V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

jueves, 29 de octubre de 2009

v como viento


Come il vento mi sento in questi giorni. Mosso di qua e di lá dai viaggi, dalle prospettive che mutano con leggerezza di fronte a me senza che io riesca a fermarle. E come il vento provo a lasciarmi trasportare. A farmi portare.

Questi 3 giorni a barcellona sono stati una vacanza dalla vacanza, un altro viaggio dal viaggio che diventa quasi imbarazzante spiegare ai nostri nuovi commensali dell’occasione. Abbiamo ritrovato i nostri amici di dublino. Quanto tempo che non stavamo insieme così a lungo. Abbiamo fatto discorsi seri e discorsi senza senso. Abbiamo mangiato un casino, a casa e fuori, tra le viuzze del barrio gotico e la rambla, tra la bellissima terrazza di tomà e fabrizia e la verandina quando non c’era il sole. Barcellona è bellissima e caotica. Brulica di gente a qualsiasi orario, quasiasi giorno, di gente che va e trona dal lavoro, di gente che fa su e giù per la rambla solo per fare qualche foto o per capire perché è così tanto famoso questo scorcio di marciapiede. Gli artisti di strada si alternano tra la preparazione del mattino e il disfacimento della notte avanzata nelle più improbabili caricature di personaggi noti o inventati alla ricerca dello sguardo di un passante per raccogliere un’altra moneta.

È grande barcellona, forse troppo e mi fa pensare che valencia per noi va bene, molto meno appariscente ed eccitante ma più umana e a portata di bici e di piedi.

Abbiamo scoperto un servizio treno bellissimo che con 25 euro ti porta da barcellona a valencia in 3 ore e 20 con tanto di lettino, di kit per dormire e di inserviente che ti viene a svegliare quando è ora di scendere. Non cè che dire: in certe cose gli spagnoli ci sanno proprio fare e ci battono mille a zero.

Per il resto è ricominciata la vita valenciana più o meno dal punto dal quale l’abbiamo interrotta.

Ho fatto il mio secondo colloquio di lavoro che come il primo è stato a tratti comico e come il primo si è concluso con un “ci sentiamo” che non ha una durata definita, nemmeno per approssimazione. Così come non lascia trapelare nulla di più dell’ultima volta. L’incognita del lavoro, quella su cui tutti continuano a domandarci e non comprendere quello che facciamo sembra non trovare ancora una soluzione. Del resto questo tempo che abbiamo riscoperto qui in questi mesi ci sembra sempre più prezioso e chissa se mai più avremo un’occasione del genere per godercelo. Oggi ho avuto bisogno di stare un po’ fermo a pensare e poi ho buttato giù tutti i post della settimana di un fiato, 3 ore per rifare il punto, per rimettere la testa a valencia e alla fine di ottobre insieme al corpo che è arrivato ieri sera e il ronzio del computer che si è riacceso accanto al letto.

L’inverno avanza e si sente il suo soffio sempre più vicino. A barcellona è giá arrivato e la sera pungeva. Ma è ancora un inverno per sentito dire. Nulla a che fare con la pianura padana che giá a settembre faceva sentire il suo incalzare.

La settimana scorsa siamo stati al mare con un sole da urlo e non ho resistito alla tentazione di fare il bagno con i crucchi: solo pochi minuti nell’acqua giá freddina, mi sa che sará l’ultimo della stagione.

Ci stiamo confrontando molto con molte persone, un po’ perché ci capita spesso di conoscere gente nuova, un po’ perché ne sentiamo un grande bisogno. E ancora non abbiamo trovato un progetto da prendere come esempio di qualcuno che ci ha preceduto. Ci manca un po’ un modello di riferimento perché cercare di stare fuori dal sistema è bello ma anche faticoso e trovare il modo per fare durare questa esperienza non è assolutamente facile. Ci stiamo rompendo la testa parlandone un giorno sì e l’altro pure.

La sensazione è che le risposte stiano arrivando da sé, piano piano, con piccoli segnali che dobbiamo solo lasciare arrivare e saper decifrare.

Insomma imparare a lasciarsi portare dal vento.

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