V-Dias

dal 17 giugno 2009 a seguire, Benni e Massi in vacanza ad oltranza.

lunes, 26 de abril de 2010

Al Andalus: cordobesa de los pies a la cabeza



Il viaggio andaluso ci ha portato a cordoba. Da granada l'autobus ci ha scortato attraverso interminabili colline di ulivi, paesini bianchi e ancora ulivi, ulivi, ulivi a non finire.
Sullo sfondo man mano ci allontanavamo da granada risaltava il bianco della neve della sierra nevada.
Cordoba ci accoglie con una temperatura diversa. Qui è giá estate da un mesetto e il sole finalmente picchia. Muniti dell'ormai consunto trolley rosso e dei logori zainetti da scuola media ci incamminiamo in direzione della nostra nuova casa. Da valencia abbiamo contrattato un affitto per un appartamento condiviso con una coppia mista, lei veronese, lui di cordoba.
Siamo nella primissima periferia della cittá, con una passeggiata di 20 minuti siamo sotto la moschea, nel pieno centro preso d'assedio dai turisti. Siamo in regime Sparta, come del resto tutti gli appartamenti da studenti che si rispettino, con mobili spaiati e mezzi rotti, una cucina un po' andante e reperti fossili un po' ovunque. Ma per la cifra basta e avanza. ah, abbiamo anche il letto leopardato!

Vicini alla stazione dei treni e degli autobus, non troppo nel caos turistico e con una tienda araba sotto casa che vende delle pitte spaziali. Ciccio, quando è venuto a trovarci, lo aveva definito il pane mandato dal signore (o da halla! a seconda dei punti di vista).
Visto che abbiamo parecchio tempo davanti a noi, almeno un mesetto buono, ce la siamo presi con comodo. È bello scoprire la cittá poco per volta e anche imparare ad orientarsi ed anche annoiarsi di alcuni luoghi. Nelle prime giornate abbiamo camminato parecchio, per la sola bellezza del centro, della case con i patio seminascosti, i balconi fioriti, gli scorci da paese di mare senza il mare. Vicoli e vicoletti mandano indietro nel tempo, quando cordoba e l'andalusia erano il simbolo della dominazione araba. Cordoba come granada fanno rivalutare tantissimo questa cultura di cui non sappiamo quasi niente.
Questa settimana era in programma una serie di piccoli concerti, musica de las tres culturas, con gruppi in unplugged che hanno presentato stili diversi. In uno scenario suggestivo come quello di una vecchia chiesa ristrutturata ma nella quale sono ancora ben visibili i segni del tempo. abbiamo provato anche la specialitá del posto: il salmorejo, una specie di salsa di pomodoro con aglio e pezzetti di prosciutto. nel bar facevano delle frittate che sembravano dei panettoni.
Alla sera qualche goccia d'acqua ha rinfrescato la situazione ma in generale si sta con le finestre aperte tutto il giorno e anche un po' di notte. La nostra stanza dá su lucernario sul quale si affacciano diversi appartamenti e come una cassa di risonanza si possono ascoltare le chiacchiere dei vicini, le canzoni della radio, gli odori di cibo, lo sbattere delle uova per fare le frittate, i raschi imperterriti di uno che non sta un granchè bene.
Cordoba è piccolina molto a misura d'uomo e i cordobesi appaiono molto simili agli storici abitanti del nostro sud italia, rumorosi, amanti della strada, del mangiare e bere a tutte le ore, del fare festa.
È strano essere qui dopo 10 mesi di valencia. Stare in un appartamento rende la situazione paradossalmente molto familiare mentre siamo completamente sradicati in questo nuovo mondo tutto da conoscere. Abbiamo fatto la tessera della biblioteca e questo ci ha reso un po' più partecipi della comunitá cordobese ma il non avere le biciclette è una bella menomazione. A valencia proprio l'acquisto delle 2 ruote ci avevo reso ufficialmente cittadini valenciani.
Il cuore della cittá è attraversato da un fiume per me molto famoso, il guadalquivir. 25 anni or sono la mia maestra delle elementari aveva deciso di farci imparare a memoria una poesia di machado in cui si parlava di questo fiume che da allora mi è rimasto in testa come un nome prezioso. Ritrovarlo dal vero è stata una bella sensazione. Sul ponte romano che unisce la mezquita con l'altra parte della cittá si vede il fiume scorrere veloce, mentre le coppiette e le scolaresche passeggiano e fanno baccano.
Gli andalusi parlano un castellano un po' più stretto, senza le s e smorzando alcune parole così de nada diventa dena' e jesus diventa ozù. Questa settimana abbiamo conosciuto Auri, un'amica della nostra padrona di casa. Nel solito scambio ormai classico e tutto di un fiato sul da dove vieni: desdeitalianelnorteenunaciudadpequenareggioemiliacercadeboloniaymilan, auri ci ha illuminato dicendo con orgoglio che invece lei è proprio di qui.
Cordobeña?
No cordobesa, de los pies a la cabeza.

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