che ha scoperto Massi e che ti fa due spanne di panino con jamon y queso e se vuoi ti mette olio e pomodoro il tutto per la cifra di 1 euro e 40. e andare al cinestudio d'or a 3 euro a vedere due film filati che sempre vai per vederne uno che pensi sia bello e invece ti fermi a guardare anche l'atro che sembrava una cazzata e finisce che e' sempre meglio il secondo (quasi sempre tranne quando c'e' un film in latino narrato da un vecchio con le noci in bocca). risalire calle sagunto in mezzo alla strada che tanto non c'e' nessuno che son tutti in primado reig. e schivare le arance che cadono dalle piante che tutt'inverno hanno colorato le strade.

uscire per la spesa mentre in juan de la peña i vecchi si sbomballano di balera con tutte e tre le pale dei ventilatori turbinando. e appena esce il sole di corsa al mare con delle luci di sole giallo e bianco e rosso a fare il mare blu e azzurro e grigio e viola. gli studenti a giocare con il vento che sfoglia i libri e li riempie di sabbia. gli erasmus bianchi che fan male agli occhi e che gia' si buttano in acqua senza morire. i campi che in una settimana hanno cambiato integralmente look dove  la terra bruna si e' asciugata e la parte sabbiosa luccica chiara sotto il sole, gli steli e le foglie del grano si fanno verde scuro a frusciano con il vento e campi e filari di patate sono spuntati dal niente cosi' in fretta che sembra di sentire il rumore che fanno crescendo. il canale per irrigare e' sempre pieno e gli uomini indaffarati che l'estate non li colga impreparati.

girare con la bici su e giu' per la citta', il fiume, fare le chiacchiere e spupazzare a Nicolo', la sorpresa di Francesca che solo in un pomeriggio ha reso realta' un piano sballato solo da pensarlo. e correre da orriols a benimaclet con il carrello della spesa trasportando un mobile ridendo come sciocchi e con la gente per strada che ti scherza e ti guarda con un misto di ma si puo' fare? perche' non ci ho pensato io? adesso vado al mercadona e prendo un carrello. e tornare in discesa sferragliando sul selciato e le piste ciclabili per riportarlo entro le 9.15 e vedere lo sguardo compiaciuto del cassiere.
e le chiacchiere con la bibliotecaria che ti fa prendere il libro anche se mi son scordata il tesserino e il taller di bici con jose' manuel che ci chiede cosa vogliamo fare stasera e poi finisce che facciamo sempre tutt'altro sperando sempre che non si scomponga la bici tornando a casa. e il kebab di machado, il cinese cattivo come in italia pero' pure piu' caro e le arance a 50 cent il kilo e buone come caramelle, il pesce e le pescivendole cabarettiste, i teatrini e la cucina estemporanea e friggitoria di Arturo e Alejandro e la culla dei vicini che ti saluta quando torni a casa e che si fa i kilometri spostandosi da un angolo all'altro della sala . le mattine con i pallini di sole sull'armadio attraverso la tapparella, le chiacchiere dei passeri e i dieci minuti di profumo di pane verso le 11. sono gli ultimi giorni da valenciana e ogni angolo, ogni strada, ogni persona, odore, profumo, luce, suono sembrano volersi far notare, imprimere nella memoria e allora me li scrivo che da quest'anno, da questa citta' voglio portarmi indetro tutto. e questa settimana, in cui tutta la citta' e' mia faccio l'inventario e mentre la nostra stanza riprende l'aspetto anonimo di prima di noi io metto via le nostre cose in valigie e sacchetti e i miei ricordi in ordine da trovarli pronti quando mi serviranno.

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2 comentarios:

A las 28 de marzo de 2010, 13:49 , Anonymous Anónimo ha dicho...

Classica pubblicità ingannevole. Fai sembrare Valencia un posto meraviglioso, fai venie voglia di andarci, invece...

 
A las 7 de abril de 2010, 15:37 , Blogger bennina ha dicho...

invece che??? e' un posto bello! sicuro ce ne sono di piu' belli ma per me con tutti i ricordi e le cose spasose che ci ho fatto... la voglia di andarci e quella di tornarci altrocheno'!!!

 

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