Granada, impressioni.
per due mattine ci ha svegliati il cielo a nuvoloni compatti, a tratti come gocciolando da un pennino gigante squarci di blu che in pochi minuti si espandono e prendono tutto il cielo fino a piano piano ritirarsi in nuvoloni bianchi, grigi compatti. un giorno di cielo azzurro totale, come un anticipo dell'estate che sara'.

Visitare le sale multidimensionali dell'alhambra, i soffitti a scatole concentriche, le pareti decorate o dipinte minuziosamente con dimensioni, colori, spessori pensati, calcolati e perfetti con un rigore matematico che permette all'occhio di apprezzare, pensare, rilassarsi, al cervello di proiettarsi oltre, come se ogni ambiente fosse un'anticamera della stanza spirituale che l'artista ha immaginato. I colori, i profumi , i suoni dei giardini, tutto arricchito dall'essere entrati con la pioggia e usciti ai giardini con il sole, tutte le piante, le foglie, le gemme e i petali rilucenti di mille e mille prismi arcobaleno.
I locali sono tutti belli, piu' o meno turistici e pacchiani ma curati, colorati, accoglienti, tutti ti fanno venire voglia di entrare e fermarti un po', assaggiare qualcosa, vedere cosa succede (perche' succede sempre qualcosa), unico neo, qui come a valencia e come piu' o meno in tutta spagna il fatto di fumare nei locali chiusi . Tutt'estate non ci si accorge di quanto si fumi finche' non ti tocca farti l'inverno al chiuso e tornare a casa e dover mettere tutti i vestiti da lavare perche' davvero non c'e' altro da fare...
cosi' come lo spettacolo di poesie recitate con accompagnamento jazz e il concorso per cantautori...
in andalucia lo spagnolo e' diverso, la parte finale delle parole si perde in un mormorio o non esiste proprio, come la esse, cavallo di battaglia di qualsiasi spagnolo maccheronico, qui non c'e' piu'. Abituati alle chiacchiere di Ale nel suo spagnolo argentino siamo molto piu' preparati ma in effetti il cambio e' impressionante!
La salita a piedi al sacromonte permette di lasciare la citta' il borghetto e i locali di flamenco spennaturisti per arrivare (sudando un po') al verde dei campi, ai mille fiorellini che danno sfumature alla valle e a poter ammirare oltre l'alhambra e le prime montagne la distesa abbacinante della sierra nevada, dal centro di granada non ci pensi a quanto sia vicina, solo quella sensazione di condizionatore acceso quando soffia un po' il vento te lo ricorda di quando in quando.
Nella discesa e' ancora piu' impressionante il cammino di rientro, attraverso i prati, le grotte piu' o meno sistemate, che poco a poco si convertono in case, in borghetto bianco, in stradine che diventano strade e poi piazze e poi traffico e i suoni che, colonna sonora perfetta, cambiano con l'andare.
Tre giorni e mezzo a granada, sembrano sei per quanta luce c'e' stata, tanta da aspettare il tramonto verso le otto e mezza e alle nove e mezza essere ancora li'. Ad aspettare.
Etiquetas: Viajes
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