V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

martes, 2 de febrero de 2010

v como vispera


Primi di febbraio e nuova vigilia di partenza per l’italia: la quarta da quando siamo emigrati. Questo giro arriva dopo un gennaio freddo, ma solo per colpa dei termosifoni che non ci sono, altrimenti non ci saremmo nemmeno accorti di essere nel pieno dell’inverno tanta è stata la luce, i cieli azzurri e le giornate senza cappotto. Qui i valenciani si lamentano del freddo che in tutto sono pochi giorni e spesso solo poche ore in alcune giornate. Mentre recitano il loro lamento fatto di gelo e umiditá insopportabili mi tocca sempre ricordare che a reggio emilia ha nevicato e scoppiano i tubi delle caldaie dal freddo e dalle loro facce intuisco che nemmeno riescono ad immaginare l’inverno.
Siamo appena tornati da madrid e giá ripartiamo. Ormai esperti fruitori di voli a basso costo, di check-in on line e di calcoli per il peso delle valigie e per i tempi della metropolitana per arrivare giusti all’aeroporto. Ieri sera abbiamo volato a bassa quota per mezz’ora e dal finestrino passavano le luci di madrid, di albacete e di valencia. Il viaggio è davvero corto e non vale la pena di prendere l’aereo visto che siamo arrivati a casa comunque devastati. All’andata abbiamo approfittato di un passaggio di arturo, il nostro coinquilino in visita a sua moglie nella capitale. Nelle quasi 4 ore di viaggio abbiamo conosciuto un po’ meglio questo sconosciuto con il quale ci incrociamo ogni tanto a pranzo o in cucina mentre scorrevano a lato queste enormi distese di campi di terra rossa che dividono madrid dal mare. Al tramonto c’era una luce spaziale e abbiamo scoperto che a madrid la puesta del sol è preziosa per una non ben identificata ragione legata alla posizione della cittá.
Madrid è molto capitale: metropoli gigantesca con 5 milioni di abitanti, piena di monumenti imponenti che ti ricordano continuamente che questo è il cuore di spagna. Invasa da turisti a tutte le ore lungo la gran via, plaza mayor, il palacio real e la puerta del sol. Abbiamo camminato per ore attraversando parchi e vie defilate scoprendo scorci di nord europa che proprio non ci aspettavamo, gettandoci nel caos del rastro della domenica mattina dove si vende qualsiasi cosa, pezzi di gomma elastica compresi. Sabato siamo riusciti anche ad entrare gratis a vedere guernica ed è stato bello entrare in un museo per vedere una cosa sola.
Siamo stati ospiti di un ragazzo di soria. Toño: ragazzo sulla quarantina, rasato ma con i basettoni. Fotografo di professione, bassista per passione, creativo con ogni oggetto gli capiti a tiro. La sua casa è un museo del riciclo e del ridare vita alle cose vecchie: si potrebbero passare ore a scrutare tutti i piccoli dettagli di ogni stanza, dalla lampada nel casco per parrucchieri, al tavolino su 4 monitor di computer. Naturalmente la benni è andata in estasi e ha fatto foto in ogni angolo a noi accessibile, compresa la ciambella del water.

Nella casa imperversano 4 gatte padrone di ogni centimetro della casa e quindi anche del divano dove abbiamo dormito. A valencia ci siamo riportati una buona quantitá dei loro peli grigi. Toño ci ha presentato diversi suoi amici con i quali abbiamo sperimentato l’incredibile resistenza baristica degli spagnoli capaci di passarsela a bere cerveza e a fumare cigarillos a oltranza dal primo pomeriggio a notte inoltrata. E senza dare particolari segni di cedimento. L’importante è attenersi al detto: si quieres beber tienes que aprender a mear cioè pisciare. Ricordo ad un certo punto la mia incredulitá nel vedere l’ennesima ronda di birra colante comparire sul bancone.

I classici bar spagnoli sono piuttosto piccoli, rigorosamente pieni di fumo e con un tappeto di cicche di sigarette e bucce di arachidi sul pavimento (altrimenti nessuno ci entra, vuol dire che non è un buon bar). Per lunghi tratti ci è sembrato di rivedere pezzi dei film di almodovar con tutti quei personaggi strani e improbabili.
La comida tipica di madrid è una specie di bollito di ceci e carne di maiale in tutte le forme possibili, rigorosamente da mangiare a pranzo o si muore. In un locale addirittura il proprietario accetta la sfida di riuscire a finire la sua porzione di cocido promettendo il pasto gratis ai temerari: nessuno è mai riuscito nell’impresa. Per questo abbiamo mangiato giapponese e cinese. Quest’ultimo merita una menzione particolare essendo un cinese de verdad ovvero la cucina davvero cinese e non adattata ai gusti europei. Nascosto nel posto più improbabile, nell’ingresso di un parcheggio sotterraneo e con una lunga fila di gente per entrare. Per la prima volta abbiamo visto dei cinesi mangiare in un ristorante cinese mentre la tele trasmetteva il karaoke nazionale.
Poi di nuovo qui. Abbiamo rimesso nell’armadio il cappotto che a madrid ci stava tutto e ripreso con le nostre piccole ruotine. La valigia appena svuotata è giá in mezzo ai piedi pronta per essere riempita di nuovo. Sará un altro viaggio lampo, 6 giorni ad alta intensitá, perché, anche se ci ripromettiamo ogni volta di prenderla con calma, avremo voglia di vedere tante persone.
Siamo pronti allo sbalzo termico: da più 15 a meno 10 e ci prepariamo alle nuove riflessioni che vengono dopo ogni ritorno. A volte sembrano dei rompicapo insolubili, a distanza di tempo si manifestano nella loro inoppugnabile semplicitá.

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2 comentarios:

A las 13 de febrero de 2010, 1:23 , Anonymous Anónimo ha dicho...

Boohoohoo, I wish my Italian was good enough to understand what you write!! :( - Marjo

 
A las 15 de febrero de 2010, 1:15 , Blogger bennina ha dicho...

don't worry, massi's post are only nicer than my mails but the news are the same ;-)

 

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