V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

martes, 20 de abril de 2010

Al Andalus: granada tirolese


ciao ciao granada. Veloci son passati questi primi 3 giorni in terra andalusa e la nostra prima tappa al sud è giá al tempo dei saluti.

È bella granada, piccola e graziosa con i suoi quartieri di pietra e roccia bianca, i mercati, le teterie e i dolci arabi, il via vai incessante di gente a tutte le ore. La cittá si gira facilmente a piedi e con una passeggiata un po' più lunga si può arrivare sulle colline che chiudono la parte alta.

Come uno specchio si riflettono l'una nell'altra l'alhambra (l'enorme e sfarzosa fortezza araba) e le caverne del sacromonte abitate da gitani, punkabbestia e immigrati. Da un lato e dall'altro del fiume di oro è possibile così vedere la contraddizione di granada, tanto bella e turistica per tante cose, come disumana per altre. Tra la miriade di vetrine che riempiono le strade abbiamo incontrato una quantitá di relitti, mendicanti, disperati come da tempo non ci capitava di vedere.

Tutto il quartiere di albaycin brulica di giovani, per lo più viaggiatori del nord europa e studenti: l'universitá qui fa 80.000 dei 250.000 abitanti totali.

Siamo arrivati alla stazione di granada alle 8 del mattino dopo un viaggio poco riposante, stipati in cabine-letto di 4 persone. Passeggiata infinita senza cartine e con le indicazioni dei passanti alla ricerca del nostro primo ostello. Nell'atmosfera irreale delle prime ore di luce del sabato mattina la cittá appare deserta e il quartiere arabo con tutti i negozi chiusi e radi passanti ricorda come disegno le strade viste a gerusalemme. L'ostello è una casa araba ristrutturata con patio interno e terrazzo con vista sulla sierra nevada, non a caso ancora piena di neve. Invaso da giovani e meno giovani tendenzialmente asiatici o di lingua inglese, in tutto una novantina. Siamo in una stanza da 10 con bagno condiviso ma dei nostri coinquilini avremo notizie solo alle prime luci dell'alba, a parte una silenziosa ragazza giapponese che dormiva sotto il letto della benni.

Il posto è accogliente, c'è una bella cucina dove si può cucinare e questo ha giovato alle nostre scarse finanze. Fare il turista con poco è davvero un'impresa titanica e appare evidente, dopo le 2 settimane da raul in cui il portafogli è rimasto in valigia, che qui per ogni cosa bisogna cacciare la pila, o pasta o pavos come dicono in spagna (plata in argentina). Facciamo un giro della cittá scortati da un ragazzo inglese pazzoide che per due ore fa teatro mixando un inglese velocissimo con un pessimo spagnolo, spiegando la storia di granada e i retroscena demenziali dei vari palazzi, musei, quartieri, monumenti lungo il nostro cammino. Il tempo è quello che è: quest'anno in andalusia ha piovuto come non si vedeva da anni e anche noi ci siamo sorbiti la nostra dose di lluvia attrezzati un po' alla sperindio visto che il poco bagaglio portato con noi prevedeva un'estate più o meno avanzata e non sprazzi di tirolo come abbiamo sperimentato.

L'alhambra è una cittadella imponente, piena di fiori, alberi, fontane e con palazzi abbelliti da infinite decorazioni geometriche e frasi arabe. C'è sempre tanta gente ma ci si disperde bene camminando qua e là.

Il giorno dopo cambiano ostello e la pensione veracruz ci accoglie nella sua versione spartana ma più che sufficiente per 30 euro a notte. I gestori sudamericani sono di poche parole.

La parte bassa della cittá è meno appariscente e magica, più commerciale. Ci sono tante chiese e domenica tra una visita e l'altra ci siamo fatti a spezzoni una messa intera. Dentro le chiese sono molto decorate, quasi troppo, una specie di imitazione mal riuscita della perfezione araba.

Di notte le strade sono animate da concerti e i bar pieni di gente che se la passa bene nell'atmosfera ovattata delle luci soffuse. Abbiamo scoperto un piccolo bar defilato dove, nel festeggiamento del 30ennale, un illusionista molto in gamba si è meritato la standing ovation finale. Tra il pubblico c'è anche paco ibañez, una specie di fabrizio de andrè spagnolo degli anni 70.

trovare una tapa a buon mercato non è facile nonostante granada sia famosa proprio per questo. Così consumiamo i nostro pasti nella birreria di un inglese che fa le tapas calde nelle terrine di coccio, al buffet libre cinogiapponese e al vegetariano take away.

Infine despedida con il concorso per cantautori emergenti sotto la cattedrale con sorpresa finale: un famoso, per la spagna, cantante prende in mano una situazione abbastanza glaciale e la trasforma a forza di tormentoni, chitarra e fisarmonica in una inaspettata festa di balli. Addirittura anche io e la benni ne siamo risultati coinvolti.

Un salto all'alhambra per vedere che effetto fa illuminata di notte e siamo di nuovo qui, alla stazione degli autobus in direzione cordoba.


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